MILANO Oltre 5 miliardi di tagli alla spesa pubblica. Che se si fosse partiti ad inizio anno sarebbero stati anche di più. «Le cifre massime di risparmio sono di 7 miliardi su base annua se si fosse iniziato a gennaio», ha dichiarato ieri il commissario alla spending review Carlo Cottarelli in audizione al Senato. Se partiamo a maggio «dai 7-8 mesi si arriva a 5 miliardi appunto da maggio in poi». «Prudenzialmente si può contare di sicuro su 3 miliardi poi c’è un margine di incertezza - ha aggiunto - tutto dipende dalle decisioni politiche e da quanto si vuole spingere su certe leve». Questi numeri, ha proseguito, «sono aggiuntivi rispetto alla legge di stabilità». Il capitolo più significativo (10,3 miliardi nel triennio) rimane la voce di acquisti di beni e servizi, altri 6,6 miliardi vengono dai tagli dei trasferimenti alle imprese, sia da parte dello Stato che delle Regioni, alla Difesa viene chiesta una cura dimagrante, con una previsione di 2,6 miliardi di minori spese cui si aggiungono i 2,4 miliardi dati dalla razionalizzazione delle cinque forze di polizia. Allarme statali. 85mila esuberi tra gli statali è «una prima stima di massima che va affinata sulla base delle effettive riforme che dovranno essere chiarite nel 2014», ha detto Cottarelli. Una misura che potrebbe generare un risparmio per le casse statali di 3 miliardi, ma già si annuncia una fortissima battaglia sul tema. Per la Cgil si tratta dell’«ennesimo attacco al sistema pubblico e del welfare». «Abbiamo già dato», è la secca replica dei sindacati. «Non è questa la svolta buona» di Renzi, attacca la Fp-Cgil. Così si fanno solo «danni», dice il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, che chiede di partire da «un assetto istituzionale e amministrativo nuovo». Basta con il pubblico impiego «bancomat» del governo di turno, avverte anche la Uil. Palazzo Chigi precisa che il testo è soltanto una bozza. Nella bozza si fa riferimento a esuberi che «dipendono da piani specifici di riforma, ma la stima preliminare» appunto è «almeno 85.000 unità al 2016» per un «costo corrispondente di circa 3 miliardi». Pensioni. Sulle pensioni quello del dossier presentato da Cottarelli era «uno scenario illustrativo» che può essere «modulato secondo i parametri che si decidono». «Sono scelte politiche, si può anche decidere che non si devono toccare». Cottarelli ha spiegato che per lo scenario sulle pensioni è stato preso a riferimento il reddito procapite italiano calcolato dall’Istat, pari a 26.000 euro. Il contributo previsto dal dossier messo a punto finora sarebbe quindi partito da «pochi euro al mese andando poi a crescere» in base al reddito. Ma insomma tocca a Renzi decidere. Acquisti. Il commissario ha insistito sulla necessità di passare a una maggiore centralizzazione degli acquisti di beni e servizi della Pa, passando dalle attuale 32mila centrali di acquisto a un sistema più snello nel quale alla Consip si affiancano «centrali di acquisto regionali e delle città metropolitane». E ha spiegato che nella Pa, gli acquisti con metodo Consip «costano in media il 25% in meno». Sistema sanitario. «Mi è stato chiesto se il sistema sanitario nazionale è ancora sostenibile. Credo di sì, non è necessario un cambiamento radicale, non c’è da rivedere interamente il sistema», ha detto il commissario alla spending, spiegando che nel suo piano c'è «un’azione di risparmio e di efficientamento servizi». Le differenze a livello regionale spingono «verso la piena attuazione dei costi standard». Tagli alla sicurezza? «Sulle forze di polizia che esistano problemi di sovrapposizione e di coordinamento è abbastanza noto, che esistano margini di risparmio anche. Si sta parlando di piani di miglior coordinamento, compreso l’acquisto di beni e servizi. È un tema molto delicato: non si vuole ridurre il livello di sicurezza, è un’area in cui si parla di sinergie, spendendo di meno», ha detto Cottarelli, che ha aggiunto come esempio: «Non si capisce ad esempio «perché la Guardia di finanza debba avere un reparto antisommossa».