PESCARA «I-o n-o-n p-o-s-s-o g-i-o-c-a-r-e». Nelle parole che Luca, 12 anni, riesce a malapena pronunciare a causa di una malattia congenita, sono racchiuse la delusione, l’impotenza e la rabbia verso un’opera che pecca d’inutilità. Tra pochi mesi la strada parco dovrebbe accogliere il tracciato di Filò. E l’oasi di pace in mezzo a un mare di cemento sarà sottratta alle trentamila persone che vi abitano per diventare una strada di comunicazione a basso impatto ambientale sull’asse nord-sud dove gli unici numeri che conteranno ancora sono quelli dei milioni spesi per renderla tale.
«Io non posso giocare con i miei amici», continua a ripetere Luca mentre percorriamo insieme una parte dell'ex tracciato ferroviario. Per lui è una buona giornata, la terapia sta dando buoni risultati e per un paio d’ore il carrello sostituisce la carrozzina che lo accompagna da sempre. Ama da morire il calcio, Luca, è il Milan la sua squadra del cuore. Il suo sorriso non si spegne nemmeno al ricordo di quel 4-2 inflitto dal Parma appena una settimana fa. Succederà invece non appena proverà a scendere dal marciapiede. Vuole farcela da solo e rischia di ribaltarsi. In questo tratto, di fronte a via Valle d'Aosta, non ci sono scivoli, il marciapiede è alto più di 20 centimetri e la rabbia comincia ad appannare il suo sguardo dolce. «Perché hanno fatto una strada così male, con tanti ostacoli?», domanda ancora Luca. E lui, che ogni giorno prova ad abbattere i muri della propria diversità, di nuove barriere non vuole proprio sentire. Ma sulla strada parco, gli ostacoli sono ovunque. Scivoli pericolosi, con dislivelli azzardati e pendenze tre-quattro volte superiori alla norma. Gradini alti persino 25 centimetri impediscono l’accesso delle carrozzine ai marciapiedi. Pali della luce e del filò insieme a segnali stradali piazzati proprio nel mezzo dei marciapiedi o sulle strisce pedonali. Passaggio ostruito da alberi, banchine e persino da un’edicola. I percorsi per non vedenti sono tutti incompleti, sistemati alla meglio solo nei pressi delle fermate, andai che si spezzano all’improvviso, costringendo chi non ha avuto il dono della vista di sbattere contro le bordature delle aiuole o di finire addosso ai cassonetti per rifiuti. Lungo i 5.750 metri del tracciato che parte da viale Europa a Montesilvano per arrivare in via Muzii, a Pescara, gli ostacoli riscontrati sono 210. In media, uno ogni 27 metri. Un calcolo fatto per l’amore della matematica. In realtà, alcuni tratti, lunghi anche centinaia di metri, non sono affatto accessibili, né ai pedoni né tantomeno ai disabili. Dagli avvallamenti e dalle buche profonde come crateri tra via Pisacane e via Milite Ignoto, al marciapiede largo solo 36 centimetri (con un ulteriore restringimento fino a 26 centimetri) rispetto ai 150 previsti dalla legge, in viale Europa. Oppure la banchina, già troppo stretta, inframmezzata da semafori e lampioni in via Arno. A questi vanno aggiunti i numerosi tratti dove gli ostacoli sono tre, quattro o più. Come accade, per esempio, in via Marinelli, a poche centinaia di metri dalla casa di Luca. Qui, sul pericoloso marciapiede dalla pendenza del 30%, ostacolano il passaggio un semaforo, un segnale stradale e un palo della luce. È uno degli incroci più pericolosi per i diversamente abili e Luca ne è la prova. Vuole salire da solo, una volta, due, dieci, ma non ce la fa. Dall’altro lato della strada blocchi di cemento ostruiscono l’accesso e i ciclisti devono montare sul marciapiede, evitando dapprima un segnale di stop piazzato in mezzo alle strisce pedonali, e provando in seguito a superare un gradino alto 20 centimetri, il tutto senza capotarsi. Una bambina di tre anni cade dalla sua bici rosa, sotto gli occhi dei genitori. Per non dimenticare, poi, che nei pressi delle fermate la pista ciclabile compie delle deviazioni pericolose. Il motivo? Mancava lo spazio e per la realizzazione delle banchine è stata ristretta la pista ciclabile. Una scelta che ha fatto aumentare ancora di più le difficoltà per i più deboli che devono dividere il marciapiede lato monte non solo con gli ostacoli presenti ovunque, ma anche con i ciclisti. Sulla strada parco, le barriere che tolgono dignità non finiscono mai. Stando al parere espresso dal comitato Via lo scorso settembre, le barriere architettoniche dovevano essere demolite, cosa che finora non è accaduta.
«Quando toglieranno tutti gli ostacoli - domanda ancora Luca, costretto ad appartarsi sulla banchina e ad ammirare da lontano i suoi compagni che rincorrono felici un pallone – non voglio più stare a guardare i miei amici che si divertono. Anche io voglio giocare».