La Corte dei conti convoca la Giunta regionale sul bilancio 2012
Intanto uno studio indipendente analizza i consuntivi
Corte dei conti, giunta regionale, regione, bilancio 2012, consiglio regionale
ABRUZZO. “Parifica rendiconto 2012”: è questo l’oggetto della convocazione per il 21 maggio che la Corte dei conti ha inviato nei giorni scorsi al presidente Gianni Chiodi, all’assessore al bilancio Carlo Masci ed ai direttori dei vari settori regionali.
Si tratta di un appuntamento decisivo per la promozione o la bocciatura del bilancio 2012, secondo quelle che sono le competenze della Corte dei conti e che vanno al di la delle polemiche tra maggioranza ed opposizione in Consiglio. Infatti la corposa relazione che accompagna l’invito - e che sarà discussa a più voci - è lo screening accuratissimo, delibera per delibera, determina di spesa per determina di spesa, di tutto quello che è passato nei conti della Regione.
«Ai fini del necessario perfezionamento del contraddittorio – si legge infatti nella nota – si trasmette una bozza della Relazione di accompagnamento e si invitano le SS.LL, ad esporre le proprie osservazioni e consegnare ulteriori memorie» aggiungendo che gli argomenti da discutere e chiarire sono indicati nelle schede riassuntive presenti nella seconda parte della Relazione.
«Si segnalano inoltre le seguenti criticità sulle quali si prega di fornire circostanziate controdeduzioni alle osservazioni contenute nella Relazione».
I punti più importanti da chiarire sono l’utilizzo dell’avanzo presunto in sede di previsioni, la mancata iscrizione in bilancio del disavanzo di amministrazione del precedente esercizio ed il mancato riaccertamento dei residui. Da quello che si capisce sarà un esame “tosto”, di quelli che tolgono il sonno e fanno tremare le vene ed i polsi, perché si tratta di chiarire come sono stati gestiti i fondi regionali almeno negli ultimi due o tre anni.
LO STUDIO INDIPENDENTE CHE ANALIZZA I BILANCI CONSUNTIVI
In realtà la stessa esigenza di capire come la Regione è stata amministrata negli ultimi dieci anni circa, attraverso le giunte Pace, Del Turco e Chiodi, è stata la molla che ha spinto Giuseppe D’Urbano (già direttore a contratto nel Consiglio regionale ed una vita professionale negli enti locali) a studiare i conti consuntivi regionali, naturalmente senza nessuna pretesa di controllo, ma solo con la curiosità del tecnico. E’ nato così uno studio di 93 pagine: «Si tratta di un’analisi sui numeri ufficiali pubblicati dalla Regione, senza una valutazione politica delle tre giunte che si sono succedute – spiega D’Urbano – ho cercato soltanto di evidenziare come si muove la gestione, insomma il trend che si è sviluppato in questi dieci anni circa. Perché il popolo vuol capire – scrivo nella presentazione – se non è aiutato, lo fa da solo».
I RISULTATI DELLO STUDIO: MENO RIMESSE STATALI, PIÙ TASSE
E’ uno studio sorprendente per la sua originalità e per la sua precisione che analizza l’evoluzione della gestione dell’Ente Regione, attraverso la lettura dei conti consuntivi approvati negli anni e che utilizza i disavanzi registrati come spia della gestione reale dei conti.
Ne scaturisce una critica molto precisa al sistema contabile utilizzato – definito autoreferenziale – che andrebbe cambiato per dare un’immagine più reale dello stato di salute della Regione. Perché il dato finale di 454 mln di disavanzo (peraltro in costante aumento dagli iniziali 287 mln del 2005) indica una sofferenza nella gestione che metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa dell’Ente se questo disavanzo dovesse essere pagato cash. Infatti questa cifra, che è la differenza tra quello che si dovrebbe incassare e quello che si dovrebbe pagare, potrebbe addirittura crescere se si pensa che è certo quello che si deve pagare, ma meno sicuro è quello che si deve incassare. I dati più importanti che si leggono in questo studio riguardano senz’altro il boom delle entrate tributarie (cioè quanto la Regione spreme ai suoi cittadini) a fronte di una diminuzione costante delle entrate dallo Stato. Infatti dai 5 miliardi e 87 mln del 2005 si è scesi a 3 miliardi e 908 mln di entrate totali, con un picco di 5,6 miliardi nel 2008. In corrispondenza si nota l’aumento delle entrate tributarie regionali da 1.5 miliardi a 2,7 miliardi, con un aumento dell’81% della tassazione regionale che è pari alla diminuzione delle entrate statali: queste passano infatti dal + 33% del 2007 al meno 81% del 2012.
Allora il giudizio complessivo che si ricava nello studio di D’Urbano potrebbe essere che si rendono necessarie una rivisitazione del sistema contabile, una ripulitura dei residui passivi antichi che si trascinano per giustificare le spese di oggi ed un’approvazione per tempo dei consuntivi che invece sono arrivati sempre in ritardo. Come lamentano i Revisori dei conti, i cui consigli – per esempio: accantonamenti graduali per ridurre il disavanzo – arrivano sempre in ritardo e perciò sono inutili. Ed ora si aspetta cosa dirà la Corte dei conti.
Sebastiano Calella
ABRUZZO. “Parifica rendiconto 2012”: è questo l’oggetto della convocazione per il 21 maggio che la Corte dei conti ha inviato nei giorni scorsi al presidente Gianni Chiodi, all’assessore al bilancio Carlo Masci ed ai direttori dei vari settori regionali.
Si tratta di un appuntamento decisivo per la promozione o la bocciatura del bilancio 2012, secondo quelle che sono le competenze della Corte dei conti e che vanno al di la delle polemiche tra maggioranza ed opposizione in Consiglio. Infatti la corposa relazione che accompagna l’invito - e che sarà discussa a più voci - è lo screening accuratissimo, delibera per delibera, determina di spesa per determina di spesa, di tutto quello che è passato nei conti della Regione. «Ai fini del necessario perfezionamento del contraddittorio – si legge infatti nella nota – si trasmette una bozza della Relazione di accompagnamento e si invitano le SS.LL, ad esporre le proprie osservazioni e consegnare ulteriori memorie» aggiungendo che gli argomenti da discutere e chiarire sono indicati nelle schede riassuntive presenti nella seconda parte della Relazione. «Si segnalano inoltre le seguenti criticità sulle quali si prega di fornire circostanziate controdeduzioni alle osservazioni contenute nella Relazione». I punti più importanti da chiarire sono l’utilizzo dell’avanzo presunto in sede di previsioni, la mancata iscrizione in bilancio del disavanzo di amministrazione del precedente esercizio ed il mancato riaccertamento dei residui. Da quello che si capisce sarà un esame “tosto”, di quelli che tolgono il sonno e fanno tremare le vene ed i polsi, perché si tratta di chiarire come sono stati gestiti i fondi regionali almeno negli ultimi due o tre anni.
LO STUDIO INDIPENDENTE CHE ANALIZZA I BILANCI CONSUNTIVI
In realtà la stessa esigenza di capire come la Regione è stata amministrata negli ultimi dieci anni circa, attraverso le giunte Pace, Del Turco e Chiodi, è stata la molla che ha spinto Giuseppe D’Urbano (già direttore a contratto nel Consiglio regionale ed una vita professionale negli enti locali) a studiare i conti consuntivi regionali, naturalmente senza nessuna pretesa di controllo, ma solo con la curiosità del tecnico. E’ nato così uno studio di 93 pagine: «Si tratta di un’analisi sui numeri ufficiali pubblicati dalla Regione, senza una valutazione politica delle tre giunte che si sono succedute – spiega D’Urbano – ho cercato soltanto di evidenziare come si muove la gestione, insomma il trend che si è sviluppato in questi dieci anni circa. Perché il popolo vuol capire – scrivo nella presentazione – se non è aiutato, lo fa da solo».
I RISULTATI DELLO STUDIO: MENO RIMESSE STATALI, PIÙ TASSE
E’ uno studio sorprendente per la sua originalità e per la sua precisione che analizza l’evoluzione della gestione dell’Ente Regione, attraverso la lettura dei conti consuntivi approvati negli anni e che utilizza i disavanzi registrati come spia della gestione reale dei conti. Ne scaturisce una critica molto precisa al sistema contabile utilizzato – definito autoreferenziale – che andrebbe cambiato per dare un’immagine più reale dello stato di salute della Regione. Perché il dato finale di 454 mln di disavanzo (peraltro in costante aumento dagli iniziali 287 mln del 2005) indica una sofferenza nella gestione che metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa dell’Ente se questo disavanzo dovesse essere pagato cash. Infatti questa cifra, che è la differenza tra quello che si dovrebbe incassare e quello che si dovrebbe pagare, potrebbe addirittura crescere se si pensa che è certo quello che si deve pagare, ma meno sicuro è quello che si deve incassare. I dati più importanti che si leggono in questo studio riguardano senz’altro il boom delle entrate tributarie (cioè quanto la Regione spreme ai suoi cittadini) a fronte di una diminuzione costante delle entrate dallo Stato. Infatti dai 5 miliardi e 87 mln del 2005 si è scesi a 3 miliardi e 908 mln di entrate totali, con un picco di 5,6 miliardi nel 2008. In corrispondenza si nota l’aumento delle entrate tributarie regionali da 1.5 miliardi a 2,7 miliardi, con un aumento dell’81% della tassazione regionale che è pari alla diminuzione delle entrate statali: queste passano infatti dal + 33% del 2007 al meno 81% del 2012. Allora il giudizio complessivo che si ricava nello studio di D’Urbano potrebbe essere che si rendono necessarie una rivisitazione del sistema contabile, una ripulitura dei residui passivi antichi che si trascinano per giustificare le spese di oggi ed un’approvazione per tempo dei consuntivi che invece sono arrivati sempre in ritardo. Come lamentano i Revisori dei conti, i cui consigli – per esempio: accantonamenti graduali per ridurre il disavanzo – arrivano sempre in ritardo e perciò sono inutili. Ed ora si aspetta cosa dirà la Corte dei conti.