ROMA Un taglio secco alle società che non forniscono servizi essenziali ai cittadini e incentivi all'aggregazione per chi opera nel settore del trasporto pubblico e dei rifiuti. Con l'obiettivo di ridurre di 2 mila unità, già entro la fine del 2014, le 8mila società partecipate dallo Stato. «E' il momento di accelerare» sussurra una fonte che sta lavorando al dossier confermando che nel giro di mille giorni, operando su queste due linee di indirizzo, il governo punta a mantenere in servizio non più di mille società. Con un risparmio, ad operazione completata, di 2-3 miliardi di euro. L'analisi impietosa del commissario Cottarelli sul panorama delle partecipate italiane (il 25%, dati del 2012 alla mano, risulta in perdita rispetto agli investimenti) ha dato un ulteriore impulso alla riforma. E già nel decreto Sblocca Italia di domani potrebbero trovare posto i primi elementi, che saranno poi irrobustiti nella legge di Stabilità che sarà messa a punto per metà ottobre.
NEL MIRINO
A pagare il prezzo del cambiamento voluto dal governo saranno soprattutto le micro e piccole società. Vale a dire quelle che, sulla base della ricognizione degli uomini della spending review, appaiono più inclini a finire l'anno con i bilanci in rosso. Si studiano tagli mirati per quelle con meno di 6 addetti (sono circa 3 mila) e nel mirino finiranno quelle (si tratta di 1.300 realtà) con un fatturato inferiore a 100 mila euro. Scelta civica, che nella maggioranza è la componente che più si batte per un disboscamento, propone il divieto per qualsiasi soggetto pubblico di mantenere partecipazioni in società non quotate nelle quali la presenza complessiva delle amministrazioni sia inferiore al 10%. L'ipotesi è al vaglio del ministero del Tesoro che potrebbe elevare questa soglia fino al 15-20%. Il governo farà calare la sua mannaia anche sui Cda. Le carte parlano di 37 mila posti («poltronifici che costringono i cittadini a pagare costi eccessivi per i servizi» li ha definiti ieri da Ncd Gaetano Quagliariello), un numero che viene giudicato inconcepibile. Quindicimila di questi, tra l’altro, si riferiscono a società nelle quali ci sono più consiglieri che addetti. In pratica, più ufficiali che soldati in servizio ad aziende che più che altro sembrano parodie del celebre "esercito di franceschiello". Si studiano forti riduzioni. E per le società in perdita? Palazzo Chigi sta pensando di imporre ai comuni, in particolare quelli più piccoli, la sostituzione dei Cda ritenuti responsabili del dissesto.
LE AGGREGAZIONI
Ovviamente, avverte chi sta preparando l'operazione, la mietitura riguarderà le società che non emettono servizi essenziali. Una linea di azione che, tra rientra tra i suggerimenti arrivati da Cottarelli nel suo dossier sulle partecipate locali. Sul versante delle fusioni, il processo dovrebbe essere aiutato da alcune norme che le agevolino con degli incentivi. Inoltre - viene riferito - dovrebbe trovare spazio una norma che spinge «molto fortemente sulla quotazione delle imprese dei trasporti e dell'igiene urbana». In arrivo anche norme che sposterebbero il settore rifiuti in capo all'Authority per l'energia, per la depurazione così da evitare le sanzioni Ue, per mettere in moto le risorse già disponibili per il dissesto idrogeologico, e per velocizzare le conferenze dei servizi e facilitare gli investimenti in questi ambiti.