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Pescara, 15/05/2025
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Data: 02/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
D’Amico: sul Cirsu non ho colpe. Dalla crisi al piano di risanamento, l’ex presidente ricostruisce la storia: «Tornati a sei anni fa»

TERAMO Operazione verità di Luciano D’Amico sull’affaire Cirsu. L’ex presidente rompe il silenzio e davanti alla stampa e agli ex lavoratori Sogesa dà la sua versione dei fatti sul maxi-debito da 2 milioni e 250mila euro accumulato dal consorzio di rifiuti nei confronti della Deco e non pagato entro i tempi stabiliti, cioè fine luglio. Buco per il quale l’attuale responsabile Angelo Di Matteo ha presentato in tribunale un atto di autotutela che chiama in causa le gestioni, tra il 2007 e il 2010, degli ex presidenti D’Amico e Lunella Cerquoni. LA RICOSTRUZIONE. La ricostruzione dell’attuale rettore dell’università di Teramo e neopresidente Arpa, parte da lontano, dalla nascita, nel 2000, di Sogesa, braccio operativo del Cirsu (51% della proprietà, il restante 49 al privato Aia spa) e di Cirsu patrimonio nel 2004 con la scelta, attacca subito l’ex presidente, «di gonfiare per 3 milioni i patrimoni del consorzio». L’eredità quando D’Amico s’alterna con la Cerquoni alla guida Cirsu (tra il 2008 e il 2009) è pesante: il 2007 si è chiuso con un fatturato di 7 milioni ma 5 di perdite per Sogesa. Scatta il salvataggio con un piano che punta sulla ricapitalizzazione da 2 milioni e 500mila euro e l’ingresso del socio privato. «Le azioni furono fatte pagare ad Aia 10 volte il valore», prosegue, «l’intento era salvare Sogesa e con lei Cirsu e Cirsu Patrimonio». Dalla crisi si passa al risanamento, che si traduce in un aumento di fatturato, 17 milioni ancora nel 2010, e una redditività netta in positivo nel 2009. RAPPORTO IN PROCURA. Sono gli anni dell’emergenza rifiuti per la Provincia, il piano «D’Amico-Cerquoni» prevede investimenti (1 milione 200mila euro nel 2008) in impiantistica e aumento delle volumetrie (55mila metri quadri in più tra 2008 e 2009). Cambia però gestione e a giugno 2012 arriva l’accordo transattivo con cui il Cirsu decide di riacquisire le azioni del socio privato di Sogesa pagandole 2 milioni e 500mila euro: «Nei cda di Cirsu e Sogesa c’erano le stesse persone», attacca ancora D’Amico, «e quindi suona molto strano che la prima decida di riprendersi le azioni della seconda e poi di chiederne il fallimento». È, insomma, il punto di non ritorno secondo l’ex presidente: «Il Cirsu oggi è tornato a sei anni fa, ma non è accettabile che qualcuno addebiti a me, alla Cerquoni e a Romagnoli (presidente Cirsu nel 2010, ndr) questa situazione». Il 16 settembre in tribunale c’è una nuova udienza sul fallimento Cirsu, intanto sulla vicenda che li vede coinvolti D’Amico e la Cerquoni hanno già fatto depositare in procura una relazione con la loro ricostruzione dei fatti. EX SOGESA SENZA CASSA IN DEROGA. L’altra faccia della medaglia è invece quella degli ex dipendenti Sogesa. Una decina quelli che ieri hanno partecipato alla conferenza stampa di D’Amico per «strappare» informazioni sul loro futuro. Futuro che appare sempre più incerto: da ieri la cassa in deroga è scaduta per una trentina di loro. Alle porte, però, non ci sono paracaduti visto che, di fatto, i lavoratori non sono stati licenziati. Intanto, domani mattina si terrà una conferenza stampa di risposta a D’Amico

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