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Data: 02/09/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Persi 36mila posti di lavoro, Dato peggiore in tutta Italia

Abruzzo fanalino di coda per l’occupazione. Nel primo semestre del 2014 sono stati persi 36.410 posti di lavoro. In valore percentuale, la regione ha subito un decremento del 7,3%, il risultato peggiore in Italia. A rilevarlo è Aldo Ronci nell'ultimo rapporto elaborato per conto della Cna su dati Istat. I servizi e l' industria registrano flessioni molto consistenti: la prima addirittura di 25.088 unità, la seconda di 9.933. Il commercio, gli alberghi e i ristoranti segnano una riduzione più modesta, di 2.855 unità,mentre l'agricoltura e le costruzioni ottengono un incremento, rispettivamente di 1.215 e 251 unità. Considerata sul finire del secolo scorso la più progredita del Mezzogiorno, la regione Abruzzo è entrata in crisi negli anni 2000, anche per effetto della cessazione degli aiuti straordinari. La sua economia si trova in piena recessione, cresce meno del resto del Paese e non è più la «locomotiva» del Mezzogiorno. Secondo Ronci il rallentamento della crescita economica abruzzese dimostra che ci troviamo di fronte a una crisi strutturale e che l'imprenditoria regionale non ha saputo reagire al passaggio da «economia assistita» a «economia di mercato». La foto impietosa dell'occupazione in Abruzzo nel I semestre 2014 è la seguente: 36.000 occupati in meno con un decremento del 7,3% a fronte di un incremento nazionale dello 02%; 10.000 dipendenti in meno nell'industria; 25.000 dipendenti in meno nei servizi. La pesantissima flessione di 36.000 occupati, che posiziona l'Abruzzo all'ultimo posto della graduatoria nazionale, associata all'altro dato sul Pil, pubblicato dalla Svimez, che assegna all'Abruzzo per il 2014 una previsione di decrescita dello 0,4% contro una crescita a livello nazionale dello 0.6%, rappresenta un campanello d'allarme.

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