ROMA «Ha un senso impiccarsi a una data? Sì, perché ti autocostringe e perché ciascuno deve rendere conto di ciò che fa. Mettere una data precisa ci ha consentito di superare tante resistenze in questi mesi». La risposta a chi accusa Matteo Renzi di essere affetto da “annuncite” arriva dalla sala stampa di Palazzo Chigi, dove il premier presenta il sito dedicato al programma di riforme dei “Millegiorni” (Passodopopasso.italia.it.) difende il lavoro fatto fino ad oggi e risponde alle critiche sui troppi annunci. «Il governo apre un sito per comunicare ai cittadini l’avanzamento delle riforme avviate e consentire a chiunque di partecipare e anche di criticare» spiega il presidente del Consiglio, che si presenta in conferenza stampa insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che avranno il compito di aggiornare sul sito il numero dei decreti attuativi e la spesa complessiva dei fondi europei. «È la partenza di un countdown al termine del quale, maggio 2017, saremo giudicati» spiega Renzi che in mattinata aveva twittato «cambieremo l’Italia senza guardare in faccia a nessuno». Il nuovo sito sarà un “diario di bordo del governo” che terrà conto degli elementi nuovi che verranno dall’attività parlamentare, dalle scelte dei ministri, dal dibattito con i cittadini. «Domani (oggi n.d.r.) vedrete tutte le iniziative sull’agricoltura collegate all’Expo e all’export, mercoledì il sito conterrà il percorso della riforma sulla scuola». Il governo, insomma, vuole riuscire a dare una visione più completa di quello che fa. «È come se ci fosse un puzzle la cui cornice per noi è chiara e i cui pezzi giorno dopo giorno saranno inseriti. Ci sarà uno spazio di azione per i cittadini, chiunque potrà partecipare, coinvolgersi, criticarci» taglia corto Renzi, che ironizza sulla luna di miele finita con i cittadini: «Lo dicevano anche prima delle elezioni europee...». Sui “Millegiorni”, che rappresentano un programma di legislatura, ci sarà un voto del Parlamento? Il ministro Boschi fa sapere che entro settembre ci sarà la presentazione ufficiale alle Camere ma esclude che possa esserci un voto di fiducia. Quanto all’attualità, Renzi esclude un rimpasto in tempi brevissimi e fa sapere che della sostituzione di Federica Mogherini si parlerà alla fine di ottobre. «Non c’è nessuna discussione sul rimpasto» sibila il premier, che non sembra affatto intenzionato a cambiare la squadra di governo, almeno per ora, e ironizza sulle indiscrezioni apparse in questi giorni su alcuni giornali: «I virgolettati vanno benissimo pur non essendo virgolettati che mi appartengono...». Quanto all’articolo 18, il premier liquida la questione come semplice «dibattito estivo», spiega che l’80% di 40mila casi si è risolto con un accordo e ricorda che a perdere la causa sono solo pochi lavoratori. «Stiamo discutendo di una cosa importantissima che riguarda 3mila persone l’anno...» spiega Renzi, che difende il bonus di 80 euro in busta paga e ribadisce che è stato «giusto» destinarlo ai lavoratori a basso reddito: «Nessun ripensamento sugli 80 euro. Saranno confermati. Anzi, cercheremo di allargare la platea». E il jobs act? Nessun timore per il governo. Renzi è convinto che sul “contratto a tutele crescenti” in Parlamento ci sarà «un’ampia maggioranza» e assicura che alla fine dei mille giorni il diritto del lavoro sarà totalmente trasformato: «L’Italia sarà un paese semplice in cui investire». Dopo aver ricordato che i decreti attuativi ereditati dai precedenti governi erano 889 e oggi sono 528, il premier torna a parlare di lavoro e chiede di smetterla di parlare male della Germania: «Sul lavoro la Germania è un nostro modello, non un nostro nemico». In mille giorni si potrà cambiare il Paese? Renzi non ha dubbi: «Magari ci diranno che siamo troppo ambiziosi o troppo arroganti ma il paese riusciremo a cambiarlo davvero». Il governo, insomma, tira dritto ma non convince M5S, Sel, Forza Italia. Giovanni Toti parla di provvedimenti «fiacchi» mentre Berlusconi, che ufficialmente non dice una parola, con i suoi fedelissimi si lascia andare a qualche perplessità ed esprime un giudizio che resta in stand by in attesa che si passi a discutere «di fatti». Le critiche più pesanti, anche questa volta, arrivano dal Movimento 5 Stelle: «Il governo parla di fantomatiche agende da qui a mille giorni per provvedimenti che non riuscirà a fare. Passodopopasso, diremmo noi, ci sta portando nel baratro».