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Data: 02/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Rilancio del jobs act. Statuto dei lavoratori «da riscrivere» Il premier: «L’articolo 18? Riguarda 3mila persone...»

Mercato del lavoro: modello tedesco e tutele crescenti

ROMA La Germania è il suo modello e l’articolo 18 non sarà un problema perché lo stesso Statuto dei lavoratori andrà profondamente cambiato. Il premier Matteo Renzi annuncia di volerlo «riscrivere» perché sul lavoro si deve cambiare tutto, promettendo al termine dei mille giorni, una nuova disciplina normativa e legislativa. Mentre il dl voluto dal ministro Poletti - il jobs act - è in discussione al Senato (e la Cgil denuncia che farà aumentare soltanto la precarietà), di fronte a dati sull’occupazione drammatici, Renzi rilancia una riforma del mercato del lavoro per «renderlo come quello tedesco» che «non è il nemico». Dice il premier che la riforma chiavi in mano cambierà «gli ammortizzatori sociali, il che vuol dire guardare la luna anziché il dito». Lo strumento sarà probabilmente il nuovo «contratto a tutele crescenti, strumento sui cui credo ci possa essere un’ampia maggioranza in ambito parlamentare». A galla torna sempre l’articolo 18 dello Statuto dei lavorartori che il Ncd vuole abolire (lo ha fatto ancora ieri l’ex ministro Sacconi), pur essendo stato già ampiamente depotenziato dall’ex ministro Fornero. Quel che resta, tutela ancora i lavoratori dal licenziamento senza gusta causa. Ma per altri tipi di licenziamento economico, la stragrande maggioranza, prevede un indennizzo e non il reintegro. Per Renzi «il problema non è l’articolo 18 non lo è mai stato e non lo sarà» perché «riguarda 3.000 persone in Italia ma è caratterizzato da anni e anni come l’unico problema delle tematiche giuslavoristiche». Per l’articolo 18 si prepara una nuova limatura all’interno di quel contratto a «tutele crescenti» di cui si parla da tempo. Ieri Renzi non è entrato nel dettaglio ma dovrebbe scegliere tra opzioni da tempo presenti nel dibattito come mediazione tra varie proposte elaborate nel tempo (Boeri-Garibaldi, Ichino, Damiano). Per tutele crescenti si intende l’assunzione di un lavoratore senza la copertura dell’articolo 18 per un certo numero di anni (almeno tre) dopo il quale, se non è stato espulso prima dal lavoro, dovrebbe essere assunto a tempo indeterminato con tutele piene. Molte delle proposte in campo sono diverse o contrapposte tra loro e nello stesso Pd convivono posizioni contrastanti. Al contratto unico si aggiungerebbero misure per contratti di inserimento aziendali e contratti unici e norme per l’apprendistato. Una materia ancora in fase di elaborazione che prevede anche tutele per le donne in maternità. La Germania, il cui moello Renzi vuole seguire, ha rilanciato il suo welfare attraverso sussidi di disoccupazione universali, estesi cioè a tutti, purchè si dimostri di essere in ricerca attiva di lavoro: i disoccupati vengono sollecitati con proposte di lavoro che, se non accettate, decurtano progressivamente l’indennità. Renzi comunque ostenta ottimismo. «Se mi avessero detto che avremmo impostato la riforma del lavoro portando a casa un dl che ha portato dei risultati verificabili, immediati, con un aumento dell’occupazione da febbraio a oggi, il decreto Poletti è stato fatto e c’è». Ora auspica di «poter approvare il ddl delega sul lavoro il prima possibile, ragionevolmente entro l’anno». L’ex ministro Sacconi spiega invece che cancellare l’articolo 18 porterebbe maggiore occupazione e rilancia l’equazione “più licenziamenti uguale più assunzioni”. Eppure in Italia dal 2007 a oggi il tasso di disoccupazione è aumentato dal 6,1% al 12,2% con una ondata di chiusure di aziende, licenziamenti e Cig senza precedenti.

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