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Data: 03/09/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Ricostruzione e nuova legge «Il problema restano i fondi». Le reazioni di imprenditori e sindacati su quanto il governo sta preparando

L'AQUILA C’è chi accoglie con palese entusiasmo la bozza del nuovo disegno di legge per la ricostruzione, pur nella consapevolezza che i tempi per l’approvazione definitiva del testo potrebbero essere lunghi. Chi, invece, frena e invita il governo a convocare enti e associazioni di categoria per «limare» alcuni passaggi, che risultano pochi chiari o scarsamente esaustivi. Di certo, i paletti imposti dalla tanto attesa normativa forniranno regole certe per l’affidamento degli appalti privati e limiteranno di molto il potere della Curia sulla gestione dell’enorme patrimonio ecclesiastico. Ma sono tante le sfumature e le interpretazioni al testo che, secondo l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, «fornirà una soluzione definitiva alle difficoltà incontrate finora dalla ricostruzione privata. Il cambiamento introdotto con l’obbligo di valutare almeno cinque ditte prima di affidare i lavori è fondamentale», dichiara Di Stefano. «La scelta verterà su elementi tecnici fondamentali per la qualità della ricostruzione. Altro passaggio obbligato, l’iscrizione delle ditte al Soa, che serve come garanzia di controllo sulla stabilità e l’affidabilità delle aziende. Con il nuovo testo di legge si evitano, inoltre, cessioni contrattuali che possono danneggiare i proprietari degli immobili». Le direttive della legge saranno valutate, in dettaglio, nel consiglio dell’Ance che il presidente Gianni Frattale ha convocato per domani: «Va chiarito che buona parte delle imprese aveva già aderito alla white list, al tempo della legge Barca, pur non essendo tale passaggio obbligatorio», fa notare Frattale. «La nuova norma in approvazione regolamenta l’intero sistema e pone un freno all’emanazione di decreti e ordinanze che hanno prodotto, nel tempo, un’infinità di direttive, ingenerando confusione anche tra gli addetti ai lavori. Ma qualcosa da affinare ancora c’è». Dagli appalti privati alla graduatoria delle ditte, dal nuovo ruolo degli amministratori che avranno un incarico di «pubblico servizio», con relative responsabilità penali, fino alla soglia del 30 per cento per il subappalto e al ridimensionamento del ruolo della Curia nella ricostruzione dei beni ecclesiastici, c’è ancora molto da lavorare. Ne è convinto Ezio Rainaldi, delegato di Confindustria alla ricostruzione: «Dobbiamo capire se al centro dell’attenzione ci sono le imprese e i cittadini che devono rientrare nelle abitazioni o la gestione e il controllo del sistema. Tutto ciò che si è fatto finora lo ha deciso il privato, a prescindere dalle regole. La nuova legge cambierà molti di questi aspetti, ma il rischio è che i tempi siano troppo lunghi e che si crei una disparità di trattamento tra le opere appaltate finora e quelle ancora da eseguire. Inoltre mancano riferimenti sul ruolo dei tecnici», dice Rainaldi, che auspica «un confronto con le associazioni di categoria, prima della stesura definitiva del testo». «Alcune misure, tra quelle annunciate, sono positive e ricalcano quanto auspicato dalle organizzazioni sindacali», è il commento di Umberto Trasatti, segretario provinciale Cgil, «dalla white list alla scelta delle cinque ditte. L’altra partita si gioca sulla corretta applicazione delle norme già esistenti e sui controlli per la sicurezza nei cantieri». Apprezzabile, secondo Paolo Sangermano, segretario provinciale Cisl, «lo sforzo che si sta compiendo per dotare L’Aquila di una legge sulla ricostruzione. Ma ancora non è chiaro quale sarà il flusso delle risorse e in che modo evitare che le aziende e i lavoratori vadano in sofferenza per carenza di fondi».

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