MONTESILVANO Polemiche a Montesilvano come a Pescara in merito alle assunzioni dello staff del sindaco. Francesco Maragno è stato attaccato con insistenza dall’ex sindaco Attilio Di Mattia per aver scelto - ed anche il centrosinistra gliel'ha rinfacciato - fra i nuovi assunti persone a lui vicine. Rivelando doti da “veggente”, a luglio Di Mattia aveva messo per iscritto i nomi di chi avrebbe fatto parte dello staff del sindaco, a dispetto del bando pubblico. A distanza di circa un mese, ha avuto ragione: la scelta è caduta su Pace. Farchione, Geraci e Di Giovanni. Maragno si ritrova nella bufera com’era successo di recente al collega pescarese Alessandrini, con centrodestra e centrosinistra impegnati nel solito gioco delle parti di accusa e difesa. «Sono stati nominati - stigmatizza il consigliere Manuel Anelli (5 stelle) - i soliti noti, come d'altronde aveva fatto Di Mattia, che avrebbe perciò potuto evitare la polemica». Pesante il commento di Sergio Sergi di Sel sull’operato di Maragno: «La pubblicazione sull’albo pretorio dei decreti di nomina dello staff ha dissipato qualsiasi tipo di incertezza sull’avviso pubblico indetto più di un mese fa dal sindaco Maragno. Si è trattato di una vera farsa, anche perchè i 4 nominati avevano occupato le poltrone in anticipo».
«Quello di Maragno è stato un bando pro forma - commenta il veggente Di Mattia - in quanto già un mese prima si conoscevano i nomi. Un bando che insulta l'intelligenza dei cittadini e prende a calci il concetto di meritocrazia di cui vuol farsi paladina questa amministrazione». Accuse che il sindaco respinge al mittente. «Basterebbe leggere con attenzione l'avviso pubblico - chiarisce Maragno - per comprendere che la selezione dello staff è di assoluta discrezione del sindaco, con scelta intuitu personae». Giusto, ma perché ricorrere al bando? è la domanda che rimbalza da Pescara a Montesilvano.
Maragno si riscatta parlando di costi: lo staff di Di Mattia si avvaleva di 7 persone, il suo di 5. Lo staff del primo navigava sull’ordine dei 149.462 euro, quello del secondo costa solo 77.722. E c'era la spesa per il capo di gabinetto pari a 95.195, che Maragno ha evitato. Dunque, le spese di Di Mattia ammontavano a 244.657, quelle di Maragno a 77.722 euro. Il sindaco conclude con una frecciata: «Di Mattia risponda piuttosto della situazione debitoria dell’Ente, tanto grave da far rischiare la paralisi».