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Pescara, 15/05/2025
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Data: 22/09/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Roma, autista aggredita da 40 immigrati, La rivolta dei residenti. Sabato notte un gruppo di extracomunitari ubriachi ha assaltato il mezzo condotto da una trentatreenne: «Temevo mi violentassero»

ROMA Rabbia e follia in una storia fatta di violenza, vendette e insofferenza consumate a Corcolle, un quadrante all’estrema periferia est. Sabato un bus condotto da una giovane autista dell’Atac viene preso d’assalto da una quarantina di immigrati ubriachi. «Avevo paura che mi violentassero» racconterà Elisa Di Bianco, 33 anni. Ieri pomeriggio, la vendetta. Una vera e propria caccia all’immigrato innescata da qualche balordo dopo che nel quartiere sono cominciate a girare voci su un’altra presunta aggressione a un’altra conducente, della linea 508, da parte di alcuni africani. «Abbiamo preso quattro stranieri», grida qualcuno tra le strade del quartiere chiamando a raccolta altre persone. Un gruppo di aggressori, intanto, ha fermato i bus, le linee 042 (quella guidata da Elisa) e la 508. Gli immigrati vengono fatti scendere, insultati e aggrediti. Si parla di almeno tre feriti (anche se molti stranieri dopo le botte sono fuggiti), tutto questo in un quartiere dove due settimane fa sono arrivati un centinaio di rifugiati politici in cerca di un futuro migliore.
«LE RONDE»
Almeno duecento le persone che ieri poco dopo le 19 hanno bloccato via Polense, la strada che attraversa il paese, la stessa via dove Elisa ha vissuto attimi di panico il giorno prima. «Ero terrorizzata» racconta la giovane autista che ha provato a fuggire, ma è stata bloccata due volte nel giro di pochi metri: lanci di bottiglie e sassi, un finestrino in frantumi e la minaccia «apri o t’ammazziamo». Elisa, originaria di Olevano Romano, alla fine è riuscita a fuggire, ma ieri ha passato la giornata all’ospedale di Subiaco.
Il sindaco Ignazio Marino ha espresso solidarietà all’autista, i sindacati hanno chiesto maggiore sicurezza.
Intanto a Corcolle esplodeva la violenza, mentre i residenti manifestavano contro il nuovo centro di accoglienza per rifugiati politici aperto due settimana fa in via Novafeltria. I picchiatori hanno iniziato a bloccare i bus in transito. Hanno fermato gli autisti dell’Atac che percorrevano via Fermignano, via Polense e poi via Prenestina, che scandiscono il percorso delle linee di trasporto pubblico, ed è scattata la violenza. «Scendi!» hanno intimato agli immigrati e poi giù, calci e pugni. Un vero e proprio pestaggio a sfondo razziale. C’è anche chi dice che l’aggressione sia scattata quando i bus con a bordo i migranti hanno incrociato la protesta dei residenti: sono volati insulti tra manifestanti e stranieri, poi alcuni hanno aggredito gli immigrati. Sul posto sono subito arrivati le volanti della polizia, il reparto prevenzione crimine e i carabinieri, che hanno cercato di sedare la protesta violenta, mentre quella più civile dei residenti sfilava per le strade. «Non siamo razzisti - dice Roberto Ignagni del comitato di quartiere I giardini di Corcolle - manifestiamo perché siamo stanchi di avere paura: due settimane fa hanno ospitato un centinaio di profughi in una struttura in via Novafeltria, vorremmo solo più sicurezza e non avere il timore di mandare i nostri figli a scuola sui bus».
LE VIOLENZE
La manifestazione e le violenze sono durate fino a tarda sera, quando le forze dell’ordine, arrivate in massa, hanno completato il presidio del territorio. «Siamo stanchi del degrado», «vogliamo più sicurezza» le frasi ricorrenti dei manifestanti. La zona teatro delle aggressioni di ieri fa parte del VI municipio che ospita già 15 centri di accoglienza. A fine luglio a Torre Angela era esplosa la psicosi con presidi e manifestazioni dei cittadini: girava voce che dovessero arrivare 3.000 migranti in un ex centro commerciale. «La gente è esasperata, siamo il territorio a Roma che ospita più rifugiati», ha ribadito in serata Marco Scipioni, presidente del VI Municipio, accusando il prefetto, Giuseppe Pecoraro, di «non aver comunicato l’arrivo di altri migranti». Il livello di tensione sociale, ribadisce, è ormai al massimo, con il rischio concreto di una nuova escalation di violenza.

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