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Data: 11/10/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Grandi rischi, chiesta la conferma della pena Il Pg: «Hanno fatto rimanere la gente a casa»

«La condotta degli imputati ha influenzato le decisioni di quanti dovevano scegliere se rimanere in casa o uscire dopo le scosse di terremoto». Per questo ieri, dopo due circa di requisitoria, nella prima udienza d’Appello, il procuratore generale Romolo Como ha chiesto per i sette scienziati della Grandi Rischi (tutti in aula ad eccezione di Claudio Eva e Gian Michele Calvi) la conferma della condanna di primo grado a sei anni di reclusione. Non si processano né la scienza né gli scienziati, ma la negligenza degli esperti che sono arrivati all’Aquila per «un’operazione mediatica» voluta da Guido Bertolaso che doveva in tutti i modi controbattere quel Giampaolo Giuliani, «certamente non un cialtrone», che studiava la relazione dell’aumento del radon con una grossa scossa di terremoto che poi effettivamente c’è stata. Un processo non alla scienza, è stato ribadito più volte dallo stesso presidente del collegio giudicante, Fabrizia Ida Francabandera. Sempre Como ha ricordato come «l’analisi approssimativa e superficiale ai limiti dell’incoscienza» abbia portato a cambiare le abitudini degli aquilani che, rassicurati tra le altre cose da «un’analisi errata e inidonea del rischio», non hanno attuato «le tradizionali misure di cautela», come quella di uscire di casa dopo scosse forti. «Se fosse stato detto davanti a tutti - ha aggiunto Como - che lo scarico di energia era una boiata pazzesca, nessuno si sarebbe rassicurato e si sarebbe capito che il rischio di terremoto era alto».
In riferimento poi alla riunione dell’Aquila (31 marzo 2009), sempre Como ha evidenziato come «la convocazione della Commissione Grandi Rischi non era per l’incontro di quattro amici al bar: la pubblicità dell’arrivo all’Aquila degli esperti ha creato aspettativa tra i cittadini. Bertolaso contesta un’affermazione che poteva svalutare l’opera della protezione civile sotto il profilo della rassicurazione. Bertolaso non dice che lui sa che lo scarico di energia è positivo, ma che i massimi esperti diranno che tante piccole scosse scaricano energia».
Poi l'affondo finale: «Si era consapevoli del rischio che si stava correndo perché alcuni studi erano stati da loro eseguiti. Perché in quella riunione si è detto quello che risulta nel capo di imputazione, ovvero, una serie di cose ambigue che gli astanti non potevano capire, come ad esempio l’assessore Daniela Stati, eletta dalla politica e non un tecnico, e proprio perché ci sono persone così, si fa un’analisi di questo tipo? Loro erano consapevoli di quella che era la vera analisi del rischio da fare perché l’avevano fatto in alcuni studi».
Infine l’arringa dell'avvocato Gianfranco Iadecola, una delle parti civili, in rappresentanza dell’avvocato Maurizio Cora, avvocato aquilano che nel crollo della sua abitazione ha perso moglie ed una figlia. «L’operazione mediatica ha avuto negli imputati i puntuali esecutori. La finalità assegnata da Bertolaso alla riunione era quello di placare le preoccupazioni degli aquilani, il giorno prima anticipava al telefono il tenore dei futuri assunti. Non c’è spazio alcuno per dubitare che sia stata acquisita nel processo la certezza dell’atteggiamento rassicuratore oggetto di colpa». L’udienza è stata aggiornata a venerdì 17. L’idea del collegio giudicante è di arrivare a sentenza entro il mese di ottobre.

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