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Pescara, 14/05/2025
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Data: 17/10/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Sì al Tfr in busta paga ma a tassazione ordinaria. Scelta volontaria dal marzo 2015. Conviene solo per i redditi fino a 15mila euro. E a sorpresa arriva l’aumento del prelievo sui fondi pensione (dall’11% al 20%)

ROMA L’obiettivo dichiarato è dare agli italiani più liquidità, per far ripartire i consumi, stagnanti nonostante il bonus degli 80 euro. «Diamo un’opzione in più ai lavoratori: la facoltà del tutto volontaria di rimettersi in tasca il trattamento di fine rapporto» dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. A partire dal primo marzo 2015 e fino al 30 giugno 2018, dunque, i lavoratori del settore privato assunti da almeno 6 mesi potranno chiedere al datore di lavoro di avere in busta paga ogni mese la cifra dovuta, compresa quella eventualmente destinata alla pensione complementare. Dipendenti pubblici, domestici e lavoratori del settore agricolo saranno esclusi. La scelta sarà irrevocabile fino al termine previsto. Ma la misura parte azzoppata: l’importo, infatti, non sarà assoggettato - come inizialmente previsto - alla tassazione agevolata (23%) di cui gode il Tfr accantonato, ma all’aliquota ordinaria. Una decisione che - secondo la Fondazione studi consulenti del lavoro - renderà l’opzione conveniente solo per i lavoratori con un reddito fino a 15mila euro lordi (che non subiscono aggravi fiscali) ed entro i 28.650 (50 euro in più l’anno), mentre chi supera questa soglia subirà un aumento annuale delle tasse tale da rendere il prelievo anticipato poco conveniente, perché tassato al 38%. Chi ha un reddito di 90mila euro si troverà a pagare 569 euro l’anno di tasse in più, con un netto in busta di 3.544 euro a fronte dei 4.112 accantonati. Chi deciderà di incassare subito smettendo di versare al proprio fondo pensione, inoltre, perderà il contributo a carico del datore di lavoro (tra l’1 e l’1,8% della retribuzione). Stangata anche sul rendimento del Tfr lasciato in azienda: l’imposizione passerà dall’11 al 17%. Unico vantaggio: per i redditi bassi la cifra non concorrerà a formare il limite di reddito oltre il quale non si ha diritto agli 80 euro. Poiché il versamento mensile del Tfr rischia di mettere in difficoltà le aziende, il governo istituisce presso l’Inps per le imprese sotto i 50 dipendenti un fondo (assistito dalla garanzia dello Stato) per l’accesso ai finanziamenti. Dotazione, 100 milioni per il 2015. «Abbiamo previsto che il sistema bancario compensi, a un costo molto favorevole, la liquidità che potrebbe venire a mancare» spiega inoltre Padoan. L’aumento della tassazione del Tfr in busta paga non è l’unica sorpresa negativa dell’operazione. La legge di stabilità, infatti, colpisce i fondi pensione, alleggerendo il monte accumulato negli anni: il prelievo sul risultato netto maturato passa infatti dall’11 al 20%. E l’aggravio d’imposta sui redditi che derivano dalla rivalutazione dei fondi per il trattamento del Tfr sale dall’11 al 17%. Per i sindacati, i rappresentanti delle aziende e dei fondi, è un’operazione a rischio. Dubbi affiorano anche dentro il Pd. L’Adepp, l’Associazione degli enti previdenziali privati, con il presidente Andrea Camporese, parla di «gravissima miopia istituzionale» e di «scandalo della doppia tassazione» se si confermasse l’aumento per le Casse di previdenza dal 20 al 26% e per i fondi dall’11 al 20%, in controtendenza con gli indirizzi europei. «Mortificato il risparmio previdenziale» accusa Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza.

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