«Adesso, forse, molti avranno capito che noi non ci battevamo per difendere il giardinetto sotto casa, ma per evitare un inutile scempio urbanistico». Antonella De Cecco, portavoce del comitato Oltre il gazebo-No filovia, interviene dopo la scoperta del progetto di palificazione di strade di pregio e storiche come corso Vittorio Emanuele II e il ponte del Risorgimento, necessario per completare il percorso della filovia. «La nostra non vuole essere una rivincita nei confronti di chi, in questi anni, ci ha accusato di voler solo tutelare il corridoio verde dinnanzi alle nostre abitazioni - spiega la De Cecco -, ma è necessario che tutti comprendano che la città, tutta la città, compresa la strada parco, non può essere invasa da pali e fili elettrici solo per far transitare Filò, un mezzo di trasporto ormai obsoleto, che potrebbe essere sostituito con mezzi di ultima generazione meno invasi anche dal punto di vista paesaggistico».
Secondo la signora De Cecco, il rischio concreto è che il tanto discusso secondo lotto non venga mai realizzato e che il progetto si trasformi in una cattedrale nel deserto. «Si scopre che su corso Vittorio l’amministrazione Mascia aveva promosso i lavori per poter istallare pali e fili, eppure sempre Mascia e i suoi hanno realizzato lungo il percorso che dovrebbe ospitare Filò un parcheggio nuovo di zecca, quello di via Michelangelo - continua la portavoce del comitato -. Questo mi fa pensare che forse neanche i padri della filovia credono davvero nella possibilità di realizzare il secondo lotto». Alla luce di tutto ciò, il comitato si augura che il prossimo 6 novembre, quando si riunirà il Comitato Via, «vengano ridiscusse le osservazioni presentate dalle associazioni e, in particolare, che sia analizzato nuovamente il problema dell’abbattimento delle barriere architettoniche».