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Pescara, 14/05/2025
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Data: 08/11/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Il Pd minaccia Forza Italia: faremo anche senza di voi. Renzi e il ministro Boschi avvisano Berlusconi: «Se salta il patto del Nazareno cercheremo in Parlamento i voti per approvare la riforma elettorale»

ROMA Se Silvio Berlusconi continua a a fare «il temporeggiatore» il Pd farà le riforme con chi ci starà. Altro che «scricchiolare», il patto del Nazareno è davvero a un passo dalla rottura. E non solo sulla legge elettorale. Anche se Paolo Romani, il capogruppo Fi al Senato, assicura «che il patto tiene». È ancora Matteo Renzi a dare l’idea dello stato dell’arte della trattativa con il Cavaliere che sembra a un punto morto. Soprattutto ora che il dialogo con i cinquestelle con le nomine al Csm e alle Consulta ha aperto scenari prima impensabili per i democratici. «Il patto del Nazareno non può essere fermato e rallentato perché qualcuno ha paura di mandare avanti le riforme», avverte giovedì sera alla cena di autofinanziamento a Milano. «Sono convinta che siamo a un passo dall’accordo, purtroppo non possiamo aspettare i tempi di Forza Italia, spero che si chiariscano al loro interno e superino i loro dissidi», ribadisce Maria Elena Boschi, la ministra delle Riforme. Sulla legge elettorale, rincara Debora Serracchiani, «speriamo che Berlusconi porti a compimento l’impegno, altrimenti auspichiamo di trovare una maggioranza in Parlamento». Gli ultimatum lanciati dal governo fanno imbestialire Forza Italia dove cova, crescente, il malessere contro Silvio Berlusconi e soprattutto Denis Verdini, l’uomo che ha con palazzo Chigi un filo diretto. «Il patto del Nazareno fermo per Fi? Forse il ministro Boschi confonde Forza Italia con il Pd», attacca Giovanni Toti, il consigliere politico del cavaliere. «Da quando è stato raggiunto l’accordo il Pd ha chiesto nove cambiamenti noi nemmeno uno se il Pd vuole rompere gli accordi lo dica apertamente», aggiunge Toti. «Basta subire, Forza italia ha il coltello dalla parte del manico, i nostri voti sono decisivi al Senato per la riforma Costituzionale che è connessa alla legge elettorale», sottolinea Maurizio Gasparri dando a Renzi del «voltagabbana». «Renzi fa il furbo ma gli italiani sono abbastanza svegli per capire l’inaffidabilià di un premier che fa promesse che non mantiene e continua a stipulare accordi che non intende rispettare», aggiunge Mara Carfagna. Berlusconi però non ha ancora deciso di far saltare il tavolo. Stretto dalla sollevazione dei gruppi parlamentari dalla possibilità che Renzi accetti di abbassare le soglia di sbarramento dei piccoli partiti come chiede Ncd. «Il patto tiene, sicuramente», dice infatti Paolo Romani. «Come tutti gli accordo ha bisogno di approfondimenti e successivi assestamenti», spiega uno dei dirigenti più vicini all’ex premier. Quanto a Verdini, Romani lo blinda, con parole che però rischiano di essere un boomerang. Lui «è insostituibile» dice, «visti i suoi rapporti personali con il presidente del Consiglio». Martedì l’Italicum comincerà il suo percorso in commissione Affari Costituzionali. Il tempo dunque stringe. Angelino Alfano dice di «non essere interessato al patto del Nazareno» ma ha chiesto e ottenuto un vertice di maggioranza per lunedì a palazzo Chigi con Boschi e Luca Lotti (Renzi per ora non ci sarà). Ncd rischia l’irrilevanza sia se tiene l’accordo Renzi–Berlusconi sia se M5S accetta di discutere sulla legge elettorale. Alfano vuole garanzie che non ci saranno maggioranze variabili, come su Consulta e Csm, e soprattutto vuole la parola di Renzi sull’abbassamento della soglia di accesso per i partitini non coalizzati al 2%. Qualcosa si muove tra i grillini. M5S resta all’opposizione. Ma non chiude al confronto sulla riforma elettorale. «Fino a che il Pd non fa un passo nei nostri confronti migliorando la legge elettorale non possiamo sederci a un tavolo, se lo fa possiamo farlo», dice Danilo Toninelli della commissione Affari costituzionali.

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