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Pescara, 16/12/2025
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17/12/2014
Il Centro
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Jobs act, il 24 i decreti. Poletti convoca i sindacati. Il 19 l’incontro al ministero. Cgil, Cisl e Uil: «Primo segnale, ma aspettiamo»
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ROMA Alcune delle pagine bianche del jobs act saranno scritte sotto Natale. Renzi annuncia che i primi decreti saranno «fatti il 24» (probabilmente indennizzi, nuova Aspi e norme per le tutele crescenti). Qualche giorno prima, il 19, il ministro Poletti sentirà i sindacati. C’è voluto uno sciopero generale per convincere il governo a convocarli per discutere nel merito del provvedimento che cambia profondamente le regole del lavoro e dei diritti. Oggetto dell’incontro sarà l’attuazione della legge delega approvata recentemente dal Parlamento. Le posizioni tra le parti sono distanti. Tra le questioni ancora aperte c’è il costo dell’indennizzo che sostituirà il reintegro nei licenziamenti economici e nella gran parte di quelli disciplinari. Secondo le bozze del governo in caso di convocazione in giudizio, il reintegro sarebbe di 1,5 mensilità per ogni anno di lavoro con un tetto di 24 mensilità (ed un minimo di 3). L’impresa può anche offrire al lavoratore licenziato un indennizzo di 1 mese per ogni anno di anzianità con un tetto di 18-24 mensilità. Il fatto nuovo sembra essere proprio la convocazione di Poletti, che sembrava non arrivare più. Susanna Camusso, leader della Cgil, la considera «una novità perché è il primo segnale che il governo dà di una disponibilità a discutere, poi ovviamente siamo curiosi di capire cosa ci dirà e che significato avrà l’incontro». Francesco Barbagallo, segretario della Uil che con la Cgil ha proclamato lo sciopero generale del 12 dicembre, appare scettico. «Io spero e mi auguro che non sia come le altre volte». Barbagallo aveva già messo nel mirino il ministro Poletti, sin da quando il titolare del Welfare aveva abbandonato per protesta il congresso della Uil. Recentemente lo ha definito il «ministro della disoccupazione». La convocazione di venerdì invece «è il rispetto di un impegno che il governo aveva preso con il sindacato - commenta il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni - e andiamo all’incontro con lo stesso spirito propositivo che abbiamo sempre avuto in tutte queste settimane. Il nostro auspicio è che si arrivi ad una riforma del lavoro fatta di scelte importanti e condivise». Tuttavia Cgil e Uil chiederanno al governo chiarezza sui contratti a tutele crescenti, estensione delle coperture di welfare e anche sugli indennizzi. I due sindacati potrebbero anche decidere nuove iniziative di mobilitazione, in particolare sui luoghi di lavoro. L’altra partita è quella del Ddl Stabilità che sarà licenziato entro domani sera dalla commissione Bilancio del Senato. Obiettivo della maggioranza Pd-Ncd-Sc è quello di chiudere l’esame in seconda lettura a Palazzo Madama entro venerdì con la richiesta del voto di fiducia. Perché le questioni ancora aperte sono numerose. Anzitutto si profilano novità sull’Irap, per quanto riguarda chi non ha dipendenti, con il ripristino degli sgravi e novità forse sui fondi pensione per i quali la tassazione sarebbe ridotta solo in caso di investimenti. Il nodo riguarda le coperture. Nel primo caso (Irap) servirebbero 150 milioni per una platea di poco meno un milione e mezzo di persone. Inoltre servirebbero alcune decine di milioni per rifinanziare la detassazione del salario di produttività. Altro punto molto controverso - e che sta suscitando moltissime polemiche - è l’aumento dell’Iva sul pellet (cilindri di segatura essiccata per riscaldamento) dal 10% al 22%. Questa decisione, denunciano due associazioni del settore (coordinamento Free e Aiel) «avrebbe gravi effetti per i cittadini e le imprese. Oltre due milioni di famiglie in Italia usano il pellet per riscaldarsi». Una contrazione dell’uso di questo combustibile creerebbe seri problemi ad un’industria che conta 42 mila addetti in Italia. I sindacati chiedono di fare luce su un altro aspetto della Stabilità: il destino dei lavoratori delle Province sarebbe incerto secondo le confederazioni.
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