PESCARA Trasparenza non è soltanto il rendere visibile e accessibile, ad esempio, un atto pubblico. Ma è anche sinonimo di efficienza, di tutela, di competitività garantita. Insomma, le regole fondamentali di un libero mercato commerciale e imprenditoriale. Sono queste le parole d’ordine risuonate ieri mattina nella sala Camplone della Camera di Commercio di Pescara, in occasione della Giornata della trasparenza, organizzata dall’ente camerale pescarese, per il quale si attende la delibera di fusione, fissata al prossimo 28 febbraio - sulla scia delle due Confindustrie di Pescara e Chieti con la Camera di Commercio di Chieti. Un appuntamento, intitolato «La trasparenza nel mercato: la tutela della concorrenza come diritto dell’impresa», moderato dal caporedattore del quotidiano Il Messaggero, Andrea Taffi, al quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, Luigi Di Giosaffatte, membro del consiglio camerale, e poi Franco Regazzo, responsabile della segreteria generale della Camera di Commercio di Pescara, e, oltre a sindaco di Pescara Marco Alessandrini, due testimonial dell’importanza della trasparenza: gli imprenditori Mario Belisario e Flavio Melchiorre. E dunque, in particolare, di quel diritto annuale che le Camere di Commercio ricevono come quota da parte dell’imprese: 120 euro in media da versare annualmente, non sempre ben volentieri, da parte degli imprenditori, ma necessari, come ha sottolineato Regazzo, per tenere in piedi alcune funzioni basilari della Camera di Commercio, «come il registro dei protesti, il registro delle imprese, il deposito marchi e brevetti, il sistema di vigilanza, i servizi ispettivi», solo per citarne alcuni. Anche perché, come ha evidenziato Becci nell'incontro al quale hanno preso parte anche alcuni studenti delle classi quinte dell’istituto di istruzione secondaria Tito Acerbo di Pescara, il periodo che si apre, per le Camere di Commercio, sarà di vacche magre. «Ci sarà un taglio degli introiti», ha precisato Becci, «di natura legislativa, pari al 35%». E trasparenza significa, come ha messo in luce Belisario, titolare dell’omonima camiceria di Ortona, anche rendere tracciabile un prodotto. «Si parla di etichettare e noi siamo obbligati», rimarca Belisario, «ad etichettare per le materie prime, per il lavaggio e altro ancora. Ma l’etichettatura che preferiamo è quella che definisce l’origine di un prodotto».