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Pescara, 16/12/2025
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Data: 20/12/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Il ministro Galletti: faremo appello e chiederemo i danni. Il presidente della Regione D’Alfonso: via alla causa civile contro chi ha ridotto l’acqua in questa maniera

CHIETI Negli ultimi mesi, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso era arrivato a Chieti, accompagnato spesso da altri sindaci, per partecipare alle udienze in Corte d’Assise del processo sulla mega discarica. Un modo per esprimere vicinanza al territorio di Bussi, la stessa che ieri il governatore ha ribadito anche dopo la sentenza di assoluzione e prescrizione per i 19 vertici della Montedison. «Il fatto che sia stato riconosciuto il disastro colposo legittima l'iniziativa per la Regione di attivare una causa civile per il risarcimento dei danni da parte di chi ha ridotto le acque e le terre dell'Abruzzo in queste condizioni», ha detto il presidente commentando la sentenza sulla megadiscarica. Se per l’avvelenamento la Corte ha stabilito l’assoluzione perché il «fatto non sussiste», il disastro ambientale doloso è stato derubricato in colposo. Ma quest’ultimo è stato dichiarato prescritto. Il ministero dell'Ambiente ha intenzione di proseguire, in appello e se occorre in Cassazione, l'intrapresa azione civile «per la condanna al risarcimento degli ingenti danni provocati» dalla discarica di Bussi. A renderlo noto è stato lo stesso dicastero. «Ricorriamo in appello. Chiediamo una condanna per i responsabili e il risarcimento per danni ambientali», ha scritto su Twitter il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti dopo il verdetto di Chieti. «È solo una sentenza di primo grado e, come tale, non definitiva, quella che ha assolto gli imputati nel processo penale. Occorrerà leggerne le motivazioni», ha detto il ministro, «per valutare le ragioni sia del mancato riconoscimento del reato di avvelenamento delle acque sia della derubricazione del reato di disastro doloso in colposo, che ha avuto per effetto la dichiarazione di prescrizione del reato da parte della Corte d’Assise». Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni. «La finalità di ripristino ambientale di quella parte d'Abruzzo rappresenta una priorità», ha aggiunto ancora il ministero, «a prescindere dall'esito del processo penale e infatti il ministero fin dal 2013 ha adottato un provvedimento con il quale ha diffidato Edison a provvedere alla rimozione dei rifiuti illegalmente stoccati nelle aree a nord dello stabilimento e della discarica Tre Monti. Il provvedimento», ha concluso, «è stato impugnato innanzi al Tar Abruzzo che l'ha ritenuto legittimamente adottato e perciò è attualmente efficace». A gennaio la parola definitiva spetterà al Consiglio di Stato. Sulla prescrizione, è intervenuta la senatrice Pd Stefania Pezzopane. «Ancora una volta, è la prescrizione a decidere in un processo come è già avvenuto nel processo all’eternit di Casal Monferrato. È grave che si consideri il reato ambientale come un reato minore per cui è possibile che a decidere sia il tempo che passa e non la volontà di dare una giusta punizione a chi si macchia di un reato che mette a repentaglio la salubrità dell'ambiente e la vita stessa degli abitanti della zona. È ancora più paradossale il ricorso alla prescrizione», ha concluso Pezzopane, «se consideriamo che le malattie croniche conseguenti agli inquinamenti continuano a falcidiare per 20/30 anni e anche oltre quei territori. Si prescrive il reato, ma le malattie e le morti sono purtroppo imprescrittibili».

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