ROMA Primi decreti attuativi del Jobs act alla vigilia di Natale, a partire dal contratto a tutele crescenti. L’esame sarà all’ordine del giorno del consiglio dei ministri del 24, come già annunciato dal premier Matteo Renzi, insieme alla delega fiscale e al decreto sull’Ilva. Sul tavolo del Cdm, per il varo, ci sarà sicuramente il decreto attuativo sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, con le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l’arrivo delle nuove regole (la stretta sul reintegro e la definizione degli indennizzi per i licenziamenti illegittimi). Potrebbe esserci anche quello sulla riforma dell’Aspi: in questo caso, c’è una questione di risorse dato che l'allargamento della platea, con l’estensione dell’assegno di disoccupazione ai collaboratori, significa anche un aumento delle risorse necessarie. Si parte, dunque, dal contratto a tutele crescenti in modo da rendere possibile il suo utilizzo da subito nel 2015 con gli sgravi previsti dalla legge di stabilità per le nuove assunzioni stabili (sgravio dei contributi ad esclusione di quelli Inail con un tetto annuale di 8.060 euro per tre anni in caso di contratto a tempo indeterminato). Bonus che, quindi, rende preferibili i contratti a tempo indeterminato per le imprese rispetto a quelli precari: un risultato per cui «abbiamo lottato per anni», sottolinea la Cisl, e cioè «avere forme di ingresso al lavoro stabili e più convenienti, incentivando in questo modo le imprese ad utilizzarle sempre di più al posto di tutte quelle forme spurie ed irregolari che da sempre abbiamo cercato di combattere», afferma il segretario confederale Gigi Petteni. Con il decreto attuativo si riscrivono le regole su reintegro-indennizzo: il reintegro nel posto di lavoro, oltre che nei licenziamenti nulli e discriminatori (mai stati in discussione), dovrebbe restare in quelli disciplinari ingiustificati quando i giudici dovessero stabilire che «il fatto materiale» contestato al lavoratore «non sussiste» (nella riforma Fornero era citato solo il fatto). Al momento resta questa la strada che dovrebbe essere tracciata dal decreto (non dovrebbe esserci il richiamo al reato e non c’è il licenziamento per scarso rendimento tra quelli economici). Per tutti gli altri casi ci sarà l’indennizzo economico, sulla cui entità si sta ancora discutendo: si valuta di fissare l’asticella minima in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo tra i 3 e i 6 mesi di retribuzione a fronte dei 12 attuali, per le imprese con oltre 15 dipendenti. Resterebbe invece invariato il tetto massimo, a fronte di una anzianità aziendale rilevante ma anche di altre condizioni, a 24 mesi. Questi livelli non dovrebbero valere per i dipendenti delle imprese sotto i 15 dipendenti, per i quali a fronte di un licenziamento illegittimo resterebbe l'indennizzo attuale variabile tra i 2,5 e i 6 mesi..