ROMA Decreti attuativi del Jobs act in dirittura d'arrivo: si stringe sugli indennizzi per i licenziamenti illegittimi e si lavora sulla revisione dell'Aspi. Sul tavolo del Consiglio dei ministri alla vigilia di Natale, come confermato dal premier, ci sarà il decreto delegato sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e potrebbe esserci anche quello sulla riforma dell'Aspi, con l'estensione della platea ai collaboratori e della durata del sussidio di disoccupazione (anche se su quest'ultimo punto i tempi potrebbero non essere così stretti perché va risolta la questione delle risorse necessarie per la copertura), con l'ipotesi di allungarla fino a 24 mesi. Per il 2015, sulla base della riforma Fornero, l'Aspi varierà da 10 a 16 mesi, mentre mobilità e Cig in deroga (a carico della fiscalità generale) scompariranno dopo il 2016: si potrebbe, sempre sulla base di una ipotesi, farli esaurire prima e contestualmente spostare quelle risorse per far partire l'allungamento della durata del sussidio di disoccupazione.
RISARCIMENTO CRESCENTE
Sui testi il lavoro è ancora in corso e le limature è possibile che andranno avanti fino all'ultimo, ma il cerchio si sta chiudendo sugli indennizzi. Sulla loro entità nei casi di licenziamenti economici e disciplinari illegittimi nelle imprese con oltre 15 dipendenti, al momento, la strada più probabile è che, nell’intervallo 3-6 mesi di retribuzione già individuato per fissare l'asticella minima, si indichi quale punto di caduta quello dei 4 mesi: una soglia minima che sarà valida nella prima fase del rapporto di lavoro (dal 2015 partiranno gli sgravi triennali per le nuove assunzioni stabili) per evitare che le imprese possano trarre benefici dalle assunzioni e dai licenziamenti “precoci”, ma che però non è ancora detto se lo sarà solo per il primo anno o per un periodo più lungo nei tre anni. Invece, poiché l'indennizzo sarà crescente in relazione all'anzianità di servizio, questo aumenterà di una mensilità e mezzo o due per ogni anno di lavoro, fino ad un massimo di 24 mensilità. Anche se al riguardo ci sono richieste perché anche il tetto massimo venga innalzato (la Cisl chiede che salga proporzionalmente alla base di partenza e indica rispettivamente 6-30 mesi). Nella riforma Fornero attualmente è 12-24 mesi. Resta da definire anche la questione dell'opting out, la possibilità cioè per il datore di lavoro, a fronte del reintegro per il licenziamento disciplinare ingiustificato, di scegliere comunque di pagare l'indennizzo ma più alto.
Il reintegro nel posto di lavoro, oltre che nei licenziamenti nulli e discriminatori (mai stati in discussione), dovrebbe invece restare in quelli disciplinari ingiustificati quando i giudici dovessero stabilire che «il fatto materiale» contestato al lavoratore «non sussiste» (nella riforma Fornero era citato solo il fatto; qui non si dovrebbe dunque fare richiamo al reato).