«Penso a difficoltà
e speranze»
MATTARELLA
di Fiammetta Cupellaro wROMA «Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini». Con questa frase, pronunciata quasi sussurrando alla presidente della Camera Laura Boldrini nella sala verde della Corte Costituzionale, Sergio Mattarella ha accolto la notizia della sua elezione a dodicesimo presidente della Repubblica. Siciliano, 73 anni, vedovo, padre di tre figli e nonno di sei nipoti, il magistrato della Consulta, fratello di Piersanti ucciso dalla mafia nel 1980, è stato eletto con 665 voti al quarto scrutinio. Ne bastavano 505 e per soli sette voti la sua elezione ha sfiorato i due terzi del Parlamento. I numeri danno l’idea dell’ampia convergenza che si è creata sul nome di Sergio Mattarella, nonostante il difficile percorso politico degli ultimi giorni. A suo favore si sono schierati Pd, Scelta Civica, Sel e dopo le ultime 48 ore tormentate, il blocco Ncd-Udc oltre ad una quarantina di franchi tiratori di Forza Italia che per la maggior parte è invece rimasta sulle proprie posizioni, votando scheda bianca. Alla fine saranno 103, meno del previsto. Una vera e propria ovazione ha accolto l’annuncio dato dalla presidente Boldrini del raggiungimento del quorum a favore di Mattarella, mentre in Transatlantico si consumava la spaccatura all’interno di Fi ed il ministro Alfano cercava di ricompattare Ncd sul punto di franare. Ma dentro l’Aula il clima era euforico. Il primo applauso era scattato, spontaneo, quando i voti erano ancora a 493. Poi, come a Capodanno, gli applausi hanno seguito il conteggio delle schede fino a 505 quando tutto l’emiciclo si è alzato per tributare la standing ovation al nuovo capo dello Stato. In piedi anche i Cinquestelle che hanno espresso comunque il loro dissenso (il loro candidato era Ferdinando Imposimato) rimanendo a braccia conserte. Così anche gli esponenti della Lega Nord e Fratelli d’Italia che hanno fatto convergere i loro voti su Vittorio Feltri. Applausi sparsi tra i banchi di Fi mentre tra i Dem, il ministro Maria Elena Boschi e il capogruppo alla Camera Roberto Speranza si sono abbracciati. Erano le 12,58. Un minuto dopo è apparso il twitter del premier Matteo Renzi artefice di tutta l’operazione Quirinale “Buon lavoro presidente Mattarella. Viva l’Italia!” che ha seguito lo scrutinio nel suo studio a palazzo Chigi. Con lui, alcuni rappresentanti del governo e il presidente emerito Giorgio Napolitano che poi è sceso nell’emiciclo per partecipare tra senatori e deputati all’acclamazione del nuovo capo dello Stato. Auguri via Twitter dal presidente del Senato, Pietro Grasso, mentre Silvio Berlusconi ha inviato un telegramma di congratulazioni per ribadire quanto sia alta la sua considerazione nei confronti del nuovo capo dello Stato, nonostante la battaglia politica. Alle 18,30 arriveranno i telegrammi del presidente Barak Obama «insieme affronteremo le sfide», del francese Hollande, di Vladimir Putin. L’Italia dunque ha un nuovo presidente della Repubblica e il suo è uno stile pacato e sobrio. Lo ha mostrato subito quando, emozionato, ha ascoltato le parole della presidente Laura Boldrini. Abito grigio, camicia bianca e cravatta blu a pois bianchi, le braccia dietro la schiena, Mattarella è rimasto davanti ai flash dei fotografi, Il sorriso appena accennato. È il primo siciliano che sale al Colle: poche parole, ma capace di gesti forti. Ieri, ancora prima di pronunciare il suo giuramento sulla Costituzione, cerimonia che ci sarà martedì alle 10, il nuovo capo dello Stato, ha reso omaggio alle Fosse Ardeatine. «L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». In pratica, il primo messaggio alla Nazione.
Alle Fosse Ardeatine «Uniti contro il terrore»
ROMA Sergio Mattarella parte dalla memoria, dal trauma della violenza di ieri e di oggi, e dalle paure diffuse tra gli italiani per colpa del terrorismo internazionale. Come primo atto da Presidente della Repubblica va a rendere omaggio alle Fosse Ardeatine, teatro dell’eccidio nazista del marzo 1944 e luogo che più di tutti rappresenta l’antifascismo italiano. «L’alleanza tra nazioni e popolo - dice il neo Capo dello Stato in una nota - seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». Poche parole, quelle di Mattarella, ma altamente simboliche dal respiro europeo che mettono il passato in relazione con il presente e con il futuro. Una specie di messaggio alla Nazione, rivolto ai cittadini per chiedere loro unità davanti alle sfide più difficili. La visita, nel luogo della memoria, dura un quarto d’ora, poi Mattarella torna nel suo studio e si mette a lavorare sul discorso di martedì, quello che terrà davanti alle Camere nel giorno del suo insediamento. Tante le telefonate, i messaggi di amici, colleghi, ex compagni di partito ed ex collaboratori, ma il giudice costituzionale sceglie la famiglia per condividere la giornata che lo porta al Colle. E’ con i suoi cari - i figli Bernardo Giorgio, Laura e Francesco, i sei nipoti, la sorella, i figli del fratello Piersanti, e gli amichi più cari - che il futuro Capo dello Stato trascorre le ore del quarto scrutinio, quelle decisive per la sua elezione. In mattinata, a bordo di una Panda grigia lascia la sua abitazione nella foresteria della Corte Costituzionale per andare a casa della figlia Laura. Qui, ad attenderlo, ci sono tutte le persone a lui più vicine. «Guarda nonno, cosa scrivono su Facebook e su Twitter», gli fanno notare i nipoti. Sui social network infatti i commenti scorrono senza sosta. Poi, dalla tv, si apprende che il quorum viene superato. E’ il momento degli abbracci e della commozione. E il presidente della Repubblica, appena eletto, come reagisce? A rispondere ci pensa il figlio Bernardo: «Noi siamo contenti ed emozionati, lui lo vedo già indaffarato. E’ già al lavoro consapevole della grande responsabilità che gli è stata affidata». Mattarella non pensa infatti a festeggiare. Anzi, ancora nella casa della figlia, mentre va avanti lo spoglio delle schede, dice con la fermezza che è solito usare: «Adesso devo andare. Alla Consulta mi aspettano». «Almeno lo spumante», incalza chi ha condiviso con lui questo momento. Quindi, giusto il tempo di un brindisi e poi di corsa verso la Corte Costituzionale, di fronte al Colle, dove arrivano anche le presidenti delle Camere per comunicargli l’avvenuta elezione. Prima di tutto le congratulazioni e un grande ringraziamento: «Il suo nome - dicono Boldrini e Fedeli - è riuscito a riscattare la politica dopo la brutta figura del 2013», quando il Parlamento non riuscì ad eleggere un nuovo Presidente. Nel salottino della Consulta viene scattata qualche foto, mentre il giudice ricevere telefonate di auguri per il suo nuovo incarico. Poi una collaboratrice gli dice: «Ora non ci vedremo più, Presidente!». E Mattarella, con un sorriso risponde: «Ma no, ci saluteremo dalle finestre di fronte».