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Pescara, 14/05/2025
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01/02/2015
Il Messaggero
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Mattarella è Presidente «Il mio primo pensiero alle difficoltà del Paese». Eletto con 665 voti, sfiorando i due terzi dei grandi elettori. Standing ovation dell’aula, seduti solo Lega e M5S. Forza Italia si spacca: molti votano nonostante l’ordine di dare scheda bianca |
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ROMA Al voto numero 505 per Mattarella, parte l’applauso e dura quattro minuti. Come a una prima della Scala. Il direttore d’orchestra (Renzi) però non c’è, sta nella saletta dei ministri e si gode il trionfo da lì. Il nuovo presidente della Repubblica, invece, sta a casa della figlia, zona Flaminio, incollato alla tv che manda in diretta la standing ovation dei grandi elettori. Sono le 12.58, Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica. Ma per ora niente auto blu. Con una Panda grigia sale verso il Palazzo della Consulta dove Laura Boldrini gli ufficializza la lieta novella. ALLEANZA CONTRO IL TERRORE Matteo Renzi l’aveva detto cinque giorni fa: fumata bianca alla quarta votazione, sabato mattina. Detto fatto. Per cui ora tutti si sperticano in grandi elogi per il nuovo Capo dello Stato e per colui che gli ha disegnato la strada per il Colle. Per paradosso chi sceglie di dire il meno possibile è proprio Mattarella: «Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini». Altro? «E' sufficiente questo». Sufficiente a far capire che la «tenuta sociale» del Paese è ciò che più gli sta a cuore. Al pomeriggio il dodicesimo presidente della Repubblica si fa accompagnare alle Fosse Ardeatine. E vale più il gesto delle parole, che pure arrivano: «L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». Per il primo giorno può bastare. Martedì ci sarà il giuramento con tanto di discorso ufficiale. In attesa che arrivi martedì, nei corridoi di Montecitorio si pensa - soprattutto e anzitutto - a dare le pagelle dei vincitori e degli sconfitti. Ed è così fin dal mattino, quando si aprono i portoni della Camera e i grandi elettori arrivano trascinandosi appresso la valigia. E’ un segnale convenuto: non ci saranno sorprese, l’elezione di Mattarella è scontata, dopo il voto tutti in aeroporto, stasera si torna a casa. E importa poco che i centristi ancora non abbiano deciso il da farsi poiché la decisione appare obbligata. I parlamentari di Ndc e Udc alle 8 sono già riuniti. Quando ricompaiono in Transatlantico Alfano annuncia la linea. Scriveranno anche loro il nome di Mattarella sulla scheda: «Lo facciamo perché è una persona di valore. Ma sul metodo, Renzi ha sbagliato». Scelta sofferta, come si dice. Tant’è che in contemporanea Sacconi annuncia le dimissioni da capogruppo, e Bernardo lascia l’incarico di Tesoriere. Ma ora che pure il «centrodestra di governo» si è allineato, dubbi sull’esito della quarta votazione non ce ne sono proprio più. Le danze possono iniziare. PIOVE, MONTI VEDE SERENO Quando inizia la chiamata c’è un’aria distesa. Da giorno solenne, certo, ma senza tensioni né incognite. Fuori piove, e tuttavia Mario Monti invita a «guardare il bel cielo che c’è oggi». Persino i grillini più agguerriti hanno l’aria di chi ha deposto le armi. Ovviamente i più elettrizzati sono quelli del PD. Civati davanti a una tazza di caffè discetta di musica rock con Bersani, e Bersani racconta di un amico che alleva asini dalle parti del Lago Maggiore. Il voto? «Andrà benissimo». Furoreggia fra le truppe democrat l’anagramma di Sergio Mattarella: «Matteo si rallegra». Gotor sfreccia in direzione aula come se non vedesse l’ora di votare il candidato scelto da Renzi. Fassina già parla di ritrovata unità del partito. Il riottoso Corradino Mineo esagera: «Gli altri sono guardiani di gregge, Renzi è un leader politico». I delegati molisani del Pd chiedono a Roberto Formigoni di far loro una foto di gruppo, e il Celeste si presta: è il giorno delle buone maniere. 665 Il numero di voti con il quale Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica Insomma, l’incubo dei franchi tiratori si è definitivamente dissolto nella notte. A beneficio degli sponsor di Mattarella, e a maleficio di chi ancora coltivava l’illusione di una (improbabile) ripetizione dei pasticci del 2013 che mandarono all’aria la candidatura di Prodi. Infatti quelli di Forza Italia sono rassegnati e attraversati dal timore di un imminente resa dei conti: «Vi dovreste occupare dei disastri fatti il duo tragico» sibila Maria Rosaria Rossi, fedelissima del Cav, riferendosi a Verdini e Letta. Abbandonata l’ipotesi di disertare l’aula in spregio al «tradimento di Renzi», alla fine gli azzurri scelgono di votare scheda bianca. Ma poiché i sospetti reciproci regnano sovrani, corrono tutti in aula per studiare i tempi di permanenza dei delegati di Forza Italia sotto il catafalco allestito per garantire la segretezza del voto. E’ uno spettacolo nello spettacolo. Le valchirie di Berlusconi iniziano a ripiegare la scheda prima ancora di entrare nel catafalco e lo oltrepassano in un baleno: scheda bianca. Per la cronaca, la più rapida è Stefania Prestigiacomo. TOTI E RENZI ALLA BUVETTE
Altri, invece, si soffermano a lungo, anche perché ci si impiega parecchio a scrivere il nome di Mattarella. Per cui quando tocca a Verdini e a Fitto sembra che stiano dentro un’eternità. Rotondi appena poco di meno. Razzi e Scilipoti non vogliono uscire più. Quelli che gestiscono il pallottoliere diranno poi che sono quasi quaranta i forzisti che hanno disobbedito votando «il candidato di Renzi». Il quale Renzi, che non essendo deputato non può entrare in aula, s’affaccia alla buvette. L’emissario di Berlusconi, Toti, fende la baraonda per raggiungerlo: «Volevo solo salutarlo». Il Transatlantico si svuota dopo mezzogiorno. I capannelli si sciolgono, ora sono tutti in aula perché è iniziato lo spoglio. I primi cinque voti fanno venire i brividi a più d’uno: tre Imposimato (candidato dei grillini), un Feltri (nome di bandiera scelto da Lega e Fratelli d’Italia) un Mattarella. Che succede? Non succede niente. Dal sesto in poi le cose vanno come devono andare. I banchi del centrosinistra si riempiono all’inverosimile, solo posti in piedi. Lotti, uomo del premier, va a salutare con calore Rosy Bindi: quando si vince ci si vuole bene. NAPOLITANO IN AULA
Renzi e Napolitano seguono l’inarrestabile ascesa di Mattarella dalla stanzetta riservata ai ministri. E quando la soglia del quorum si avvicina, l’ex Capo dello Stato si precipita in aula, vuol esserci anche lui per l’applauso. Il segretario del Pd non aspetta neppure il momento fatale, via sms ringrazia tutti i suoi grandi elettori: «Orgoglioso della vostra serietà». I contabili di Sel sbagliano e fanno partire un’ovazione anticipata, ma bisogna aspettare solo altre dieci schede. Comincia la festa e i fotografi si concentrano sull’abbraccio fra Maria Elena Boschi e Marianna Madia. Ecco, adesso l’aula di Montecitorio è l’immagine nitida di quel che è accaduto in questi giorni, il giudizio finale su vincitori e sconfitti. 673 Il quorum necessario per l'elezione del Presidente della Repubblica nelle prime tre votazioni Quelli di Udc e Ncd, che pure si uniscono alla festa, non sprizzano felicità, malgrado le parole di Alfano: «Ho votato Mattarella con gioia». Dal loggione grillino manco un mezzo applauso, e c’è anche chi rimane seduto. I leghisti appena possono abbandonano l’aula. Dai banchi di Forza Italia i battimani arrivano radi, fugaci, svogliati. Quando finisce la conta «il Candidato» è a quota 665, perfino più del previsto, a un soffio dalla maggioranza qualificata. Inutile dire che Renzi non sta nella pelle. Il primo tweet del dopo elezione è suo: «Buon lavoro presidente Mattarella, Viva l’Italia». Berlusconi si rallegra mandando da Arcore un telegramma, come si usava ai suoi tempi.
Il premier esulta: «Viva l’Italia» E poi: dal Pd prova di serietà. Alfano: «L’ho votato con gioia» Nel Ncd però è alta tensione. Subito alle Fosse Ardeatine «Unità contro il terrore». L’attesa emozionata di Renzi fianco a fianco con Napolitano
ROMA Al voto numero 505 per Mattarella, parte l’applauso e dura quattro minuti. Come a una prima della Scala. Il direttore d’orchestra (Renzi) però non c’è, sta nella saletta dei ministri e si gode il trionfo da lì. Il nuovo presidente della Repubblica, invece, sta a casa della figlia, zona Flaminio, incollato alla tv che manda in diretta la standing ovation dei grandi elettori. Sono le 12.58, Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica. Ma per ora niente auto blu. Con una Panda grigia sale verso il Palazzo della Consulta dove Laura Boldrini gli ufficializza la lieta novella. ALLEANZA CONTRO IL TERRORE Matteo Renzi l’aveva detto cinque giorni fa: fumata bianca alla quarta votazione, sabato mattina. Detto fatto. Per cui ora tutti si sperticano in grandi elogi per il nuovo Capo dello Stato e per colui che gli ha disegnato la strada per il Colle. Per paradosso chi sceglie di dire il meno possibile è proprio Mattarella: «Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini». Altro? «E' sufficiente questo». Sufficiente a far capire che la «tenuta sociale» del Paese è ciò che più gli sta a cuore. Al pomeriggio il dodicesimo presidente della Repubblica si fa accompagnare alle Fosse Ardeatine. E vale più il gesto delle parole, che pure arrivano: «L'alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». Per il primo giorno può bastare. Martedì ci sarà il giuramento con tanto di discorso ufficiale. In attesa che arrivi martedì, nei corridoi di Montecitorio si pensa - soprattutto e anzitutto - a dare le pagelle dei vincitori e degli sconfitti. Ed è così fin dal mattino, quando si aprono i portoni della Camera e i grandi elettori arrivano trascinandosi appresso la valigia. E’ un segnale convenuto: non ci saranno sorprese, l’elezione di Mattarella è scontata, dopo il voto tutti in aeroporto, stasera si torna a casa. E importa poco che i centristi ancora non abbiano deciso il da farsi poiché la decisione appare obbligata. I parlamentari di Ndc e Udc alle 8 sono già riuniti. Quando ricompaiono in Transatlantico Alfano annuncia la linea. Scriveranno anche loro il nome di Mattarella sulla scheda: «Lo facciamo perché è una persona di valore. Ma sul metodo, Renzi ha sbagliato». Scelta sofferta, come si dice. Tant’è che in contemporanea Sacconi annuncia le dimissioni da capogruppo, e Bernardo lascia l’incarico di Tesoriere. Ma ora che pure il «centrodestra di governo» si è allineato, dubbi sull’esito della quarta votazione non ce ne sono proprio più. Le danze possono iniziare. PIOVE, MONTI VEDE SERENO Quando inizia la chiamata c’è un’aria distesa. Da giorno solenne, certo, ma senza tensioni né incognite. Fuori piove, e tuttavia Mario Monti invita a «guardare il bel cielo che c’è oggi». Persino i grillini più agguerriti hanno l’aria di chi ha deposto le armi. Ovviamente i più elettrizzati sono quelli del PD. Civati davanti a una tazza di caffè discetta di musica rock con Bersani, e Bersani racconta di un amico che alleva asini dalle parti del Lago Maggiore. Il voto? «Andrà benissimo». Furoreggia fra le truppe democrat l’anagramma di Sergio Mattarella: «Matteo si rallegra». Gotor sfreccia in direzione aula come se non vedesse l’ora di votare il candidato scelto da Renzi. Fassina già parla di ritrovata unità del partito. Il riottoso Corradino Mineo esagera: «Gli altri sono guardiani di gregge, Renzi è un leader politico». I delegati molisani del Pd chiedono a Roberto Formigoni di far loro una foto di gruppo, e il Celeste si presta: è il giorno delle buone maniere. 665 Il numero di voti con il quale Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica Insomma, l’incubo dei franchi tiratori si è definitivamente dissolto nella notte. A beneficio degli sponsor di Mattarella, e a maleficio di chi ancora coltivava l’illusione di una (improbabile) ripetizione dei pasticci del 2013 che mandarono all’aria la candidatura di Prodi. Infatti quelli di Forza Italia sono rassegnati e attraversati dal timore di un imminente resa dei conti: «Vi dovreste occupare dei disastri fatti il duo tragico» sibila Maria Rosaria Rossi, fedelissima del Cav, riferendosi a Verdini e Letta. Abbandonata l’ipotesi di disertare l’aula in spregio al «tradimento di Renzi», alla fine gli azzurri scelgono di votare scheda bianca. Ma poiché i sospetti reciproci regnano sovrani, corrono tutti in aula per studiare i tempi di permanenza dei delegati di Forza Italia sotto il catafalco allestito per garantire la segretezza del voto. E’ uno spettacolo nello spettacolo. Le valchirie di Berlusconi iniziano a ripiegare la scheda prima ancora di entrare nel catafalco e lo oltrepassano in un baleno: scheda bianca. Per la cronaca, la più rapida è Stefania Prestigiacomo. TOTI E RENZI ALLA BUVETTE
Altri, invece, si soffermano a lungo, anche perché ci si impiega parecchio a scrivere il nome di Mattarella. Per cui quando tocca a Verdini e a Fitto sembra che stiano dentro un’eternità. Rotondi appena poco di meno. Razzi e Scilipoti non vogliono uscire più. Quelli che gestiscono il pallottoliere diranno poi che sono quasi quaranta i forzisti che hanno disobbedito votando «il candidato di Renzi». Il quale Renzi, che non essendo deputato non può entrare in aula, s’affaccia alla buvette. L’emissario di Berlusconi, Toti, fende la baraonda per raggiungerlo: «Volevo solo salutarlo». Il Transatlantico si svuota dopo mezzogiorno. I capannelli si sciolgono, ora sono tutti in aula perché è iniziato lo spoglio. I primi cinque voti fanno venire i brividi a più d’uno: tre Imposimato (candidato dei grillini), un Feltri (nome di bandiera scelto da Lega e Fratelli d’Italia) un Mattarella. Che succede? Non succede niente. Dal sesto in poi le cose vanno come devono andare. I banchi del centrosinistra si riempiono all’inverosimile, solo posti in piedi. Lotti, uomo del premier, va a salutare con calore Rosy Bindi: quando si vince ci si vuole bene. NAPOLITANO IN AULA
Renzi e Napolitano seguono l’inarrestabile ascesa di Mattarella dalla stanzetta riservata ai ministri. E quando la soglia del quorum si avvicina, l’ex Capo dello Stato si precipita in aula, vuol esserci anche lui per l’applauso. Il segretario del Pd non aspetta neppure il momento fatale, via sms ringrazia tutti i suoi grandi elettori: «Orgoglioso della vostra serietà». I contabili di Sel sbagliano e fanno partire un’ovazione anticipata, ma bisogna aspettare solo altre dieci schede. Comincia la festa e i fotografi si concentrano sull’abbraccio fra Maria Elena Boschi e Marianna Madia. Ecco, adesso l’aula di Montecitorio è l’immagine nitida di quel che è accaduto in questi giorni, il giudizio finale su vincitori e sconfitti. 673 Il quorum necessario per l'elezione del Presidente della Repubblica nelle prime tre votazioni Quelli di Udc e Ncd, che pure si uniscono alla festa, non sprizzano felicità, malgrado le parole di Alfano: «Ho votato Mattarella con gioia». Dal loggione grillino manco un mezzo applauso, e c’è anche chi rimane seduto. I leghisti appena possono abbandonano l’aula. Dai banchi di Forza Italia i battimani arrivano radi, fugaci, svogliati. Quando finisce la conta «il Candidato» è a quota 665, perfino più del previsto, a un soffio dalla maggioranza qualificata. Inutile dire che Renzi non sta nella pelle. Il primo tweet del dopo elezione è suo: «Buon lavoro presidente Mattarella, Viva l’Italia». Berlusconi si rallegra mandando da Arcore un telegramma, come si usava ai suoi tempi.
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