L’AQUILA - L’attacco frontale contro la città dell’Aquila “zavorra” dell’Abruzzo giunto in questi giorni sui media da esponenti pescaresi e chietini compatta il fronte politico aquilano e addirittura due nemici storici come il sindaco, Massimo Cialente, e il leader dell’opposizione, Giorgio De Matteis.
Questi ultimi, però, invece di rompere il fronte dichiarando guerra alla città adriatica, rilanciano un percorso di gemellaggio con Pescara che venne annunciato quasi quattro anni fa tra squilli di tromba come svolta storica per superare le divisioni e di cui, poi, si sono perse le tracce, con la mancata ratifica dei due Consigli comunali.
Una mossa in contropiede, quella dei due navigati politici aquilani, destinata a creare sicuramente ripercussioni sia interne che esterne alla politica locale.
Interne perché i due, in realtà, sono nemici giurati da decenni, inimicizia rinnovata in occasione delle amministrative 2012 che hanno visto Cialente e il centrosinistra sconfiggere al ballottaggio De Matteis, alla guida di una coalizione mista civico-politica senza il Popolo della libertà.
E ora De Matteis duella con altri esponenti del centrodestra frammentato per la leadership dell’opposizione, con iniziative spesso anche doppie o in contrasto tra loro.
Ma le ripercussioni saranno anche esterne perché in queste settimane, e prima del tiro incrociato sull’Aquila, è cominciato il dibattito sulla “legge speciale per il capoluogo”, presentata dal presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e dal consigliere aquilano, l’unico dei 31, il democrat Pierpaolo Pietrucci, che se approvata stanzierà lo 0,5% del gettito del bollo auto, 500 mila euro all’anno o poco più, per finanziare iniziative e organi di coordinamento.
Una legge attesa alle tagliole dell’aula con la gelosia di molti territori per quello che viene visto come “favoritismo”, clima ancor più avvelenato da uscite come quella dell’ex consigliere regionale Carlo Costantini o dell’ex candidato alla guida di Confindustria Abruzzo Paolo Primavera, che hanno silurato L’Aquila.
Ai loro strali, strategicamente, Cialente e De Matteis rispondono tendendo la mano all’attuale sindaco adriatico, Marco Alessandrini, e allo stesso governatore D’Alfonso. (alb.or.)
LA NOTA COMPLETA
“La scelta di sottoscrivere, il 26 luglio 2011 all’Emiciclo, il protocollo di intesa per il gemellaggio L’Aquila-Pescara, firmato da noi insieme all’allora sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, e al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano, lasciando alle spalle lotte anacronistiche, mirava a rendere la nostra regione più forte e coesa, pronta alla sfida per risorgere da una crisi che morde il Paese intero e l’Abruzzo in particolare”.
A dirlo, in un comunicato congiunto, sono il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e l’esponente della minoranza in Consiglio comunale, Giorgio De Matteis, che all’epoca era vice presidente vicario del Consiglio regionale.
“Sfida sociale, economica e culturale - continua la nota - rispetto alla quale tutti abbiamo un’enorme responsabilità morale. Siamo la cerniera tra una realtà, il Nord del Paese, che inizia a risorgere, e il Sud, che sconta decenni di drammi sociali ed economici. Già questo ruolo di spinta per la rinascita e l’unione tra queste due grandi realtà del Paese deve farci comprendere quanto sia necessario essere forti e coesi per risultare determinanti in questo processo. Quindi, chi ha più testa la usi in positivo”.
“E invitiamo il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, a riprendere insieme il percorso iniziato con il protocollo di gemellaggio tra le due città. Protocollo che non esclude le province di Teramo e Chieti - specificano - anzi le inserisce a pieno titolo con uguale dignità e assoluta importanza nel processo di sviluppo dell’intera regione”.
“Ripartiamo, quindi, per costruire un futuro, rispetto al quale essere protagonisti nelle future sfide del nostro Paese”, concludono Cialente e De Matteis.