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Pescara, 05/11/2025
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Data: 20/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
FI, Puglia in rivolta. Ira di Berlusconi. Tutto il vertice regionale si dimette contro il commissariamento. Fitto all’attacco: ci vogliono epurare, ma sono segnali di debolezza

ROMA Ansia, mista a delusione. Così descrivono Berlusconi i forzisti che lo hanno sentito ieri. Solo per pochi minuti «perché - raccontano - il presidente è indaffaratissimo a preparare le liste per le regionali». Già. Il problema è che le elezioni di maggio rischiano di diventare la Waterloo del Cavaliere, che ha stretto sì un patto con l’Ncd di Alfano, ma che si sta vedendo sfuggire l’intesa con Salvini. Una situazione che i sondaggi descrivono «ad alto rischio per i forzisti, che potrebbero vincere solo in Campania».
IL QUADRO

E a peggiorare il quadro ci si mette il nuovo assalto delle Procure che stanno indagando sulle Olgettine e che potrebbe convincere la Cassazione a rinviare a giudizio in appello l’ex premier, che così vedrebbe sfumare l’agognata agibilità politica, attesa per marzo. Per questo, Berlusconi non vuole sentir parlare delle beghe tra i big del partito, che bolla come «battibecchi da cortile». Che però rischiano di far deflagrare quel che resta di Forza Italia dove ognuno sembra ormai parlare per sé. Perfino il compassato e prudente presidente dei senatori berlusconiani, Paolo Romani, dopo giorni di silenzio, in un’intervista a Repubblica, si scaglia contro il suo omologo alla Camera, Renato Brunetta, che, da solo, è andato da Mattarella e gli ha presentato un documento «pieno di espressioni sbagliate, che non è stato né votato, né condiviso dai gruppi parlamentari». «Ma come? I giudici si stanno scatenando di nuovo contro di me. Renzi mi sbeffeggia. Salvini mi dà gli aut aut. E il partito pensa solo alle beghe interne?», è lo sfogo dell’ex premier. Che ha però scatenato l’artiglieria pesante contro Raffaele Fitto e i suoi, che si preparano alla convention di domani a Roma, certi di attirare tutti i forzisti che hanno qualcosa da recriminare. Ossia, una folla. «Da Arcore sono partite pesanti pressioni per convincere deputati, senatori e quadri locali a disertare la nostra assemblea - accusa il fittiano Maurizio Bianconi - staremo a vedere».
LE TENSIONI

Sono le decisioni prese in Puglia, con il commissariamento del partito, affidato al fedelissimo Luigi Vitali, la prova che Berlusconi ha fatto partire la sua contraerea. I nove coordinatori seguaci di Raffaele Fitto hanno però risposto con uno scatto di orgoglio. Ossia con le dimissioni. Un grido di indipendenza che suona come un avvertimento. «Volete la guerra? Allora trovatevi i voti da soli per sostenere Schittulli, il candidato che avete scelto», è il messaggio. Il che, detto dai plenipotenziari forzisti, forti di almeno 20 mila voti a testa, significa che la vittoria in Puglia diventa difficile. Basta sentire quel che Giovanni Toti dichiara al Gr1 per capire il clima. «Chi vuole dividersi a tutti i costi si assumerà la responsabilità di fronte agli elettori di far perdere il centrodestra». Chi lo conosce però scommette che Fitto non sceglierà lo scontro frontale. Anzi, sosterrà Schittulli, pur criticando Berlusconi «per quello che è un atto di debolezza, non di forza. Che sbaglio provare a epurarci!». Tuttavia, non lascerà il partito. Semmai, si farà cacciare. Cosa che Berlusconi, a quanto pare, non può fare «perché mancano gli strumenti statutari».

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