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Data: 27/02/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Corruzione - Fisco a caccia dei corrotti, la soffiata interna sarà criptata. Orlandi agli uffici: «Denunciate gli illeciti dei vostri colleghi» Anonimato e protezione da rappresaglie per le gole profonde. Le regole. Si potrà denunciare tutto dalla mazzetta al badge non timbrato.

ROMA Thomas Gerahty è forse meno famoso di Eric Snowden o di Hervé Falciani. Ma alla Glaxo, gigante famaceutico, se lo ricorderanno a lungo. La sua ”soffiata” sulle promozioni illegali di farmaci è costata al colosso una multa da 3 miliardi di euro. La più alta mai pagata da una casa farmaceutica. Gerahty come Snowden, che aveva rivelato le intercettazioni illegali dell’intelligence americana, e Falciani che aveva rubato i dati dei clienti della banca svizzera Hsbc, è un «whistleblower». Tradotto in italiano significa soffiatore di fischietti, nella pratica un dipendente che denuncia attività illecite dell’organizzazione per la quale lavora. I «whistleblowers» stanno per fare il loro esordio anche in Italia e in uno dei gangli più delicati della macchina dello Stato: il Fisco. Ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha diffuso a tutti gli uffici una circolare e una lettera per definire una sorta di «programma di protezione» per chiunque all’interno dell’Agenzia intenda denunciare illeciti o anche semplici irregolarità compiute da colleghi o superiori. Una misura anti-corruzione, presente nell’ordinamento sin dal 2012 ma poco attuata e che ha avuto una spinta con la costituzione dell’Anac, l’Agenzia guidata da Raffaele Cantone. Proprio il super-magistrato è stato uno dei primi dirsi soddisfatto. «Non posso che plaudire a questa iniziativa», ha detto, «che auspico possa estendersi e ritengo particolarmente utile».
IL MANUALE
«Ancora una volta», ha scritto invece la Orlandi nella sua lettera ai dipendenti, «siamo stati tra i primi a non passare oltre ma a guardarci dentro, accollandoci insieme il carico di denunciare i comportamenti illeciti». E non solo, ha spiegato, «i reati, ma tutte quelle condotte che non possono e non devono appartenere al comune sentire di un’amministrazione sana, che chiede ogni giorno correttezza e trasparenza a 43 milioni di italiani». L’Agenzia, insomma, deve diventare l’emblema «della legalità e dell’onestà». Chi denuncerà gli illeciti, spiega il manuale di quattordici pagine diramato dall’Agenzia ai suoi dipendenti, avrà la tutela dell’anonimato (anche se il consiglio che viene dato è, quando possibile, di mettere il nome) con sistemi di trasmissione crittografati delle denunce e, in ogni caso, non potrà essere discriminato con azioni disciplinari ingiustificate, o con altre rappresaglie. Del resto la storia recente racconta che, nei casi di whistleblowing italiani a pagare, quasi sempre, è chi fa la segnalazione e non chi commette l’illecito. Qualche mese fa era balzato agli onori della cronaca la storia di un medico in Basilicata che aveva denunciato gravi negligenze in sala operatoria che avevano portato al decesso di una paziente. Tutto documentato con un video. A finire licenziato era però stato lui. Non un caso isolato. La decisione del Fisco è destinata a fare proseliti. Il piano Anti-corruzione prevede che tutta la Pubblica amministrazione si doti di meccanismi di segnalazione «sicuri» con delle «tutele» per chi punta l’indice contro colleghi e superiori. Molti si stanno già adeguando, come il ministero della Funzione Pubblica. Altri arriveranno presto. Non solo. Il «whistleblowing» non rimarrà confinato nella Pubblica amministrazione. Si allargherà anche al settore privato. Alle banche innanzitutto. A febbraio il governo ha adottato un decreto per modificare il Testo unico bancario ed introdurre anche per i dipendenti degli isituti di credito che ”soffiano” informazioni a Bankitalia le stesse tutele decise ieri dalla Orlandi per chi segnala illeciti o irregolarità.

Le regole. Si potrà denunciare tutto dalla mazzetta al badge non timbrato. Per muoversi non servirà avere prove certe:
basterà, dice il manuale, un «fondato sospetto»
Nel mirino anche i rapporti troppo stretti tra funzionari, contribuenti e loro consulenti
SOTTO OSSERVAZIONE GLI ACCESSI INGIUSTIFICATI AL SISTEMA INFORMATICO DELL’AGENZIACHE CONTIENE I DATI SUI REDDITI E I CONTI

ROMA Rossella Orlandi nella sua circolare agli uffici è stata chiara. Nel progamma di «whistleblowing» dell’Agenzia delle Entrate non andranno segnalati solo fatti che costituiscono reati. Anzi. L’elenco dei possibili illeciti che i dipendenti del Fisco potranno denunciare è lungo. C’è per esempio l’accesso indebito al sistema informatico del’Agenzia delle Entrate nel quale, è bene ricordarlo, sono contenuti dati sensibili dei cittadini, dalle loro dichiarazioni dei redditi fino ai saldi dei conti correnti. Si potranno, poi, denunciare anche i furbetti del tornello, quelli cioè che commettono «irregolarità nell’attestazione delle presenze in ufficio», ossia che in pratica timbrano il cartellino e poi spariscono. Ed ancora, i rapporti troppo stretti tra uno sceriffo del Fisco e un contribuente o un consulente, comportamento questo considerato sintomo di possibile corruzione.
I COMPORTAMENTI DUBBI
Così come sarà considerato «sospetto» chi chiede continuamente informazioni su un determinato fascicolo. Interessante anche un altro inciso contenuto nella circolare. Non sarà necessario che il dipendente «abbia l’assoluta certezza dei fatti denunciati», basterà che alla base della segnalazione ci sia un «fondato sospetto». Nella circolare è spiegato poi, che la segnalazione dovrebbe essere firmata, perché rappresenta «un momento di effettiva realizzazione del senso civico del dipendente».
Senza tralsciare il fatto che il nome e il cognome di chi ha sporto la denuncia rimarrebbero sempre tutelati dal segreto, protetto anche attraverso un sistema crittografato di comunicazione via mail. Tuttavia, precisa il manuale, anche le segnalazioni anonime saranno prese in considerazione. Ma chi sarà a ricevere le mail e le lettere con le soffiate? Potranno essere indirizzate al responsabile della prevenzione della corruzione. I dipendenti, insomma, potranno scavalcare il proprio superiore gerarchico, anche perché chi fa la soffiata potrebbe ritenerlo inqualche modo implicato, per esempio per non aver controllato adeguatamente i suoi sottoposti.
La denuncia potrà essere inviata anche direttamente all’Agenzia anti-corruzione, l’organismo guidato dal super-magistrato Raffaele Cantone. I funzionari che denunciano casi di presunta corruzione, infine, non potranno in nessun modo essere discriminati. Non potranno cioè, subire azioni disciplinari ingiustificate o altre forme di molestia sul luogo di lavoro, così come non potranno subire ritorsioni di carattere organizzativo come per esempio può essere un trasferimento ingiustificato da un ufficio ad un altro.

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