ROMA Salvini contro tutti. Il leader della Lega si smarca anche da Forza Italia chiudendo le porte a un’alleanza di centrodestra: «Se si votasse domani mattina, la Lega andrebbe da sola perché con Forza Italia abbiamo una diversità di vedute sui temi dell’Europa, dell’euro, stanno con la Merkel noi con la Le Pen». L’accordo nazionale è dunque lontanissimo, e «porte sicuramente chiuse per chi è al governo con Renzi, vedremo cosa vorrà fare Berlusconi in futuro». Una gelata che provoca la reazione di Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere: «Non ci faremo trascinare in giro da Salvini che vuole costruirsi un piccolo successo personale sulle macerie del centrodestra, distruggendolo. Il suo narcisismo lo condanna all’emarginazione». Le elezioni politiche non sono dietro l’angolo ma lo scontro si trascina dietro gli accordi per le prossime regionali, dove in Veneto la Lega ha messo il veto sul Nuovo centrodestra di Alfano. Toti fa capire che le alleanze non sono variabili: «Se quello è un modello di buongoverno, lo è anche la Lombardia», un esplicito riferimento alla Regione guidata da Maroni e alla coalizione che potrebbe essere messa in discussione. Ma le esibizioni muscolari arrivano fino in Toscana, tappa ieri del “Salvini tour”, dove il leghista rivendica un suo candidato, l’economista antieuro Claudio Borghi: «Se Forza Italia vuole sostenerlo, è benvenuta». Intesa difficilissima su una candidatura poco più che di bandiera, visto che alle europee Borghi ha raccolto meno di tremila voti in tutta la circoscrizione dell’Italia centrale. «Il nostro orizzonte è un centrodestra compatto - sollecita ancora Toti - Ncd e la Lega sono i nostri interlocutori e speriamo che le prossime settimane servano anche agli alleati a chiarirsi le idee». Per rendere più chiaro il concetto arriva il siluro sul corteo di sabato a Roma: «Salvini va in piazza contro il governo ma il suo atteggiamento garantisce una lunghissima vita a Renzi». «Si metta una felpa senza cappuccio - intima Gasparri - va bene che deve caricare la manifestazione di sabato ma tirando la corda regala il Veneto al Pd e la Lombardia alle urne». Sul fronte interno, intorno alla querelle veneta tra il segretario della Liga Flavio Tosi e il candidato Luca Zaia, si avvicinano i due appuntamenti cruciali: il consiglio federale di lunedì a Milano e la riunione di giovedì che dovrà prendere una decisione sulle liste. Tosi sfilerà a Roma con i dirigenti leghisti, un gesto di distensione che potrebbe non bastare visto che tra i vertici di via Bellerio c’è chi vuole la sua espulsione. «Serve un accordo prima di sabato, Tosi e Zaia trovino la soluzione, credo sia giusto che il Veneto decida su alleanza e le liste» incalza Maroni. Il timore è di uno scontro all’arma bianca dentro il consiglio federale, dove la frattura potrebbe diventare insanabile.