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Data: 28/02/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Il progetto del nuovo porto bloccato dal ministero. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici evidenzia delle carenze nel Prg portuale

PESCARA Il Piano regolatore portuale (Prp), che contiene il progetto da 200 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo scalo marittimo in grado di superare i problemi di insabbiamento, è stato bloccato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Più precisamente dal Consiglio superiore dei lavori pubblici che ha esaminato il provvedimento trasmesso dalla Regione e dal Comune per un parere prima dell’approvazione definitiva. Parere che, di fatto, non è stato nemmeno emesso, perché i documenti inviati e le analisi effettuate risultano carenti. A dare la notizia dello stop al piano regolatore portuale è stato il Movimento 5 Stelle, che ha sempre criticato il progetto del nuovo porto, in quanto sarebbe troppo impattante dal punto di vista ambientale e troppo costoso. Ma la replica del vice sindaco e assessore ai lavori pubblici Enzo Del Vecchio non si è fatta attendere. «Il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici», ha detto, «risale al 10 dicembre scorso. Da allora si sono svolte decine di riunioni tra Regione, Comune, Genio civile, Capitaneria di porto per ottemperare alle prescrizioni ministeriali. Entro la fine di marzo trasmetteremo di nuovo il piano regolatore portuale al ministero completo dei documenti richiesti e contiamo di concludere l’iter con l’approvazione definitiva da parte della Regione entro il prossimo maggio». Una previsione che i grillini giudicano troppo ottimistica, alla luce dei tanti rilievi mossi dal Consiglio superiore dei lavori pubblici in un documento di 42 pagine. In effetti, le prescrizioni non appaiono di poco conto leggendo il parere. I tecnici del ministero rimproverano, sia al Comune, che alla Regione, di aver tralasciato una serie di indicazioni importanti. Secondo il Consiglio superiore dei lavori pubblici, manca innanzitutto uno strumento considerato fondamentale, il Psda, cioè il Piano stralcio di difesa dalle alluvioni, indispensabile per valutare il rischio alluvioni. «Serve una relazione», scrivono i tecnici, «sugli aspetti idraulico-marittimi contenente ulteriori approfondimenti riguardanti aspetti relativi alla morfodinamica costiera e all’idraulica fluviale». «Sembra assurdo», ha affermato la consigliera dei 5 Stelle Erika Alessandrini, «che oggi in fase di approvazione di uno strumento così importante, manchino studi e analisi su eventi che potrebbero essere devastanti per la nostra città». A detta dei tecnici del ministero, si devono anche approfondire i livelli di sicurezza delle aree urbane lungo le sponde del fiume per un tratto molto più ampio di quello finora considerato nello studio idraulico a supporto del Piano regolatore portuale. Inoltre, problemi sono stati riscontrati anche per l’impianto antincendio. In particolare, per la sicurezza durante la movimentazione dei prodotti petroliferi. «Questo dimostra che i tecnici conoscono meglio il porto dei nostri governanti locali», ha fatto notare l’esponente dei 5 Stelle Massimo Di Renzo. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici non si ferma qui nelle critiche. I tecnici fanno presente che il progetto del nuovo porto prevede non trascurabili importi di spesa datati tra l’altro al 2008, relativamente ad arredi e impianti. «Serve un documento che illustri in modo aggiornato gli aspetti economico finanziari», rivela la relazione ministeriale. E poi ancora: mancano del tutto le valutazioni integrate del sistema portuale abruzzese; nonché le effettive esigenze, sia per i traffici passeggeri, che per quelli commerciali. «Ci sentiamo imbarazzati, quali cittadini di questa città», hanno commentato in una nota i consiglieri Enrica Sabatini, Erika Alessandrini e Massimiliano Di Pillo, «per la figura fatta di fronte allo Stato e per l’assoluta mancanza di approfondimento con cui il Comune e gli altri organi coinvolti hanno elaborato uno studio così importante per il futuro della marineria e dell’economia pescarese.

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