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Pescara, 05/11/2025
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Data: 01/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Processo all’Urbanistica la Cassazione rigetta il ricorso della Procura. L’atto contestava il proscioglimento deciso dal gup nei confronti di D’Alfonso, politici, funzionari e costruttori

I giudici della Suprema Corte di Cassazione bocciano il ricorso presentato dal pm Gennaro Varone contro il proscioglimento degli imputati coinvolti nell’inchiesta sull’urbanistica al Comune di Pescara. La madre di tutte le inchieste contro l’ex sindaco e attuale governatore d’Abruzzo, Luciano D’Alfonso. Parliamo «di un nutrito gruppo di imputati - scrivono i giudici romani ricordando le ipotesi accusatorie - formato da amministratori del Comune di Pescara, funzionari e dirigenti dell’ente pubblico operanti nei settori urbanistico-territoriale ed edilizio, titolari di imprese e gestori di imprese di costruzione, ai quali il pm contestava plurimi episodi di corruzione propria antecedente e susseguente connessi ad un diffuso sistema di generalizzati favoritismi attuati da pubblici ufficiali, con abuso dei poteri correlati alle qualità dagli stessi a vario titolo ricoperte, a beneficio degli interessi edificatori dei costruttori in cambio di erogazioni di somme di denaro e altre utilità». Insomma i cosiddetti accordi di programma che costituirono l’intelaiatura della prima mega inchiesta a carico di D’Alfonso, che si concluse con un non luogo a procedere.
RICORSO INFONDATO
Nel rigettare il ricorso i giudici della Cassazione scrivono che «l’impugnazione del procuratore non può trovare accoglimento. I delineati motivi di ricorso sono infondati, sino a lambire i contorni della inammissibilità per sostanziale genericità e assertività dei contenuti censori e loro indeducibilità, laddove alla proposta tematica della qualificazione giuridica dei fatti ascritti agli imputati si sottende una rivalutazione puramente fattuale delle fonti di prova estranea al giudizio di legittimità». I giudici danno il loro pieno avallo al giudizio espresso dal gup che decise per il proscioglimento dei 18 imputati nei cui confronti Varone propose ricorso. Ricordando al pm, che tenta di farli entrare nel merito delle vicende, che loro sono soltanto giudici di legittimità.
GIUDIZIO MOTIVATO
«Le censure articolate dal pm si traducono in massima misura in censure fattuali ovvero in prospettazioni rivalutative dei fatti storici integranti l’accusa elevata nei confronti degli imputati, vale a dire in temi e profili non scrutinabili nel giudizio di legittimità».
I giudici chiudono affermando che «nel caso in esame le conclusioni cui è pervenuto il gup di Pescara, oltre ad apparire frutto di commendevole approfondito esame dei dati processuali, sono adeguatamente motivate sul piano logico e giuridico. In conclusione il gup non è incorso nell’errore prospettico lamentato dal pm, avendo adottato una decisione che si uniforma ai parametri di valutazione del giudizio prognostico di invariabilità della piattaforma probatoria, non modificabile attraverso il dibattimento».
La decisione della Cassazione riguarda D’Alfonso, Dezio, Silverii, Di Carlo, Di Mascio, Buono, Primavera, Di Biase, Ferrara, Bruno, Di Properzio, Lamante, Sciarra, Di Vincenzo, Dogali, D’Andrea, Olivieri e Chiavaroli.
Maurizio Cirillo

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