TERAMO E’ un ritorno colmo di emozioni quello del vicepresidente del Csm (l’organo di governo della magistratura) Giovanni Legnini in quella che chiama «la mia università». Qui trentuno anni fa si laureò (con lode) in Giurisprudenza iniziando la carriera che l’ha portato alla quinta carica dello Stato. E qui oggi torna per ritirare l’onorificenza “Guido II Aprutinorum comes et episcopus”: una pergamena e la croce celtica rossa e bianca che l’Università di Teramo gli conferisce per l'impegno profuso nei ruoli istituzionali. «Conservando sempre costante», sottolinea il rettore Luciano D’Amico, «un collegamento con il territorio aprutino, e per la levatura morale dimostrata nella vita politica al servizio delle istituzioni». L’occasione è l’inaugurazione dell’anno accademico, l'ottava nella storia dell'ateneo, dieci anni dopo l’ultima volta del rettore Luciano Russi. Dall’aula magna si solleva un lungo applauso da parte dei circa 700 invitati intorno a un urlo (“Sei il nostro orgoglio”) che qualcuno lancia isolato e al quale Legnini risponde con un grazie, un sorriso e lo sguardo commosso. «Essere qui oggi è per me un onore oltre che un’emozione», sono le sue prime parole con la croce al collo anteponendo quindi un suo evidente interesse: «Ringrazio fin da ora i rettori di Teramo, Chieti e L’Aquila per la cooperazione fra i tre atenei imprescindibile per lo sviluppo dell’Abruzzo». Prima della cerimonia, però, Legnini viene chiamato a commentare le parole con le quali il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha smentito di aver accolto la sua proposta di un “tagliando” tra 6 mesi degli effetti della legge sulla responsabilità civile per evitare lo sciopero dei magistrati. Che cosa farà adesso il loro organo di governo? «Il Csm», afferma Legnini come al suo solito in forma pacata, «sarà anche e soprattutto su questo tema un presidio di indipendenza e serenità per i magistrati». L’ intervento è incentrato sul conflitto tra Economia e Diritto che ha da sempre richiamato il suo interesse: «Quando discussi la tesi sulla politica dei redditi, era diffusa l’opinione della prevalenza dell’economia sul diritto: dedicai quasi un anno alla ricerca degli orientamenti sulla politica dei redditi in Italia consultando gli atti parlamentari e dedicandomi alla lettura di economisti classici, keynesiani e neokenesiani». Un rapido excursus che, da studente all’ultimo anno di Legge, lo porta a citare la prof Carla Esposito, relatrice della sua tesi e presente dietro di lui tra le fila del corpo accademico. E poi, da uomo del diritto, ad affrontare il tema della giustizia redistributiva e della maggiore uguaglianza tra cittadini. «La strada da seguire ce la indicò 35 anni fa Federico Caffè, che disse: “oggi ci si trastulla nominalisticamente nella ricerca di un nuovo modello di sviluppo. E si continua ad ignorare che esso nelle sue ispirazioni ideali è racchiuso nella Costituzione. I responsabili della politica economica ricordino più spesso (in verità imparino a ricordare) che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”. E questo», tira le somme Legnini, «indica la nostra Costituzione all’articolo 3 e questo è anche il mio convincimento». L’orchestra sinfonica abruzzese diretta da Marcello Bufalini gli dedica la 5ª danza ungherese di Brahms. E anche un economista come D’Amico lo applaude.