ROMA Il giorno dopo la manifestazione leghista di piazza del Popolo nel centrodestra si tirano le somme. In FI in molti, ma non tutti, prendono le distanze dagli slogan e dai vaffa di Salvini e truppe al seguito. Ncd aborrisce le posizioni del leader del Carroccio al punto di porre, in vista delle regionali, un aut aut a Berlusconi: o con noi o con lui. Lo stesso Salvini, con il conforto dell’FdI di Giorgia Meloni, si dichiara «felicissimo» della manifestazione di sabato e alle critiche mossegli replica seccamente: «Io voglio parlare di contenuti. Al di là delle polemiche, vorrei sapere se FI condivide o meno le proposte della Lega su euro, lavoro, agricoltura: se non le condividono, peggio per loro, perché i loro lettori sì».
Dall’ex Cavaliere, alle prese con il difficile rebus delle alleanze per le regionali, nessuna risposta, per ora. Anche perché dovrà vedersela anche con un altro ultimatum, quello postogli da Angelino Alfano che gli ingiunge di «non sottomettersi alla leadership estremista di Salvini: non credo - afferma il leader ncd - che sia nel suo interesse». «Quanto a noi - aggiunge il ministro dell’Interno - non abbiamo nulla a che fare con questa estrema destra davvero brutta». Altro perentorio invito agli azzurri, è quello di Renato Schifani a «decidersi se stare con la Lega antieuropea e intollerante di Salvini o correre alle regionali con Area popolare di Ncd e Udc sia in Veneto sia in Campania. Aspettiamo delle risposte. Se FI - dice il presidente dei senatori di Ap - deciderà di rinnegare i valori del Ppe per stare in Italia con la destra modello Le Pen, aumenterà le contraddizioni al proprio interno».
Tra i meno entusiasti, in FI, di quanto s’è visto sabato a piazza del Popolo, è Paolo Romani, il quale sostiene che «FI ha assai poco in comune con quella piazza», in particolare con «Casa Pound e con la cultura del vaffa». Se questa è la premessa «per la trasformazione della Lega in un movimento di estrema destra, lepenista, tutto - secondo il capogruppo al Senato - si risolverà in un’operazione del tutto sterile rispetto alla ricostruzione di un’alternativa alla sinistra». Eguale la tesi de ”Il Mattinale“ di Renato Brunetta: «La manifestazione della Lega disegna un percorso verso l’estrema destra, velleitario e perdente. Salvini sappia -avverte la nota del gruppo della Camera- che FI non ci sta. Matteo il leghista torni in se stesso, rinunci al ruolo di mister Hyde. Noi non cambieremo pelle e cuore per seguirlo. La nostra gente non cambierà il suo dna per adeguarlo all’estremismo lepenista».
AVVERSIONE
La diffusa avversione in FI alla deriva lepenista della Lega non è tuttavia unanime. C’è infatti chi, come Daniela Santanchè, vorrebbe comunque un «fronte comune» col Carroccio: «Salvini - sostiene la pasionaria azzurra - ha risvegliato tante coscienze assopite. La sua energia, unita al carisma di Berlusconi, è una risorsa che il centrodestra non può lasciarsi sfuggire. Non gettiamo alle ortiche la grande opportunità di costruire un fronte comune con la Lega».
Intanto, un grosso nodo, sia pur non legato alla manifestazione di sabato, viene al pettine della Lega. Salvini, infatti, dovrà vedersela oggi, in un vertice a via Bellerio, con la ”grana veneta“ del braccio di ferro tra Zaia e Tosi sulle liste per le regionali. Possibile il ricorso a un commissario scelto dallo stesso Salvini per reggere le sorti del partito in Veneto fino alle elezioni.
Lo sfogo dell’ex Cavaliere «I pazzi non li sopporto più». L’ira del leader per l’affondo lumbard ma anche per «l’autolesionismo» azzurro. Fitto non molla, Verdini sull’Aventino. E smobilita la sede nazionale a Roma
ROMA «O finisce la pazzia o me ne vado. E non si salverà nessuno». Silvio Berlusconi predilige da sempre l’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, ma quella è un’altra cosa. Questa, nell’ottica berlusconiana, è la «pazzia» della Lega e del suo segretario («Salvini sta giocando la partita per Renzi e con i suoi toni assurdi gli regalerà i voti dei moderati»), l’«autolesionismo» di Forza Italia, l’«estremismo velleitario» di Fratelli d’Italia e l’«impuntatura» di Alfano che non vuole rapporti con il Carroccio. «Ma non lo vogliono proprio capire - insiste con i suoi interlocutori il leader da Arcore, massaggiando il suo piede ferito, ma la ferita dell’ingratitudine e della «pazzia» degli altri è quella per lui più dolorosa - che potremmo avere un’alleanza a cinque punte e Renzi sarebbe battibilissimo se noi non ci auto-condanniamo all’irrilevanza e alla sconfitta?». Fa i conti e li rifà Berlusconi: «Forza Italia con la Lega, con Ncd-Udc, con Fratelli d’Italia e mettiamoci perfino Passera, può tornare a rappresentare la maggioranza degli italiani che ora non ci segue perchè ci vede divisi». La tentazione è quella di «mollare tutto e andare via». Ma si può? Ogni giorno che passa la pulsione al ritiro cresce ma sa anche molto bene, Silvio, che la politica gli serve assai in questa fase di nuova offensiva di Mediaset sul fronte economico-finanziario. Ogni occhiata che rivolge fuori dalla reggia di Arcore - dove è sempre più rinchiuso e i fittiani ma non solo loro lo descrivono come osteggio del Cerchio Magico - gli trasmette una situazione di dissoluzione in atto sia sul fronte delle alleanze sia su quello interno al partito.
CARO SANDRO
Il leader ha telefonato all’ormai quasi ex forzista Bondi, per manifestargli il suo dispiacere per le parole di fuoco che il caro amico ha rivolto alla corte berlusconiana per le «epurazioni» di fittiani in corso in Piemonte (dove vive e opera l’adoratissima fidanzata di Sandrone, Manuela Repetti). Ma «non si può stare, caro Sandro, in un partito, comportandosi come se si stesse fuori». E si tratta di un partito rimasto senza euro in cassa e che ha disdetto l’affitto della sede faraonica di San Lorenzo in Lucina per andare in un anonimo appartamento (più call center che quartier generale politico) da 300 metri quadri con dentro non più di venti dipendenti (per gli altri da aprile non ci saranno più i soldi per gli stipendi). Un partito senza luogo, sfrattato da se stesso.
LA TRATTATIVA
Intanto, ecco l’appello che per telefono anche in queste ore Berlusconi va rivolgendo a Maroni e a Zaia: «Fatelo ragionare». Silvio unisce la voglia di trattare a oltranza con la Lega e la stanchezza di chi non riesce a far capire agli altri, compresi quelli del suo partito, che gli aut aut e le fronde non portano da nessuna parte.
«Io i pazzi non li sopporto più!», è lamento dell’ex Cavaliere che però fa andare avanti con tutti i mezzi possibili la trattativa con il Carroccio. Ignazio Abrignani cerca di fare moral suasion su Salvini e lo definisce «una risorsa e può benissimo lavorare insieme con noi». Altero Matteoli, presidente del tavolo sulle Regionali, vede aperture nel comizio romano di Salvini e comunque: «Se il leader leghista, per fare l’accordo con noi, vuole una Forza Italia all’opposizione del governo Renzi, ci siamo». Chi non c’è, in questa fase, è Verdini, come dire l’uomo-tutto nell’ambito dell’organizzazione del partito sui territori: con Denis sull’Aventino, qualsiasi cosa, a cominciare dalle Regionali, sta diventando più difficile. E le preoccupazioni dell’Ex Cavaliere sembrano implacabili.