PESCARA Adesso si chiama «percorso», come dicono molti di quelli del Pd che “devono” accettarlo a braccia aperte, ma chi lo conosce da tempo e l’ha visto cambiare «percorso» politico più di una volta non trattiene il sarcasmo e dietro l’anonimato si lascia sfuggire: «Così adesso il giro l’ha fatto completo». Gianni Teodoro, consigliere provinciale e fondatore della lista Teodoro che in Comune sta con la maggioranza, sei volte candidato sindaco e due volte vice sindaco con il centrodestra, che liquida il Centro con poche parole («parlerò quando lo decido io») ha però davvero avviato il suo nuovo percorso politico, questa volta per entrare con tanto di tessera nella bella e allargata famiglia Pd. E dopo essere stato, più o meno nell’ordine: nel Ccd di Pierferdinando Casini, in Forza Italia assessore del sindaco Carlo Pace, vice sindaco con D’Alfonso e poi contro D’Alfonso, con il Fli di Gianfranco Fini e con l’ex sindaco di centrodestra Luigi Albore Mascia e poi ancora, è storia di oggi, con D’Alfonso e il suo sindaco di centrosinistra Marco Alessandrini. Ed è proprio qui, a quanto pare, che dopo tanto girovagare (a quasi 50 anni è in politica dal 1990 quando fu eletto in quella che poi è diventata la sua roccaforte, la Circoscrizione 1, a San Donato) Gianni Teodoro avrebbe deciso di fermarsi mettendo definitivamente nel forziere del Pd il suo sostanzioso pacchetto di voti, circa 2.500 che da sempre, merito suo, lo seguono ovunque vada. Un elettorato che lui sposta di qua o di là a seconda delle opportunità politiche e della formazione vincente che di volta in volta riesce a fiutare fidandosi non solo del suo, ma anche dell’intuito del fratello Piernicola (consigliere comunale) e più ancora del maggiore Maurizio, commercialista sulla carta fuori dai giochi politici (è stato consigliere regionale) ma evidentemente più riflessivo e accorto degli altri. Ma che cosa ha annusato questa volta, e perché Gianni Teodoro ha deciso di fermarsi nel Pd? La risposta arriva proprio dal Palazzo comunale dove Gianni, inizialmente contro la volontà di molti del centrosinistra e dello stesso sindaco, lo scorso giugno riuscì a imporre in giunta la figlia diciannovenne Veronica oggi assessore al Patrimonio. Sarebbe proprio lei, la figlia, il motivo del nuovo percorso di Teodoro che, abituato a fiutare prima degli altri gli umori e i movimenti della politica ha imparato anche ad anticiparli. In questo caso la giunta Alessandrini si preparerebbe a un rimpasto prima dell’estate perché l’assessore al Bilancio Bruna Sammassimo sarebbe pronta a lasciare, come avrebbe lasciato intendere anche domenica scorsa quando ha disertato il vertice sul predissesto convocato dal sindaco. Che c’entra Teodoro con la Sammassimo.? C’entra eccome, perché venendo meno un assessore donna sicuramente saranno riviste tutte le presenze femminili in giunta fra cui, oltre a Marchegiani e Santavenere, c’è proprio Veronica. E per blindare la figlia da eventuali colpi di coda, e a questo punto, al contrario, per rafforzarne peso e posizione all’interno della maggioranza, Gianni Teodoro avrebbe dunque iniziato questo percorso politico in cui intanto ha mandato avanti il suo braccio destro Fabio Di Paolo che ha già in tasca la tessera del Partito democratico di cui proprio al Centro ha dichiarato due giorni fa: «Questo non vuol dire un immediato scioglimento del gruppo Teodoro in consiglio comunale, si tratta solo dell’inizio di una fase e di un atto di fiducia da parte nostra nei confronti del Pd». Che questa volta si fermi davvero?