L’AQUILA Il rischio ora è l’effetto domino. Il fallimento della Edimo spa non solo lascia sulla strada 115 lavoratori, ma potrebbe avere conseguenze anche sulle altre aziende del gruppo Taddei, sull’indotto e sulla rete di imprese collegate alla holding. Uno scenario molto preoccupante, secondo il segretario provinciale della Cgil Umberto Trasatti, che teme ripercussioni a catena sull’economia del territorio, sull’occupazione e sullo stesso processo di ricostruzione. Il pensiero corre alla Acmar, la cooperativa edile che con la Taddei e la Edilfrair ha vinto l’appalto per i sottoservizi nel centro storico, e che ha richiesto il concordato in bianco. La sofferenza delle ditte di costruzione ha carattere nazionale. Ma tanto più grave è vederne gli esiti all’Aquila. Se le cause della pesantissima crisi del comparto sono note, più difficile è individuare i rimedi. A cominciare dalla Edimo spa, nata dalla fusione dei settori carpenteria e prefabbricati del gruppo guidato da Carlo Taddei, che è stata dichiarata fallita dal tribunale di Roma, dopo tre anni di perdite nel bilancio e carenza di commesse. Ora si cerca di correre ai ripari: il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli ha convocato un tavolo istituzionale che dovrebbe svolgersi a metà settimana: «Il confronto, con la partecipazione di tutte le parti interessate», sottolinea Trasatti, «dovrà servire per fare chiarezza sulla vertenza e assumere tutte le misure necessarie per tutelare i lavoratori. Insomma, bisogna salvare il salvabile. Ma non dimentichiamo che c’erano già stati segnali negativi, in merito alla salute del gruppo Edimo, iniziati con il ricorso un anno fa, per la prima volta nella storia della holding aquilana, agli ammortizzatori sociali. E purtroppo la situazione è ben più grave. La nostra grandissima preoccupazione, basata su dati reali, è che si inneschi un tragico effetto domino, con conseguenze anche sulle altre aziende della famiglia Taddei e su tutta la rete di imprese a esse collegate. Stiamo parlando di centinaia di posti di lavoro. E sono a rischio anche appalti all’interno del processo di ricostruzione. Devono capirlo le istituzioni: o si agisce tutti insieme», conclude Trasatti, «oppure l’economia del territorio va verso il tracollo»