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Pescara, 05/11/2025
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Data: 03/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Lega, alt a Tosi: commissario in Veneto. Il Consiglio federale indica all’unanimità Zaia candidato governatore. Salvini: sulle alleanze l’ultima parola è la mia

MILANO Matteo Salvini usa un linguaggio democristiano: «Ha vinto il Veneto, non ho vinto io». In realtà hanno vinto quelli che chiedono l’allontanamento di Flavio Tosi dalla Lega Nord. Nessuna espulsione, per carità. Ma nei fatti il sindaco di Verona durante il consiglio federale è stato metaforicamente accompagnato alla porta: adesso tocca a lui decidere se rimanere nel partito o uscirne definitivamente: «Ci penserò a mente fredda». Non è il finale che aveva sperato, infatti ha abbandonato la riunione in anticipo e si è chiuso nel silenzio: «Non ha vinto il Veneto, ha vinto via Bellerio sulla Liga Veneta. Una cosa inaccettabile».
UN COMMISSARIO ELETTORALE

I vertici del Carroccio nelle intenzioni dovevano sbrigare la «faccenda Veneto» in un’oretta. Ce ne hanno messe tre. Anche perché al momento clou ci sono arrivati per gradi. Prima la decisione di confermare Luca Zaia candidato governatore per le elezioni di maggio, poi la nomina di un commissario (Giampaolo Dozzo) incaricato di dirimere eventuali contrasti sulla formazione delle liste, quindi l’incarico a Salvini di decidere le alleanze. E solo per ultimo l’ultimatum a Tosi: «O con noi o contro di noi».
L’ufficialità leghista non vuole sentir parlare di «ultimatum». Tuttavia nel momento decisivo del vertice è stato approvato un documento che decreta l’incompatibilità fra l’adesione alla Lega e quella a fondazioni politiche che non fanno capo al partito. E poiché il sindaco di Verona è il promotore dell’associazione «Rifondiamo il Paese» che sta tessendo rapporti e discutendo di alleanze con altre forze (in particolare col nascente partito di Corrado Passera) dovrà decidere entro sette giorni da che parte stare.
NO A LISTA DEL SINDACO

In questo modo, Salvini e il suo staff hanno in pratica bocciato il progetto di Tosi che, dopo aver chinato il capo sulla candidatura di Zaia, chiedeva di presentare una sua lista in appoggio al candidato governatore. Dal suo punto di vista sarebbe stato uno strumento per contare le proprie forze e per mandare in Regione un gruppo di consiglieri di fiducia in grado di condizionare Zaia. Non potrà farlo.
Il segretario leghista è convinto che, alla fine, Tosi sceglierà di rimanere nella Lega e di archiviare le proprie ambizioni. Ma è il solo a crederlo. Gli uomini più vicini al sindaco di Verona pensano invece che lo strappo sia dietro l’angolo anche perché si è sentito tradito non solo dal partito, ma anche da Bobo Maroni, il quale sul più bello ha preferito accodarsi alla linea Salvini scaricando di fatto quello che per molto tempo è stato considerato il suo pupillo e a cui aveva spesso suggerito di allargare il campo della propria fondazione.
Per giovedì prossimo Tosi ha convocato (da tempo) una riunione della segreteria della Liga Veneta per discutere della compilazione delle liste. Non è escluso - anzi, da alcuni viene giudicato assai probabile - che prima di giovedì annunci la decisione di uscire dalla Lega e di candidarsi alla presidenza del Veneto in alternativa a Zaia, magari con l’appoggio del partito di Passera e dell’Ncd con cui ha avuto frequenti contatti. Inoltre, non ha ancora rinunciato all’idea di portare dalla sua anche Forza Italia.
DOZZO ”TROMBATO”

Lo schiaffo che gli è stato dato è doloroso. Ed è stato amplificato dalla scelta del commissario che dovrà dirimere eventuali diatribe sulla scelta dei candidati. E’ Giampaolo Dozzo, trevigiano (come Luca Zaia), iscritto alla Lega dal 1982. Viene descritto come un «uomo di mediazione», un arbitro imparziale. E’ stato parlamentare fino al 2013 quando la ricandidatura gli venne negata fra mille polemiche proprio da Flavio Tosi. Da un paio d’anno i due non si rivolgono nemmeno la parola.

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