La draga starà pure lavorando a pieno ritmo, ma non è da un giorno all’altro che può cambiare in meglio una situazione drammatica per il porto. Anche ieri la nave cisterna Galatea non ha potuto entrare in darsena, diversamente da quanto ipotizzato in una nota dalla guardia costiera. Il tentativo non è neppure stato fatto: vista l’impossibilità di ormeggiare, l’Api carburanti ha disposto lo spostamento della Galatea a Falconara.
Un altro duro colpo per le imprese portuali già affondate dall’inattività degli ultimi anni. Se Sabatino Di Properzio, destinatario del carico di carburante della Galatea, ha ipotizzato licenziamenti a breve termine, c’è chi il personale l’ha già lasciato per strada da un pezzo. Società come la Impresa Portuale hanno licenziato gli operatori nella speranza che questo passaggio li aiutasse almeno ad ottenere la cassa integrazione, ma l’Inps - passato un anno dalla richiesta - ha negato questa eventualità per mancanza di requisiti: i dipendenti non hanno contributi versati nell’anno precedente, cioè quando il porto era stato dichiarato chiuso per insabbiamento. Parliamo di imprese che in piena attività arrivavano a dieci e più dipendenti. Beffa doppia perché la politica ha foraggiato con un fiume di soldi la marineria - la scorsa settimana ai pescatori sono stati erogati altri 200mila euro attraverso la Regione - abbandonando gli operatori portuali al proprio destino, forse perché non è gente che va a spaccare le vetrate della capitaneria. Intanto il lavoro iniziale della draga è stato vanificato dall’ultima mareggiata e non è assicurando l’approdo del catamarano per un mese la prossima estate che si può sperare di far sopravvivere un intero settore. Al punto da mettere in discussione le sorti della stessa Direzione marittima, un nonsenso se paragonato a come l’immaginava chi ne ha favorito la nascita, l’onorevole Nino Sospiri.