«Mi permetto di suggerire al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, la richiesta di attivare una procedura eccezionale, di massima urgenza, che permetta di accelerare l’adozione del piano regolatore portuale. Sono almeno cinque anni che continuiamo a discutere delle stesse cose, non possiamo più aspettare. C’è bisogno di intervenire strutturalmente ed è arrivato il momento di mettere in campo tutte le forze, di destra e di sinistra, perché il porto non ha colore politico». A lanciare la proposta ai vertici delle istituzioni abruzzesi è il presidente della Camera di commercio, Daniele Becci. All’indomani dell’addio al trasporto di idrocarburi via mare, annunciato dall’imprenditore Sabatino Di Properzio, dopo che la petroliera Galatea non è riuscita a entrare in porto a causa dell’ennesimo banco di sabbia all’imbocco del canale, operatori commerciali e rappresentanti delle istituzioni s’interrogano sul futuro dello scalo. La prima incognita riguarda l’estate e l’impegno assunto dalla compagnia marittima Snav di garantire un collegamento con le isole croate di Hvar, Bol (isola di Brac) e Vela Luka (isola di Korcula). La società, vincitrice nel 2014 di un appalto triennale, ha già annunciato, un mese fa, la cancellazione della tratta per Spalato e la disponibilità di un mezzo più piccolo poiché il catamarano che faceva la spola con l’altra sponda dell’Adriatico non può attraccare in banchina per via dei fondali troppo bassi. Adesso, con le mareggiate invernali che hanno assottigliato ulteriormente la profondità dello specchio d’acqua, se non si procederà a scavare all’ingresso del porto canale e in prossimità della darsena commerciale, persino il traghetto leggero potrebbe avere problemi di manovra. A sostenerlo è Marco Santori dell’agenzia marittima Sanmar: «Fino a quando non ci sarà un intervento strutturale», avverte, «da questa palude non ne usciremo. Con il mini dragaggio da 30mila metri cubi non risolveremo nulla. A oggi, la draga ha già prelevato settemila metri cubi di sedimenti e non abbiamo risolto niente. Anzi, siamo a una situazione peggiore di quando hanno iniziato a lavorare. Di questo passo, il porto andrà verso la chiusura». L’unica soluzione è avviare un nuovo dragaggio da 100mila metri cubi, promesso con i fondi del decreto Sblocca Italia entro l’estate, ma finora non appaltato poiché resta in piedi il problema dello smaltimento dei fanghi. «Capisco benissimo le ragioni di Di Properzio», prosegue Santori, «da aprile 2014, in meno di un anno, la cisterna Galatea ha dovuto ridurre il carico di circa la metà. E se la Snav viene con un mezzo con pescaggio ridotto un motivo ci sarà. Ma di questo passo anche il traghetto leggero potrebbe avere problemi». Di fronte alle perplessità degli operatori, il presidente della Camera di commercio prova a suggerire alla politica una strategia di intervento, pur escludendo problemi per il collegamento estivo Pescara-Croazia. «Non possiamo più attendere mesi nei vari uffici romani», chiosa Becci, «il porto, da gravemente compromesso, rischiamo di giocarcelo del tutto. E un domani nessuno potrà più ipotizzare di fare base a Pescara. Io dico che ci sono tutti i crismi per chiedere una procedura eccezionale di massima urgenza finalizzata all’adozione del Prp». «Mi rivolgo a D’Alfonso» prosegue Becci «che sa come muoversi nei vari ministeri ed è in grado di individuare la strada maggiormente percorribile. Qui è cambiato qualcosa a livello metabolico: un tempo, i benefici dei dragaggi duravano due o tre anni. Oggi invece, al di là dell’evento incredibile della mareggiata, occorre andare oltre l’intervento classico della manutenzione. Tutti dobbiamo darci da fare e accelerare il più possibile, altrimenti a Di Properzio ne seguiranno altri».