La Provincia di Pescara dovrà risarcire una cifra importante, non meno di un milione e mezzo di euro, ai 67 precari che qualche anno fa avviarono un lungo percorso giudiziario per ottenere ragione della loro posizione all’interno dell’Amministrazione. La Corte d’appello dell’Aquila ha infatti parzialmente modificato la sentenza di primo grado del giudice del lavoro di Pescara, cui si erano rivolti i precari per ottenere in sostanza due cose: il riconoscimento di un rapporto subordinato e dunque la trasformazione del contratto a tempo indeterminato, e un risarcimento del danno subito. Ebbene, per tutti e due i punti si ritrovarono un rigetto totale da parte del giudice e non poterono far altro che proseguire il cammino legale con un ricorso in appello.
LA NUOVA SENTENZA
E adesso la Corte d’appello ha parzialmente modificato quella sentenza riconoscendo loro un risarcimento che i giudici hanno quantificato così: «Condanna la Provincia di Pescara a risarcire il danno nei confronti di ciascun lavoratore nella misura di 20 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto dagli stessi percepita, oltre interessi». Questo vuol dire una cifra complessiva non inferiore al milione e mezzo di euro che in questo momento rischia di mettere in ginocchio la già malandata amministrazione provinciale.
DI MARCO: CONTI A RISCHIO
Una brutta tegola che l’amministrazione Testa ha lasciato in eredità ad Antonio Di Marco: «Sicuramente - spiega il persidente - questa sentenza non aiuta l’amministrazione in un momento così difficile. Ho fatto tagli per un milione e 300 mila euro, riducendo i dirigenti e lo staff, e adesso mi ritrovo una spesa di un milione e mezzo: dovrò lavorare ancora di più per far quadrare i conti». «Cinque anni fa - prosegue - ero all’opposizione e non mi trovavo d’accordo con le scelte di Testa sui precari. Adesso dobbiamo innanzitutto leggere i motivi della sentenza per capire come ci vincola e condiziona come Provincia e soprattutto che tipo di procedura portare avanti dal punto di vista legale. Certo devo dire che questa sentenza mi vede in sintonia con i risultati ottenuti dai precari, anche se adesso mi trovo in una posizione scomoda, di chi deve gestire il bilancio di questa Provincia».
IL TAM TAM SU FACEBOOK
La notizia della sentenza di appello si è diffusa a macchia d’olio su facebook, fatta veicolare con un tam tam da uno dei precari che non ha lesinato critiche. «I giudici hanno parzialmente accolto le nostre richieste - ha scritto Christian Marini -, condannando la Provincia a corrisponderci un risarcimento economico a fronte della nostra mancata assunzione: tradotto in soldoni parliamo di circa 1,5 - 1,8 milioni di euro che l’ente, e quindi la collettività, dovrà sobbarcarsi a causa dell’inettitudine dei politici che si sono succeduti nel corso dei dieci anni del nostro servizio». I 67 precari iniziarono il loro rapporto con la Provincia come co.co.co. per poi ottenere un contratto a tempo determinato, e quando si è trattato di trasformare quel contratto e procedere alla stabilizzazione, è scoppiato il bubbone politico. Ora i precari battono cassa.