MILANO Otto minuti per dire quel che ha da dire. E forse ne basterebbero anche meno: «Mi candido per la presidenza della Regione Veneto». Flavio Tosi dunque fa il grande passo. Non è un annuncio inaspettato, ci pensava da mesi, e negli ultimi giorni era diventata una certezza. Va a sfidare Luca Zaia, il candidato della Lega. I due non si sono mai sopportati, però fino a tre giorni fa convivevano sotto lo stesso cielo. Adesso sono ufficialmente rivali: «E io non corro per arrivare secondo» dice il sindaco di Verona.
LE PREVISIONI DI MATTEO
Matteo Salvini, almeno in questo, aveva sbagliato previsioni. Fino a dieci giorni fa era certo che, malgrado la voce grossa fatta dal partito, alla fine Tosi avrebbe tirato i remi in barca e si sarebbe riallineato all’ortodossia padana. Ha fatto male i calcoli, e anche per questo ha contribuito a fare in modo che la frattura divenisse insanabile. Adesso fa spallucce ma non riesce a nascondere una certa preoccupazione: «A Tosi faccio i miei auguri. Se è contento di stare con Alfano e Fini buon per lui».
L’incognita a cui nessuno per ora sa trovare una soluzione è questa: quanti voti il «ribelle» porterà via a Zaia? Quanti leghisti saranno disposti a seguirlo in questa incerta avventura? A giudicare dall’impressione che restituisce il teatro della Fiera di Verona dove Tosi fa il proprio annuncio, potrebbero essere tanti. I seicento posti a sedere sono tutti occupati. Molta gente in piedi. E parecchi volti noti del leghismo veneto, compresi quattro parlamentari (sarebbero cinque se uno non fosse malato) pronti al lasciare i gruppi di Camera e Senato.
UNA LEGA DAL VOLTO UMANO
Il sindaco parla pochi minuti. Con un intento chiarissimo: quello di vendersi come il portatore di un leghismo ragionevole e sobrio, pacato e realistico. E lo dice: «Vogliamo porre con forza la differenza tra l’essere concreti e l’essere demagogici». Così va subito all’attacco di uno dei cavalli di battaglia di Salvini: «Basta con le stupidaggini come quella di uscire dall’euro, non si devono fare simili promesse alla gente come ha fatto Tsipras, per poi rimangiarsi la parola».
«FELPETTA NERA»
Comunque, a parte il benaugurante teatro pieno, Tosi sa che il cammino è in salita. Però il clima attorno a lui è carico di livore nei confronti di chi lo ha cacciato dal partito. Segno che le divisioni nella Liga Veneta erano più profonde di quanto non si volesse far apparire. Divisioni non solo personali, ma anche politiche. Uno per tutti, il segretario provinciale di Belluno: «Mi hanno da poco commissariato. Ma io voglio essere espulso a questo punto. Non voglio che qualcuno mi dica per strada che io sto con Felpetta Nera».
Salvini - che sarebbe poi Felpetta Nera - sta a sessanta chilometri di distanza. A Padova il governatore Luca Zaia taglia il nastro di una strada nuova, lui sta al suo fianco. Campagna elettorale già iniziata, dunque. Tanto che l’obiettivo non è solo Tosi: «Denunceremo Renzi e Alfano per favoreggiamento della immigrazione clandestina» dice Salvini «anzi faremo una class action contro di loro». E per rimanere in tema parla di un omicidio avvenuto a Terni: «L’assassino è uno che è arrivato da noi grazie a Mare Nostrum».
Il segretario del Carroccio ripete ossessivamente che, malgrado Tosi, Luca Zaia vincerà di sicuro. E ipotizza successi leghisti pure in Liguria e Toscana: «Il 31 maggio (data del voto) daremo lo sfratto a Renzi». Il sindaco di Verona previsioni non ne fa: «Però c’è tutto il tempo per fare in modo che accada di tutto». Per il momento si dedica alle alleanze: «Di sicuro mi presento io con la mia lista civica». Di sicuro avrà pure l’appoggio del Nuovo Centrodestra e dell’Udc. Ma dice di voler parlare anche con altri.