ROMA Da gennaio le imprese che assumono non pagano, per tre anni, i contributi previdenziali per i nuovi assunti. Un incentivo potente che ha iniziato a dare i suoi frutti ancora prima dell’entrata in vigore del contratto a tutele crescenti (avvenuta una decina di giorni fa).
LA CIRCOLARE
L’indicazione, ancora preliminare, viene direttamente dal neopresidente dell’Inps Tito Boeri, che ieri ha quantificato in 76 mila le richieste fatte dalle aziende di usufruire del nuovo regime. Lo stesso Boeri ha sottolineato come questo numero non corrisponda a quello delle assunzioni, che in realtà possono essere di più perché un’impresa può chiamare alle proprie dipendenze più di un lavoratore. L’interesse da parte del mondo produttivo si è manifestato con questa intensità nei primi venti giorni di febbraio, ossia da quando è stata data ai datori di lavoro la possibilità di sfruttare l’agevolazione introdotta dalla legge di Stabilità in relazione ai contratti stipulati dal primo gennaio (la circolare Inps è del 29 gennaio).
Sulla carta assumere dovrebbe essere diventato ancora più conveniente a partire dal 7 marzo, cioè dal giorno in cui - dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei primi due decreti attuativi - le imprese possono assumere con contratti a tutele crescenti. L’incentivo dato dai minori vincoli normativi, in particolare in tema di reintegro dopo un eventuale licenziamento - si aggiunge a quello economico rappresentatato dalla decontribuzione, che può essere comunque sfruttato anche per i più tradizionali contratti a tempo indeterminato.
ASSORBIIMENTO DEI PRECARI
Ma quante sono effettivamente le assunzioni di questi due mesi e mezzo che sfruttano la decontribuzione? Il presidente Boeri, che ha definito comunque «incoraggianti» le prime cifre, ha promesso per le prossime settimane un rendiconto più preciso e dettagliato. Ma già si è lanciata in una stima la Fondazione dei consulenti del lavoro.
«A fronte di 76.000 aziende che hanno richiesto il codice di autorizzazione per godere dell'esonero contributivo triennale - ha spiegato ieri il presidente della Fondazione, Rosario De Luca - sono circa 275.000 i lavoratori che sono stati assunti con il contratto di lavoro a tempo indeterminato nel periodo gennaio e febbraio 2015 dai consulenti del lavoro». «Di questi - ha proseguito De Luca - circa l'80 per cento sono stabilizzazioni di collaborazioni a progetto, contratti a termine e partite Iva, mentre un altro 20 per cento riguarda nuove assunzioni e dunque incrementi occupazionali».
Proprio l’assorbimento delle attuali forme di lavoro precario o comunque atipico è uno degli obiettivi che il governo si è esplicitamente posto con l’accoppiata decontribuzione-contratto a tutele crescenti. Poi c’è la possibile occupazione aggiuntiva. I numeri del 2015 andranno confrontati con quelli delle assunzioni a tempo indeterminato fatte nei primi due mesi dell'anno scorso (le comunicazioni obbligatorie nei primi tre mesi 2014 riportano l'attivazione di 418.000 contratti standard) ma un'indagine di Veneto Lavoro sottolinea che i contratti a tempo indeterminato nella Regione sono cresciute del 18 per cento a gennaio e del 45 per cento a febbraio.
I COMMENTI
Il dato annunciato dall’Inps è stato accolto con soddisfazione dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Questi - ha detto - sono i primi dati delle richieste delle imprese, a fine mese avremo dati più consolidati ma gli elementi che ho sono di un'importante azione ed intenzione del sistema economico ed imprenditoriale italiano ad agire in questo modo». Positivo anche il commento di Filippo Taddei, responsabile economia del partito democratico: «Bene i primi dati Inps sulle assunzioni - ha fatto sapere - le riforme per il lavoro danno frutti per ridare centralità al lavoro stabile».
Tre anni a contributi zero: così l’impresa risparmia fino a 24.180 euro a lavoratore
ROMA Tre anni a contributi zero e senza distinzioni di età, titolo di studio, qualifica e provenienza geografica. Il bonus occupazione varato dal governo Renzi con l’ultima legge di Stabilità piace molto agli imprenditori perché è generalizzato e superconveniente: l’impresa può risparmiare fino a 8.060 euro l’anno per tre anni per ogni nuovo assunzione a tempo indeterminato effettuata nel 2015. E i vincoli - questa è la differenza sostanziale rispetto alla versione varata dal governo Letta, che invece è stata un flop - sono praticamente inesistenti. Del bonus, tecnicamente chiamato esonero, possono usufruire tutti i datori di lavoro privati (imprenditori, associazioni, studi di professionisti, cooperative, partiti politici e sindacati), senza differenziazione geografica e distinzione di settore produttivo (vi rientra anche l’agricoltura). Nel vasto universo dei datori di lavoro privati (la norma non vale per la pubblica amministrazione) sono esclusi solo quelli domestici (colf e badanti).
Unico neo: la copertura finanziaria. Nel 2015 la misura ha a disposizione un miliardo (previsto ad hoc dalla legge di Stabilità) e 900 milioni (stanziati per altri due incentivi che l’attuale decontribuzione fa decadere: stabilizzazione di apprendisti e assunzione di disoccupati di lunga durata). Se i ritmi continueranno come quelli annunciati ieri dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, già da settembre il fondo potrebbe ritrovarsi a secco. A maggior ragione nel caso in cui la ripresa dovesse diventare più visibile. Stesso discorso per il biennio successivo per il quale il governo per ora ha stanziato un altro miliardo all’anno.
GIÙ I COSTI
Su tutte le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2015, quindi, i datori di lavoro possono usufruire dell’esonero del versamento dei contributi previdenziali a loro carico. Il lavoratore non avrà nessun danno dal punto di vista del calcolo della futura pensione (i contributi gli verranno accreditati figurativamente), l’impresa invece potrà risparmiare fino a 8.060 euro all’anno (il tetto massimo mensile è di 671,66 euro) per i primi tre anni di assunzione: se il rapporto di lavoro quindi non si interrompe prima, alla fine del periodo l’impresa avrà risparmiato fino a 24.180 euro per ogni nuovo assunto nel 2015. Premi e contributi Inail devono essere invece interamente versati.
Pochissimi, come accennato, i vincoli che di fatto sono stati introdotti per evitare atteggiamenti poco ortodossi, tipo finti licenziamenti e poi riassunzioni. Si inquadra in questo contesto l’esclusione dal bonus dei lavoratori che nei 6 mesi precedenti l’assunzione sono stati occupati a tempo indeterminato presso un qualunque altro datore di lavoro. Per il resto il bonus riguarda tutti i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (anche part time o di somministrazione) per qualunque ruolo o qualifica (compresi funzionari e dirigenti, per i quali saranno versati solo i contributi eventualmente eccedenti il tetto di 8.060 euro l’anno). Sono, invece, esclusi i lavori a chiamata (anche se a tempo indeterminato), l’apprendistato e il lavoro domestico.
Nessun problema se l’azienda negli ultimi mesi ha ridotto l’organico, mentre invece non sono ammesse le imprese che hanno in corso provvedimenti di cassa integrazione a meno che l’assunzione non serva ad avere professionalità diverse. Il bonus va a sostituirsi agli incentivi previsti ( d’altronde è più conveniente) per le assunzioni dei disoccupati di lunga durata, ed è invece cumulabile con altre agevolazioni: quella per l’assunzione dei lavoratori disabili e dei giovani genitori; quella per chi assume persone che fruiscono dell’Aspi; quella prevista per il programma Garanzia giovani.