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Data: 17/03/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Giubileo e Perdonanza, c’è un legame forte. Turismo religioso ma scatta l’allarme Collemaggio

L’Aquila deve «giocare un ruolo» nel giubileo straordinario della cristianità indetto per dicembre da Papa Francesco, ma senza la basilica di Collemaggio, su cui ancora non partono i lavori di ricostruzione, può fare ben poco. Il primo ad accorgersene e a esplicitarlo, con una nota su Facebook, è stato il sindaco, Massimo Cialente. Ma quali chance possono sorgere per L’Aquila, culturali ma anche imprenditoriali, visto che, dopotutto, proprio Celestino voleva la sua Perdonanza fosse una grande festa laica? Rispondono gli esperti: il direttore regionale di Confcommercio, Celso Cioni, il sacerdote rettore della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, quella che custodisce la Porta Santa, don Nunzio Spinelli, l’imprenditore e manager culturale Daniele Kihlgren, ideatore del progetto di albergo diffuso Sextantio che ha ridato vita al borgo di Santo Stefano di Sessanio.
L’OCCASIONE
«Auguriamoci che sia una buona chance, se la città e il nostro sistema si collegano con i centri nei quali si sviluppano questi processi, come finora mai accaduto in altre occasioni - dice Cioni -. Finora non abbiamo brillato, auguriamoci che non sia un’altra occasione persa. Può essere un’occasione di turismo, sviluppo e conoscenza». Dello stesso parere Kihlgren, «C’è la possibilità di portare un turismo religioso molto sofisticato e complesso per un pubblico estremamente articolato. Abbiamo un elemento storico importante come gli eremi del Morrone e della Maiella, realtà che potrebbe essere vissuta, in quest’epoca di mancanza di valori fondanti, come una riscoperta». Più pessimista il religioso. «Non ci sarà nessuna possibilità perché è tutto chiuso. La Basilica di Collemaggio è serrata e in abbandono, quindi L’Aquila non può avere nessun richiamo nel giubileo straordinario», taglia corto.
I CAMBIAMENTI
Che cosa deve cambiare perché la città riesca a sfruttare la chance? Cioni risponde prontamente, «Va migliorata la nostra comunicazione: interna, tra gli enti locali, gli imprenditori e gli operatori, ed esterna, con quello che è il centro che gestirà questo evento, ovvero Roma. E poi ci vorrebbe la capacità di fare sistema: non ci riusciamo mai». Più sfumata la posizione di Kihlgren. «È necessario cercare di puntare su progetti forti, veri, che l’Abruzzo può offrire a un pubblico complesso. L’Abruzzo è una terra con una sua articolazione e così si deve vendere. Il territorio è pronto? Sì e no, ma bisogna avere la forza di fare scelte coraggiose». Per don Nunzio, invece, inutile tentare un’analisi, «tanto non cambierà nulla».
IL MESSAGGIO
Infine la similitudine tra il messaggio di Celestino V e quello di Papa Francesco. Per Kihlgren «c’è un richiamo di entrambi a un cristianesimo delle origini e a valori forti, quelli con i quali è nata questa religione» e conferma anche Spinelli, «Papa Francesco vuole imitare la povertà di Papa Celestino, c’è un richiamo anche in questo. E vengono ancora più rimpianti, vista la somiglianza». «Si somigliano per il messaggio universale di pace di cui entrambi sono portatori e per la vicinanza tra il popolo e il pontefice. Abbiamo argomenti molto solidi da sfruttare perciò dico che questa chance non va persa», conclude Cioni. In marcia, dunque, e così sia.

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