ROMA Matteo Renzi non ignora le proteste sulla “Buona scuola” e si dice disponibile a modifiche, e anche ad ascoltare i sindacati in audizione quando il testo arriverà in Senato. Questo però non basta a placare gli animi. I sindacati e i partiti di opposizione non si fidano e confermano lo sciopero, poiché temono che modifiche sostanziali alla fine non ce ne saranno. Il provvedimento intanto è all’esame della commissione Cultura della Camera. La prima lettura della riforma dovrà concludersi a Montecitorio il 19 maggio, mentre quella definitiva a metà giugno per consentire l’assunzione dei precari. Ma è proprio l’assunzione dei 100 mila precari il motivo principale dello scontro. Si tratta degli iscritti nelle graduatorie nazionali ad esaurimento o vincitori del concorso del 2012. Resterebbero fuori gli insegnanti della scuola dell’infanzia, gli idonei dell’ultimo concorso, gli abilitati del Tfa (Tirocinio formativo attivo) e quelli dei Pas (Percorsi di abilitazione speciale). Per questo i sindacati parlano di una «soluzione soltanto a metà». Il provvedimento assegna anche più potere ai dirigenti scolastici. Un emendamento, approvato in commissione, ha tuttavia stabilito che il piano dell’offerta formativa sarà compilato dal Collegio dei docenti e non più dal preside. Rimane invece nelle mani del capo d’istituto la valutazione dei docenti neo assunti e il premio in denaro da assegnare agli insegnanti più bravi. In questa funzione potrebbe essere affiancato da tre docenti. Il preside potrà inoltre scegliere, all’interno degli albi territoriali, i professori per la formazione dell’organico. Ed è così che il cosiddetto «strapotere dei presidi» diventa uno dei motivi per cui i docenti oggi scendono in piazza, dove si parlerà anche di «aumento delle diseguaglianze sociali». Le spese per l’iscrizione dei figli alla scuola paritaria si potranno detrarre, con un tetto massimo di 400 euro ad alunno per anno. Ciò, secondo i sindacati, potrebbe costare 100 milioni di euro all’anno, che si aggiungeranno ai 472 milioni erogati ogni anno alle scuole private. A favore delle scuole paritarie, i privati potranno fare donazioni in denaro e si potrà anche devolvere il 5 per mille dalla dichiarazione dei redditi. Per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, la riforma fissa 400 ore in azienda per gli istituti tecnici e professionali negli ultimi tre anni, e 200 ore per i licei. I docenti temono lo lo «sfruttamento» degli studenti e anche che la scuola venga piegata sul lavoro. Infine vi è la questione dell’edilizia. Il governo ha stanziato 40 milioni in più ma «soffitti e infissi continuano a cadere».
Protesta allargata ma spuntano i favorevoli
L’attacco: «Modello autoritario». C’è chi difende il pacchetto e lancia la campagna #iononsciopero
ROMA «Il problema è che un'idea di scuola, questo governo, non ce l'ha» è il giudizio impietoso di Mimmo Pantaleo, segretario Flc Cgil, sull'impianto della “Buona Scuola”. «Stanno portando avanti una riforma autoritaria, basata su vecchie ricette e piegata sui bisogni del preside. Ma noi non ci fermeremo finché non cambia l'impianto di questa legge, che deve essere riscritta da capo». Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Gilda e Cobas, oggi, sfileranno uniti contro i piani del governo per il futuro dell'istruzione. In piazza insieme ai docenti ci saranno anche gli studenti. «È da mesi che diciamo che il modello di scuola propugnato da questo ddl è autoritario, succube ai privati, legittima le diseguaglianze invece di combatterle con misure come il 5x1000 e lo school bonus, con una centralità esagerata del preside-manager», spiega Danilo Lampis dell'Unione degli studenti. Proprio la possibilità di donare il 5x1000 al proprio istituto, secondo gli scioperanti, determinerebbe la costituzione di due classi di scuole: quelle dei ricchi e quelle dei poveri. Anche la possibilità di detrarre dalle tasse le spese fino a 400 euro per le scuole private di infanzia e primaria, e la centralità del preside-manager, che avrebbe la possibilità di “individuare” gli insegnanti e valutarli, senza passare dal Consiglio d'Istituto, sono tra i provvedimenti più contestati. L'Anief, il sindacato che con i suoi ricorsi ha reso possibile la sentenza della Corte di Giustizia di Europea sulla stabilizzazione dei precari, oggi non sarà in piazza sarà a Bruxelles, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale, a consegnare una denuncia alla Commissione europea. Con la Buona Scuola chi ha più di 36 mesi di servizio e non sarà stabilizzato rischia di non poter più avere supplenze». Dalle 150mila assunzioni promesse, infatti, si è passati alle 100mila a cui si pensa oggi, 50mila delle quali sarebbero legate alla copertura di routine dei posti vacanti. Quattro dirigenti scolastici hanno dato vita invece alla campagna #iononsciopero, che ha raggiunto più di 500 firme. «Abbiamo letto il disegno di legge e abbiamo trovato alcuni elementi fortemente positivi e altri da modificare. Così abbiamo elencato le nostre proposte» dice Antonio Fini, uno dei redattori della lettera.