ROMA Non c’è verso, né il contratto a tutele crescenti né gli sgravi contributivi riescono a smuovere davvero il mercato del lavoro in Italia. A maggio il tasso di disoccupazione resta inchiodato al 12,4%, nessuna variazione - comunica l’Istat - rispetto ad aprile. Il che potrebbe far tirare un sospiro di sollievo visto che almeno non è peggiorato. E invece no. Perché il numero degli occupati è nuovamente un calo, anche consistente: -63.000 occupati rispetto ad aprile (-0,3%). Su base annua invece il confronto resta positivo: gli occupati sono 60.000 in più con un tasso al 55,9%, più alto di 0,3 punti percentuali rispetto a maggio 2014; i disoccupati sono 59.000 in meno, con un tasso più basso di 0,2 punti percentuali (-1% per gli under 25).
Tornando ai dati mensili, si registra un lievissimo calo (-0,1%) della disoccupazione giovanile che si attesta al 41,5%. Ma in realtà il miglioramento è solo apparente. Sta di fatto che a maggio anche la fascia 15-24 anni ha perso 26.000 occupati rispetto ad aprile (-2,8%). E allora come si spiega? Attraverso la migrazione di molti giovani dalle liste di disoccupazione a quelle degli inattivi, che infatti sono aumentati di 43.000 unità (+1%). In pratica molti giovani che fino ad aprile erano alla ricerca di un posto di lavoro, a maggio non lo sono più. L’effetto fiducia è finito e così, nuovamente scoraggiati, hanno smesso di cercare. Stesso discorso vale per l’altra categoria debolissima del nostro mercato del lavoro: le donne. Anche in questo caso c’è una lieve diminuzione del tasso di disoccupazione (12,7% in calo di 0,2 punti rispetto ad aprile), dovuta soprattutto all’aumento delle scoraggiate.
L’ALTALENA
Insomma, siamo di fronte a un altro scenario rispetto ad aprile, quando i dati sembravano più che confortanti (+159.000 occupati) e in molti iniziarono a sperare che il mix tra provvedimenti del governo e ripresa in arrivo, stesse per avere i suoi effetti positivi. Non è andata così. Gli analisti Istat non possono che prendere atto dei dati e sottolineare «l'andamento oscillatorio dell'occupazione». I sindacati non nascondono la loro preoccupazione per una ripresa ancora troppo fragile, che soffre per una carenza di investimenti e di consumi. Sul fatto che «il lavoro lo fanno gli investimenti» è d’accordo anche il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. L’opposizione invece se la prende con il governo e quasi gioisce. «Come volevasi dimostrare» cinguetta Renato Brunetta (Forza Italia), «gli effetti del Jobs Act sono inesistenti». Più o meno delle stesso tenore i commenti di Sel e di Fratelli d’Italia.
Al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non resta che ammettere «elementi di problematicità» in una «situazione non ancora stabilizzata». Ma insiste: «Il dato di maggio non sminuisce comunque l'importanza di altri segnali positivi registrati in questi primi mesi dell'anno, quali la maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro attraverso il costante incremento dei contratti a tempo indeterminato e la diminuzione delle ore di cassa integrazione. Restiamo convinti che occorre favorire e sostenere le condizioni per la ripresa portando avanti il percorso di riforme avviato»