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Pescara, 05/11/2025
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Data: 19/09/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Pensioni caos. Migliaia di errori, conviene chiedere subito il ricalcolo. Secondo stime sindacali è sbagliato un assegno su quattro. Il patronato: si possono recuperare anche 100 euro al mese

PENSIONI caos
di Stefano Bartoli Occhio alla pensione: potrebbe essere più bassa del dovuto. Se il mondo della previdenza fa tribolare governo, sindacati e soprattutto i lavoratori, è altrettanto vero che a complicare il rompicapo ci si mettono anche gli errori: in sostanza, più la costruzione dell’assegno mensile è complicata, maggiore è la probabilità che qualche calcolo, certamente in modo involontario, non torni proprio fino all’ultimo centesimo. Una situazione che è al centro di una vera e propria campagna portata avanti da anni e appena rilanciata dall’Inca: un dato nazionale non è disponibile, ma una pensione su quattro potrebbe essere sbagliata; per l’Abruzzo si parla di migliaia di situazioni a rischio, con l’aumento medio per le pratiche su cui sono stati accertati problemi che si aggira tra i 70 ed i 100 euro mensili. Cosa si può fare. Dunque, con l’aiuto di Fulvia Colombini, responsabile nazionale per quanto riguarda la previdenza della presidenza dell’Inca, vediamo cosa si può effettivamente fare per capire se viene pagato l’importo giusto e soprattutto, nel caso che qualcosa non vada, come si può ottenere ciò che spetta veramente. «In sostanza, tutto parte da chi si presenta da noi o da un altro patronato, magari mentre è ancora al lavoro, - spiega quest’ultima - per farsi fare il calcolo della pensione, un servizio tra l’altro completamente gratuito. Voglio sottolineare che si potrebbe fare anche in modo autonomo, ma per questo occorre un “pin” che rilascia l’Inps e una certa pratica per operazioni digitali: però in Italia chi va in pensione adesso o ha almeno 66 anni per quanto riguarda il trattamento di vecchiaia, o 41 e sei mesi di servizio per le donne (un anno di più per gli uomini) nel caso di pensione anticipata. Si tratta di generazioni che in buona parte qualche problema con il computer lo hanno ancora». «Comunque, dopo il calcolo da parte nostra - prosegue Colombini - entro 30 giorni per i casi normali e in tempi più lunghi per situazioni più complicate, viene assegnata la pensione provvisoria da parte dell’Inps. Ecco, è a questo punto che bisogna fare molta attenzione perché, pur trattandosi di un assegno provvisorio cominciano a decorrere i termini oltre i quali non si ha più diritto ad eventuali correzioni». Occhio ai tre anni. È questo il periodo da segnare in rosso sul calendario, oltre il quale non si può intraprendere, in caso di rifiuto di correzioni da parte dell’ente previdenziale, un’azione giudiziaria. «Tre anni, appunto, ed è per questo che per chi si rivolge a noi stiamo utilizzando uno scadenziario elettronico per seguire la “vita” di chi si rivolge a noi, anche e soprattutto per avvertirlo che è il caso, dopo magari un anno, di venire a trovarci di nuovo - prosegue la dirigente - Dopo tale arco di tempo non si può infatti fare più nulla nelle aule di un tribunale, a parte un sì sempre possibile dell’ente previdenziale. Voglio dire che tutto parte sempre dall’assegnazione della pensione, anche per quanto riguarda le iniziative di carattere legale». Domanda obbligatoria. Dunque, riepilogando: per prima cosa bisogna rivolgersi ad esempio all’Inca (il patronato della Cgil ha la sede regionale a Pescara, tel. 0854543335) per il calcolo del proprio trattamento pensionistico. Una volta conosciuto l’importo, è il momento di tornare al patronato e farsi rifare i calcoli. «Un’operazione - viene spiegato - che deve tenere conto anche di tanti altri aspetti: la peculiarità di ogni situazione, il rischio maggiore di errori per chi ha effettuato versamenti presso diverse amministrazioni o ha magari richiesto la reversibilità o l’assegno per il nucleo familiare. E poi il fatto che nessuno, compreso l’Istituto previdenziale, darà mai niente in modo autonomo, ma solo su domanda specifica. Insomma, è sempre saggio fare una verifica, considerando che si possono anche recuperare gli arretrati». O un sì o il giudice. Può darsi comunque che, secondo la responsabile dell’Inca, l’Inps non riconosca l’errore, «cosa che accade - spiega - non tanto quando si tratta di un problema di calcolo e della mancanza di intere “fette” di contributi, ma piuttosto di un problema sull’interpretazione di una norma o di una legge. A quel punto non resta che rivolgersi al giudice, una mossa opportuna visto che le cifre in ballo possono essere anche importanti».

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