PESCARA La città, forse, è ancora viva se ieri pomeriggio la sala consiliare del Comune era piena di cittadini che, tolti amministratori, consiglieri di centrosinistra e fan di D’Alfonso, sono partiti da Porta Nuova, piazza Duca degli Abruzzi, Fontanelle e la zona dell’ospedale solo per capire che cos’è «questo Ponte del cielo». La seconda opera, dopo il Ponte del mare, che l’ex sindaco D’Alfonso, oggi presidente della Regione, s’è messo in mente di realizzare a Pescara, nel tratto di mare all’altezza di largo Mediterraneo (Nave di Cascella) con il milione di fondi a destinazione turistico-ricettiva che l’Europa è pronta a regalare all’Abruzzo. La curiosità dei pensionati.Un incontro iniziato con un’ora di ritardo rispetto alle 17,30 annunciate, quando ormai pensionati come Ezio Pirozzi, in sala dalle 17,05 avevano già desistito, indispettiti «dal malcostume di chi non rispetta i cittadini». Un peccato perché il signor Pirozzi, come la maggior parte dei pensionati arrivati anche in bicicletta come l’ex ferroviere Romeo Conti, era pronto ad applaudirlo, il ponte del Cielo: «Anche se ci vogliono prima investimenti contro l’inquinamento, a cominciare dal fiume che non si riesce a far tornare navigabile, benvengano», concordano Pirozzi, Conti e poi Remo Terreri arrivato «per curiosità» con la moglie, dopo aver visto su Internet il ponte-fotocopia già realizzato in Danimarca. Come pure il preside in pensione del Galilei Gerardo Di iorio: «Sono venuto per curiosare, se lo scopo di quest’opera è di incrementare il turismo è un’attrazione condivisibile». L’ira degli architetti. «É la solita manovra alla D’Alfonso», commenta indispettita, anche per il ritardo, l’architetto Carmela Palmieri, imbufalita come Concetta Gelsumino, Franco Franceschetti e tanti loro colleghi presenti in aula (tanti a cominciare dal presidente dell’Ordine Laura Antosa) per non essere stati coinvolti nella progettazione del nuovo ponte messo a punto dai tecnici comunali sulla falsariga di un ponte danese. «È la solita manovra alla D’Alfonso», ripete la professionista, «in cui si guarda alle città europee ma con procedure da paesi sottosviluppati, senza una progettazione che avrebbe rappresentato un’occasione per la città. La promozione turistica si fa partendo dalle risorse naturali, non dalle strutture. Si cominci a fare il depuratore, prima di opere copiate da altri e pure male». Le idee del presidente. Ma che l’ampia rappresentanza di architetti presenti in aula è nera per il Ponte del cielo, D’Alfonso lo sa prima ancora di sedersi davanti alla platea, tra sindaco e vice sindaco. Tant’è che quando prende la parola dopo i veloci interventi (un quarto d’ora in quattro) di Del Vecchio, Alessandrini che presenta il ponte del Cielo come «la porta dell’Adriatico verso i Balcani», del presidente della Provincia Di Marco e dell’ingegner Giuliano Rossi, dirigente dei Lavori pubblici in Comune che snocciola numeri e cifre del progetto, D’Alfonso attacca subito: «Vogliamo arricchire la città di segni urbanistici come questo, che elevino la capacità di appartenenza e mi aspetto che l’Ordine degli architetti partecipi. Ad esempio per l’ex Cofa, scatenatevi. Mi aspetto un dibattito, potete attivare uno scatenamento di idee?». E di idee lui ce n’ha tante («i politici che non si preoccupano di idee si preoccupano di fare trappole e denunce») , talmente tante che nella sua oltre mezz’ora di intervento il presidente della Regione dedica solo la parentesi iniziale al Ponte del cielo, («un segno urbanistico che richiama il pontile in legno che già esisteva lì nel 1934»). «Pescara», ripete, deve tornare una dinamo che attiri energie». Lui intanto, come dice, sta cercando di portare a Pescara gli arredi del padiglione Brasile all’Expò. «Sabato tornerò a Milano, chiederò la disponibilità del parco giochi del padiglione Brasile per trasferirlo nell’area dell’Ex Cofa». L’ex Fea? «La stiamo consegnando alla fondazione PescarAbruzzo, perché ha a disposizione 250mila euro, prima di aprirla alla città. L’Aurum? «Tra due anni ricorrono i dieci anni dell’Aurum, la famiglia Ciarrapico è proprietaria del suolo davanti, facciamoci l’Aurum Children, uno spazio gioco per i bambini». Tornando al Ponte del cielo: «Entro il 30 dicembre dobbiamo avere il contraente per realizzare il ponte del Cielo o perdiamo il finanziamento». Che poi, dice, non è il solo». Racconta di un miliardo e 724 milioni di euro che arrivano alla Regione dall’Europa e dal governo, del Masterplan, di altri 9 milioni di euro a cui ha diritto Pescara. «Sta per passare la diligenza, mi appello al sindaco e agli amministratori perché le aree di risulta non siano un cimitero della sconfitta». E poi tira fuori l’elenco delle opere finanziate a Pescara dalla Regione prima di invitare il presidente della Provincia a chiudere il contratto di affitto con i vigili del fuoco: «È assurdo che stiano in centro città quando lì potrebbe allargarsi l’università». «Date idee voi che lavorate, c’è un potere pubblico che vuole dargli corpo». Critiche e bacchettate. Applauso prima delle bacchettate del presidente dell’Ordine degli architetti Antosa: «Se vogliamo una città attrattiva mettiamo in gioco i professionisti, non entro nel merito del progetto ma si poteva sfruttare in maniera molto più competitiva», protesta. Le dà ragione Erika Alessandrini, consigliere comunale dei Cinque Stelle che poi aggiunge: «Politicamente non siamo più nell’epoca del Ponte del mare, in una città che ha grossi problemi economici si poteva evitare questo segno di propaganda politica, si poteva fare qualcosa di utile per tutti. Se quel milione di euro di fondi pubblici non si potevano destinare a opere socialmente utili, si potevano allora destinare all’aeroporto, alla stazione marittima, ad arricchire la pista ciclabile, oppure per mettere riparo ai problemi di balneazione. E poi com’è possibile superare il piano demaniale approvato proprio quando D’Alfonso era sindaco, in cui si vietavano barriere e costruzioni in acqua?». È la volta di Michaela Barattucci, architetto che si presenta come cittadina pescarese di 47 anni, che boccia il Ponte del cielo e dice: «I cittadini sono i padroni della città i primi che si devono interpellare, e invece Pescara è un esempio di dittatura, basta guardare che cosa è stato fatto di piazza Salotto con un milione e 200mila euro. Il Comune ha comprato gli autobus senza le pedane per i disabili, investiamo su una città usufruibile. Sulla spiaggia libera, sui servizi per i turisti. Abbelliamola, rendiamo la città pulita». Quando finisce di parlare, Nello Raspa, presidente dell’associazione Insieme per Fontanelle, è già a casa, in via Caduti per Servizio. Giusto il tempo di dire, prima dell’incontro: «Il Ponte del cielo? Una cosa ridicola. Continuano a investire sul centro, ma dimenticano che per arrivarci si passa per le periferie, dove le case cadono a pezzi». Dite la vostra. E i lettori che ne pensano? 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