ROMA Con i superammortamenti la manovra attesa al cdm di giovedì si arricchisce di un altro tassello, a cui aggiungere anche la probabile trasformazione del bonus da 80 euro da spesa a sgravio fiscale. Ma con l’elenco di misure ad aumentare sono anche le coperture necessarie, sulle quali resta ancora qualche incognita. Se il governo dovesse infatti inserire nella legge di stabilità tutti i punti emersi finora, l’importo salirebbe ad oltre 28 miliardi. Deciso a portare indietro i “cervelli in fuga”, Matteo Renzi ha annunciato ieri che nella legge di Stabilità ci sarà una misura ad hoc per portare in Italia 500 professori universitari anche italiani. Il premier è intervenuto anche sulle pensioni ed ha ammesso che il governo non ha ancora la situazione sotto controllo: «Non abbiamo ancora trovato la soluzione per consentire di andare in pensione un paio d’anni prima. Se si interviene sulle pensioni senza saggezza si fa danno, quindi proporremo la soluzione nel 2016 quando i numeri saranno chiari». Quanto alla manovra, il Parlamento ha già dato il via libera ad utilizzare il deficit fino al 2,4% del Pil l’anno prossimo (circa 17,9 miliardi), sfruttando il più possibile la flessibilità europea, ma a Bruxelles la partita resta ancora - almeno in parte - da giocare. Il disco verde della Commissione non è infatti prevedibile al momento su tutto l’importo, ma solo sulle clausole riguardanti le riforme e gli investimenti, lasciando temporaneamente da parte invece la più complessa ed articolata questione migranti, da cui l’Italia puntava ad ottenere uno 0,2% di deficit. Circa 3 miliardi insomma, senza i quali la flessibilità utilizzabile si riduce a meno di 15. In questa cifra vanno però considerati anche i 5 miliardi destinati al piano di investimenti cofinanziati dall’Ue: al netto le coperture apparentemente disponibili scendono quindi ancora, a circa 10 miliardi. A queste devono comunque aggiungersi circa 7 miliardi di spending review, probabilmente un miliardo dalla riforma dei giochi e, secondo le stime più ottimistiche, altri 3 miliardi di entrate dovute nel 2016 alla voluntary disclosure. In tutto 21 miliardi, che non basterebbero però se nella manovra dovessero entrare tutte le misure di cui si è parlato in questi giorni, a partire da quelle più in bilico, flessibilità delle pensioni e rinnovo della decontribuzione per i nuovi assunti. I punti fermi, come è noto, sono cancellazione delle clausole di salvaguardia e di Tasi e Imu, per un valore totale, solo di queste due voci, di 20,5 miliardi. Il pacchetto imprese, comprensivo di ammortamenti, varrebbe 1,8 miliardi, cui aggiungere nel capitolo welfare 500 milioni per la rivalutazione strutturale delle pensioni, circa 800 milioni (da compensare sull’indebitamento) per esodati e opzione donna ed eventualmente un altro miliardo per la flessibilità in uscita. Rinnovare, anche se con un decalage, la decontribuzione potrebbe costare un altro miliardo, mentre il piano povertà sarebbe compreso tra 500 milioni e un miliardo. Il costo della proroga dell’ecobonus è calcolato in 350 milioni, quello del contratto degli statali 300 milioni, ed altrettanti la messa a punto del nuovo regime per le partite Iva.