Un ripensamento. Di quelli che ti vengono all’improvviso, magari leggendo Maperò magari no, ti sarebbe venuto lo stesso. Il concorso per i dottorati di ricerca, quello aperto ai dipendenti regionali, talmente aperto che sarebbero stati ammessi anche in sovrannumero, talmente ambito che la Regione Abruzzo aveva sottoscritto una convenzione con l’Università di Teramo, è stato prima bloccato e poi, dopo una riflessione di una decina di giorni, riaperto.
Un mare di polemiche. Facile intuirlo: i dirigenti regionali, anche quelli assunti senza concorso, insomma i dottorissimi di Luciano D’Alfonso avrebbero avuto un privilegio in più. Il titolo pesa nelle graduatorie e nei concorsi, apre le porte della carriera universitaria e per tanti è difficilissimo da conquistare. Per carità, il dottorato è aperto per legge ai dipendenti pubblici e, lo sanno tutti, tra Università di Teramo e Regione Abruzzo c’è una fitta collaborazione: non solo il rettore Luciano D’Amico è presidente di Tua, la neonata società di trasporti abruzzesi, ma persino nello staff del presidente Luciano D’Alfonso lavorano dipendenti di Unite, come Sabrina Saccomandi. Quindi il dottorato ci stava come la ciliegina sulla torta.
Maperò. Qualche tempo fa l’Università stoppa tutto.
. Le nuove date saranno rese note con avviso pubblicato sul sito web dell’ateneo, aggiungeva la nota, unitamente all’elenco degli ammessi.
Ecco, la novità rispetto alla prima versione è proprio l’ultima: “unitamente all’elenco degli ammessi”, che prima mancava. Sarà per questo, o per le proteste di molti dipendenti che non avevano saputo nulla (la notizia circolava invece proprio nello staff del presidente), oppure perchè l’ammissione in sovrannumero aveva provocato tantissime polemiche, che alla fine questo assalto della dirigenza al dottorato teramano non c’è stato. In ogni caso tra gli ammessi alla prova scritta che si terrà il prossimo 21 ottobre c’è un solo dipendente regionale: Leo Grassi, dirigente distaccato nella sede di Bruxelles.
Gli altri? Forse aspettano tempi migliori.