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Pescara, 17/07/2025
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14/10/2015
Il Centro
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Il sindaco dal pm ora ammette: «Sì, ho firmato l’ordinanza il 3». L’inchiesta sul mare sporco e il divieto di balneazione mai reso noto, Alessandrini interrogato due volte |
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All’inizio sostiene la tesi del 1° agosto, poi cambia idea e ammette l’errore: ma l’ho fatto in buona fede
PESCARA L’ordinanza di divieto di balneazione finita sotto accusa non è stata firmata il primo agosto e mai resa nota, come ha sempre sostenuto il sindaco Pd Marco Alessandrini: è stata fatta il successivo 3 agosto e poi è stata retrodatata all’uno. Ormai non è più un sospetto perché, a raccontare agli inquirenti cosa è successo davvero in Comune in quei giorni, è stato proprio il sindaco, cioè chi ha firmato l’ordinanza 415. Da indagato per omissione di atti d’ufficio e falso ideologico, il sindaco è stato interrogato due volte in due giorni dalla pm Anna Rita Mantini. In mezzo, una notte che ha fatto cambiare la versione del sindaco. Gli interrogatori risalgono agli ultimi giorni di settembre, dopo le audizioni di Alessandrini in commissione di Vigilanza, sia del Comune che della Regione, in cui il sindaco ha sempre parlato del primo agosto come giorno di approvazione dell’ordinanza. All’inizio del primo interrogatorio, il sindaco ha mantenuto la linea seguita già nei giorni precedenti sostenendo di aver firmato il divieto proprio il primo agosto, dopo lo sversamento di 30 mila metri cubi di liquami in mare a causa di una rottura della fogna in via Raiale risalente al precedente 28 luglio, e di non averlo reso noto in attesa di un miglioramento della qualità dell’acqua, non solo sperato ma prevedibile in base alla statistica e alle assicurazioni ricevute dagli esperti. Ma, durante il colloquio, gli investigatori della squadra mobile e la pm Mantini hanno calato l’asso dell’accusa: un’intercettazione telefonica carpita per caso in un’altra indagine, quella sulla City, in cui si discute dell’ordinanza fantasma. Di fronte al contenuto di quella conversazione, la versione del sindaco ha mostrato crepe e l’interrogatorio è stato chiuso e aggiornato al giorno successivo. Il giorno dopo, nel secondo confronto, il sindaco ha fornito una verità diversa: la sensibilità della pm Mantini ha portato il sindaco a riflettere e a ricostruire in maniera differente la cronologia di un caso che ha tenuto banco l’intera estate. Alessandrini ha ammesso le proprie responsabilità sottolineando però di aver firmato quell’ordinanza in buona fede. Quindi, l’ordinanza è stata fatta davvero il 3 agosto e, in quello stesso giorno, è stata revocata visto che nel frattempo il mare era tornato pulito. Ed è proprio sul mare pulito che punta la difesa del sindaco, assistito dall’avvocato Vincenzo Di Girolamo: dopo l’ennesima rottura della fogna, l’Aca ha usato una dose massiccia di acido peracetico, il disinfettante Oxystrong, circa 35 litri a ora per un totale di quasi 600 litri per abbattere la presenza dei colibatteri. Grazie a questo intervento, per la difesa del sindaco, il primo agosto il mare era già tornato pulito senza tracce di colibatteri come confermano anche le analisi dell’Arta. Per questo, secondo la difesa, quell’ordinanza contestata sarebbe solo un atto inutile, quasi un falso innocuo, perché non ci sarebbe mai stato pericolo per la salute pubblica dei pescaresi. E allora perché è stata predisposta un’ordinanza, fino a falsificarla, se non c’era alcuna utilità? Un fine quel documento l’avrebbe avuto: sarebbe dovuto servire solo a zittire le polemiche politiche nate subito dopo le analisi dell’Arta del 29 luglio che avevano scoperto il picco di colibatteri all’altezza di via Balilla. Ma, è stato chiarito durante l’interrogatorio, la scelta non è stata solo del sindaco: Alessandrini ha parlato di una decisione che sarebbe stata «condivisa». E per questo sul registro degli indagati non c’è solo lui: ci sono anche il vice Pd Enzo Del Vecchio e il superdirigente comunale Tommaso Vespasiano, tutti con le stesse accuse. Con le dichiarazioni di Alessandrini che confermano i sospetti dell’accusa, l’indagine arriva quasi alla fine anche se gli inquirenti aspettano ancora, per i prossimi giorni, le risposte sui computer prelevati in Comune e sui telefonini sequestrati a Vespasiano e al capo di gabinetto del sindaco, Guido Dezio (considerato solo un testimone e non indagato). Le perizie informatiche potrebbero rivelare più di quanto già detto finora dagli indagati e cioè quanto davvero è stata «condivisa» l’idea di fare un’ordinanza solo per mettere a tacere le polemiche del M5S, con una presa di posizione del deputato Gianluca Vacca, e dell’ex vicesindaco Berardino Fiorilli. Se da una parte le parole del sindaco offrono la soluzione del mistero dell’estate, è anche vero che le conseguenze giudiziarie restano imprevedibili: la chiusura dell’inchiesta potrebbe arrivare tra un paio di settimane. Ciò che è prevedibile, invece, è che presto ripartano le polemiche politiche con Alessandrini ancora sotto tiro.
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