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Pescara, 17/07/2025
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Data: 14/10/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sanità, 2 miliardi di tagli Decontribuzione ridotta. Le Regioni: servizi a rischio. E i medici insorgono per gli adempimenti del 730. Sgravi per chi assume: tetto massimo dimezzato o beneficio di soli 12 punti.

ROMA Un taglio del Fondo sanitario nazionale di due miliardi, che però le Regioni vorrebbero quanto meno dimezzare. E una dote ancora da definire per la decontribuzione, misura-simbolo che quest’anno ha accompagnato l’introduzione dei contratti a tutele crescenti. Come di consueto alla vigilia della scadenze di bilancio, il lavoro del governo ruota intorno a importi da verificare e mettere in fila per arrivare ad un totale che, nel caso di questa legge di Stabilità, potrebbe anche scendere rispetto ai 27 miliardi annunciati qualche settimana fa.
I NODI DA SCIOGLIERE
Sul lato dei risparmi di spesa, ieri è stata la giornata dell’incontro con le Regioni, chiamate a contribuire con una riduzione delle risorse destinate alla sanità. Il taglio per il 2016 non è rispetto alla spesa di quest’anno, ma si riferisce al Patto per la salute che era stato sottoscritto tra le stesse Regioni e il governo. Era previsto che il fondo salisse a 113 miliardi, dai poco meno di 110 che sono stati effettivamente disponibili per il 2015. L’esecutivo, come già annunciato dallo stesso presidente del Consiglio, intende invece attestarsi a quota 111, riducendo quindi l’ammontare promesso per due miliardi o poco più. Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della Conferenza Regioni ha però fatto sapere che di quei tre miliardi in più rispetto a quest’anno ne servono almeno due, altrimenti «sarà difficile far fronte alle richieste di accesso ai farmaci innovativi, all’implementazione dei livelli essenziali di assistenza e al rinnovo dei contratti». Sono obiettivi che anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è impegnata a difendere, per cui potrebbe esserci nelle prossime ore ancora qualche piccolo margine di trattativa. Da parte loro, i presidenti mettono sul piatto «soluzioni di risparmio finanziario» al di fuori delle risorse strettamente destinate alla sanità, che il governo si è detto disposto ad esaminare.
Quella sul finanziamento del Fondo non è però l’unica grana che l’esecutivo si trova ad affrontare in materia sanitaria. Ieri si sono fatti sentire i medici (con la federazione dei loro Ordini professionali) che non hanno affatto gradito le possibili sanzioni per la mancata trasmissione dei dati sulle spese sanitarie dei pazienti, da far confluire poi nel 730 precompilato. Secondo i professionisti, il rischio è che la semplificazione a beneficio dei cittadini venga posta sulle loro spalle, con adempimenti complessi e costosi che comunque sottrarrebbero tempo all’attività di cura. Lo spauracchio delle multe è stato, dal loro punto di vista, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: per questo hanno annunciato l’interruzione di ogni collaborazione con il ministero dell’Economia.
Quanto ai soldi da destinare a sgravi e riduzioni fiscali, alla vigilia del Consiglio dei ministri di giovedì le cifre sono ancora in bilico. Sulla decontribuzione, ovvero l’esonero dai versamenti contributivi per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato, l’orientamento è ridurre il beneficio; ma si ragiona ancora se dimezzare l’importo massimo (da 8.060 a 4.000 euro) oppure i punti di contribuzione “abbuonati” (dai 24 totali a 12). La prima soluzione sarebbe meno penalizzante, con una riduzione effettiva minore del 50 per cento (dato il basso livello delle retribuzioni iniziali la maggioranza degli interessati avrebbe comunque un vantaggio pieno o quasi). La misura è comunque destinata ad esaurirsi entro il 2018. Sarà poi rifinanziata con un importo di 300-400 milioni la tassazione agevolata (10 per cento) per la parte di salario legata alla produttività e alla contrattazione di secondo livello: l’agevolazione non riguarderà però solo le erogazioni in denaro ma anche gli strumenti del welfare aziendale.

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