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Data: 14/10/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Tangenti in Lombardia arrestato il vice di Maroni. Mantovani, fedelissimo di Berlusconi, accusato per appalti truccati sulla Sanità. Affari pure sui “dializzati”. Indagato Garavaglia, braccio destro del governatore

Mentre la Guardia di finanza suonava alla sua porta, lo aspettavano all’inaugurazione della Giornata della trasparenza. In tasca, una relazione sulle regole e la pubblica amministrazione. Mario Mantovani, 65 anni, vice presidente della Regione Lombardia, molto vicino a Silvio Berlusconi è invece finito nel carcere di San Vittore accusato di concussione, corruzione aggravata e turbativa d’asta. E per lui non è stata una sorpresa, visto che già un anno fa parlando al telefono con un consigliere regionale di Fi i finanziari lo hanno sentito affermare: «Arriveranno anche da me». È lui l’uomo chiave della nuova inchiesta sulle tangenti che il gip Stefania Pepe nell’ordinanza descrive con una “spiccata capacità criminale” e “spregio delle regole”. Ancora un terremoto giudiziario travolge Milano e il Pirellone, appena 18 mesi dopo gli arresti per tangenti che hanno coinvolto gli ex manager dell’Expo. E come nel 2010, quando venne coinvolto l’allora governatore Roberto Formigoni, il settore oggetto dalla corruzione è la sanità. Tra gli appalti truccati ce n’è perfino uno per il trasporto di pazienti dializzati da 11 milioni di euro. Ora invalidato. Oltre a Mantovani, l’uomo dai mille incarichi (ex assessore alla Sanità, sottosegretario ai Trasporti con il governo Berlusconi, sindaco per dieci anni di Arconate), sono finiti in manette Giacomo Di Capua, 34 anni, capo di gabinetto dell’assessorato alla Sanità e Angelo Bianchi, ingegnere al Provveditorato alle opere pubbliche della Lombardia e la Liguria. Il primo era stato coinvolto nella vicenda dei manifesti anti-magistrati con la scritta “Via le Br dalla procura”, il secondo è già stato arrestato nel 2008 per appalti truccati in Valtellina e rinviato a giudizio nel 2012. Ma l’inchiesta tocca direttamente il governatore Roberto Maroni di cui ora le opposizioni chiedono le dimissioni. Tra i 12 indagati c’è il suo braccio destro, il leghista Massimo Garavaglia, assessore all’Economia e considerato l’uomo che ha in mano le chiavi della Regione Lombardia. Senza contare che è anche il coordinatore degli assessori finanziari della Conferenza delle Regioni. Anche lui, ieri era atteso ad un incontro istituzionale. Doveva partecipare ad un vertice a Palazzo Chigi sui tagli alla sanità. È stato costretto a rientrare in fretta a Milano. I fronti dell’inchiesta denominata “Operazione Entourage”, per far capire quale rete di relazioni era stato in grado di tessere Mantovani, sono diversi. La prima riguarda proprio una serie di cooperative e di società controllate da Mantovani, attraverso prestanome, che si occupavano di costruire case di riposo per anziani e centri per ragazzi disabili. In alcune di queste lavoravano moglie e figli. Ma l’ex vice governatore era riuscito a piazzare uomini di fiducia nei posti chiavi delle istituzioni: regione, Asl e Provveditorato alle opere pubbliche. Personaggi come il direttore generale dell’Asl Milano1 Giorgio Scivoletto, indagato, che intercettato si rivolge a Mantovani chiamandolo “capo”. E quando uno dei “suoi” uomini veniva rimosso, come accaduto a Bianchi, dalla carica di funzionario al Provveditorato alle opere pubbliche (perchè rinviato a giudizio dalla procura di Sondrio) scattavano le pressioni di Mantovani. Era il 2012 ed era stato nominato sottosegretario ai Trasporti e Infastrutture da Berlusconi. Secondo la procura fece “pressioni molto decise” sul provveditore Pietro Baratono perchè lo richiamasse come responsabile unico per gli interventi di edilizia scolastica in Lombardia e Liguria. Cosa che avvenne il 6 giungo 2012. Anche in questa inchiesta poi, c’è un architetto che lavora a “titolo gratuito” su immobili di proprietà privata dell’allora sindaco di Arconate e vicepresidente della giunta regionale “in cambio di appalti pubblici su vari fronti”. Lo “scambio di favori” era con Gianluca Parotti, ora indagato. L’inchiesta prende in esame i fatti tra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. Centinaia le conversazioni intercettate. Ce n’è una che le riassume tutte. È il 22 gennaio 2014 e Mantovani vuole a tutti i costi che Bianchi riprenda il suo posto. Parla al telefono con un dirigente del ministero: “L’importante è lasciarlo lì se no noi siamo sconcertati dal fatto che si fermerebbe buona parte di quel grande lavoro che io e lei abbiamo fatto. Lei lo lasci li sicuramente». Da ieri sono entrambi a San Vittore.

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