Il sindaco Marco Alessandrini ammette di aver firmato il divieto di balneazione solo il 3 agosto, sei giorni dopo la segnalazione dell’Arta. Vero che l’allarme era cessato da due giorni, motivo per cui il primo cittadino ha sempre parlato di «errore innocuo», ma l’ordinanza sarebbe risultata poi retrodatata al primo agosto e questo cambia forma e sostanza sul piano politico oltre che giudiziario. Abuso e falso le ipotesi d’accusa della procura, tre come noto gli indagati: sindaco, vice sindaco e un dirigente comunale. «La vicenda giudiziaria farà il suo corso, è in Tribunale e non nell’aula consiliare che si fanno i processi ed è in quella sede che verranno forniti i chiarimenti del caso, confidiamo nella magistratura» è la somma delle distinte dichiarazioni rilasciate ieri dallo stesso Alessandrini e dal segretario regionale del Pd, Marco Rapino.
Se pure le cose stanno così sul piano giudiziario, a palazzo di città la firma tardiva ha avuto un effetto dirompente soprattutto nello stesso Pd i cui consiglieri ora chiedono, anzi pretendono, chiarimenti. E non sono più tanto disposti ad allinearsi in aula al momento del voto per rispetto all’ordine di scuderia. Loro per primi si sono resi conto che in questa storia dell’ordinanza fantasma Alessandrini non l’ha raccontata giusta: in principio non era successo nulla; poi era successo qualcosa ma era tutto superato dalle nuove analisi; infine l’ammissione della firma tardiva e retrodatata.
RESA DEI CONTI
L’esecutivo ha fatto quadrato: «E’ stata una valutazione del momento, probabilmente errata, ma non certo una bugia» è l’interpretazione buonista. «Lavoriamo come al solito, è tutto tranquillo, nessuna ipotesi di dimissioni all’ordine del giorno». Non così tranquilli, però, i consiglieri comunali del Pd e del centrosinistra, soprattutto le new entry, spiazzati da quell’ammissione del sindaco. Inevitabili e immediati ieri gli accostamenti con Marino a Roma. Vani i sorrisi di facciata ostentati da qualcuno per mascherare il timore di uno tsunami in arrivo pronto a spazzare via sindaco e apparato. «Alessandrini è all’estero, si è “marinizzato” - ha detto Francesco Pagnanelli - ecco perché della questione non abbiamo ancora parlato. Ma un confronto nel partito e in maggioranza è d’obbligo, per capire e senza fare polemica. Credo che in questa vicenda il sindaco sia stato mal consigliato». E il cattivo consigliere dovrà renderne conto, interpretando le parole di Leila Kechoud: «Dovrà cambiare qualcosa e forse qualche testa». Moreno Di Pietrantonio, segretario cittadino Pd, teme il peggio ed è al lavoro per convocare una riunione d’urgenza. Intanto getta acqua sul fuoco: nessun rimpasto all’orizzonte, nessuna testa sul piatto. Ma sa bene di dover affrontare il malcontento di chi in Comune non è più disposto ad accettare tout court interferenze dalfonsiane e rivendica maggiore coinvolgimento. Consiglieri che in questa vicenda del mare inquinato hanno difeso e sostenuto Alessandrini e che oggi, con una telenovela a puntate che rivela sorprese amare, sono esposti al dileggio delle opposizioni tornate a chiedere le dimissioni del sindaco.
«Voglio diventare il peggiore incubo di Alessandrini, a Pagnanelli ho detto di firmare la sfiducia e di scendere dalla barca, non ha più scuse per dire no» ha dichiarato Enrica Sabatini, capogruppo cinquestelle ieri salutata in Comune come «il nuovo sindaco». Attesa sulla vicenda un’interrogazione del deputato M5S Gianluca Vacca. Per Guerino Testa (Ncd) «il sindaco ha tradito la fiducia dei cittadini e non ha più i presupposti per continuare il suo mandato». Carlo Masci (Pescara futura) e Marcello Antonelli (Forza Italia) chiederanno un nuovo consiglio straordinario: «Alessandrini se ne vada con dignità, aspettiamo di vedere cosa farà il Pd. Diceva il sindaco di Firenze, Nardella, di Marino: chi mente ai suoi concittadini non può restare al suo posto».
La tesi davanti ai pm: «Nessun rischio per la salute»
Sul piano giudiziario, sl pasticcio dell’ordinanza di divieto di balneazione dovrebbe trovare soluzione con la chiusura dell’inchiesta condotta dai pm Annarita Mantini e Mirvana Di Serio, che potrebbe essere imminente. Nel suo interrogatorio in procura, il sindaco Marco Alessandrini, indagato per falso e omissione di atti d’ufficio insieme al vice sindaco Enzo Del Vecchio e al dirigente Tommaso Vespasiano, non ha fatto altro che ribadire che sin dal 29 luglio a sera il problema inquinamento era stato superato. La rottura della condotta di via Raiale che aveva sversato nel fiume, e dunque in mare, milioni di litri di acqua inquinata, era stata riparata e la massiccia dose di disinfettante, l’Oxystrong, gettato nel fiume dai tecnici dell’Arta, aveva risolto il problema legato alla presenza di batteri vari. È dunque nell’assoluta convinzione che non c’era più nessun rischio per la salute pubblica e che quella rottura della conduttura non poteva più nuocere a nessuno, che sarebbe nato il pasticcio, ma solo a seguito della violenta polemica politica innescata dall’opposizione.
Questa, in estrema sintesi, è stata sin qui la linea difensiva del primo cittadino. Le due delibere sarebbero state predisposte e firmate dal sindaco nello stesso giorno (3 agosto scorso) e poi quella del divieto retrodata al primo agosto. L’anomalia è evidente, starà adesso agli inquirenti valutarne il peso processuale. Da qui il doppio binario di questa vicenda. Quello giudiziario e quello politico. Se il primo potrebbe risolversi senza danni per Alessandrini che punta ad accreditare la tesi di un falso innocuo, senza conseguenze e dunque non punibile, il secondo è quello che maggiormente pesa sull’immagine del primo cittadino. Paradossalmente, proprio mentre viene fuori la circostanza che oltre alle due ordinanze ci sono anche due distinti verbali di deposizioni del sindaco. Il primo più evasivo sul punto delle date, l’altro necessariamente sincero alla luce dell’intercettazione in cui il vice sindaco del Vecchio sostanzialmente confessa al dirigente Vespasiano la linea d’azione dell’amministrazione. Il caso che esplose, penalmente, proprio quando vennero intercettate alcune telefonate sull’utenza del dirigente Vespasiano, coinvolto nel caso La City, l’indagine che la procura sta portando avanti sulla realizzazione di una struttura che riunisca tutti gli uffici amministrativi della Regione, di proprietà di un nutrito gruppo di noti imprenditori pescaresi. Telefonate con il vice sindaco Enzo Del Vecchio che si sarebbe preoccupato, nonostante fosse fuori e in ferie, di dare consigli per verificare la piena attendibilità delle analisi eseguite. Telefonate dalle quali sarebbe emerso il problema delle due delibere di cui una retrodata. Dunque un pasticcio in piena regola che poteva essere evitato con un minimo di buon senso.