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Pescara, 17/07/2025
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Data: 15/10/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
La crisi dell'Atac - Assalto alla dirigenza Atac, il Pd si spacca. Contesa sull’Ad per non lasciare l’azienda al presidente voluto da Alemanno. L’assessore Esposito vuole azzerare il Cda. Causi: «Broggi resti in sella»

E alla fine, Atac potrebbe tornare in mano al centrodestra. Nel giro di pochi giorni. Più precisamente a Roberto Grappelli, nominato presidente della municipalizzata dei trasporti il 7 dicembre 2012 con provvedimento firmato da Gianni Alemanno. Proprio così. È questo l’incredibile paradosso che rischia di manifestarsi a breve se la crisi del Campidoglio non permetterà di risolvere entro 20 giorni il vuoto di gestione venutosi a creare a via Prenestina.

Ma andiamo con ordine. Il 25 luglio Ignazio Marino chiede le dimissioni dell’ex assessore Guido Improta e chiede le dimissioni del cda di Atac, escluso il dg Francesco Micheli. Dopo il rimpasto, l’arrivo in Comune di Stefano Esposito e la ricapitalizzazione, l’ad Danilo Broggi annuncia le sue dimissioni. A settembre il terremoto: Esposito e Micheli sono ai ferrI corti così il manager lascia con effetto immediato. In quella sede, confermano le loro dimissioni anche Broggi, Grappelli e gli altri due membri capitolini, dimissioni che però sono ancora da confermare in sede di Assemblea dei Soci. Intanto le schermaglie proseguono a distanza fra Esposito e Broggi. Il senatore torinese ha già in mente il nome del nuovo ad, Marco Rettighieri, dirigente di Fs e direttore di Expo 2015. Broggi ha solo voglia di tornare a Milano, ma improvvisamente monta la crisi in Campidoglio e Marino annuncia le dimissioni.

E ora? Che si fa? A due mesi dal Giubileo, con 30 milioni da spendere in manutenzioni e nuovi mezzi, i trasporti sono senza una guida. Ecco allora gli scenari che potrebbero prendere forma nelle prossime settimane. Il primo: vince la linea del vicesindaco Marco Causi, che riesce a convincere Danilo Broggi a restare fino ad aprile, per poi lasciare al Commissario straordinario l’onere di nominare un traghettatore, ma a quel punto le elezioni sarebbero alle porte; il secondo: passa la linea di Stefano Esposito, si azzera il consiglio d’amministrazione e all’arrivo del Commissario viene nominato un amministratore unico. Tenendo conto che probabilmente Rettighieri (che doveva fare l’ad) diventerà il sub commissario ai Trasporti nel "dream team" di Matteo Renzi. E se le cose dovessero rimanere così? Broggi andrebbe via e resterebbero nel cda i due membri capitolino più Roberto Grappelli, che quindi tornerebbe amministratore unico, come ai tempi di Gianni Alemanno, e avrebbe i pieni poteri sia di fronte alle banche che nella gestione dei fondi per il Giubileo.

Insomma, una vera beffa per il Pd, che non ha mai chiesto la rimozione di Grappelli il quale, a dire la verità, si è sempre messo a piena disposizione del nuovo cda e della Giunta Marino, dimostrando spirito collaborativo e di servizio. Ma è pur sempre il nominato di Alemanno. Così, senza far riferimento al presidente Atac, ieri il circolo Pd di Atac, per bocca del segretario Ruggiero Piccolo, ha chiesto al Comune l’azzeramento del Cda, affinché sia il Commissario straordinario a decidere sul futuro dell’azienda.

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